Riforma CostituzionaleRenzi riapre al dialogo e rimanda varo riforma di 15 giorni. Ma in VII Commissione si continuerà a lavorare e mercoledì si voteranno gli emendamenti.

 

I relatori hanno elaborato delle modifiche che saranno apportate al testo rendendo necessario un ulteriore passaggio alla Camera.

 

Aggiustamenti dovrebbero esserci, si apprende, sulla valutazione del preside con il chiarimento che tra i parametri ci debba essere il successo formativo degli studenti e il lavoro colleggiale del corpo docenti.

 

Il due relatori, inoltre, stanno valutando se accogliere la proposta di eliminare, per le scuole superiori, i rappresentanti degli studenti e dei genitori dal comitato per la valutazione dei docenti.

 

Tra i nuovi emendamenti dei relatori al ddl Scuola, attesi nei prossimi giorni, ce ne sarà uno con cui verrà esplicitato meglio il riferimento alla collegialità nella formulazione del piano dell’offerta formativa, prevedendo che al dirigente si affianchino il collegio docenti e il consiglio d’istituto.

 

Un altro dei correttivi che verranno presentati dai relatori Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte, si apprende ancora, ce ne dovrebbe essere uno che stabilisca degli ambiti territoriali limitati per l’incarico dei docenti dal secondo anno in poi. Limiti già presenti nel testo licenziato dalla Camera, ma che saranno resi ancora più espliciti.

 

Tra le modifiche che potrebbero essere apportare anche la possibilità per i dirigenti di avere incarichi triennali rinnovabili per altri tre anni, quindi si cambia scuola.

 

Intanto, mercoledì pomeriggio o al massimo giovedì si inizieranno a votare gli emendamenti. Si attende il via dalla Commissione Bilancio che sta esaminando il testo.

 

Tutto questo in seguito a quel presunto mea culpa che il primo Ministro Renzi avrebbe fatto sulla riforma della scuola. Ci sono state anche pesanti contestazioni davanti alla sede del Partito Democratico.

 

“Non siamo riusciti a coinvolgere il mondo della scuola e io mi assumo la responsabilità anche se so quanto molti di voi si sono impegnati al confronto. Prendiamoci altri 15 giorni, discutiamo anche in ogni circolo del Pd. Per me nessun problema”, ha detto Renzi.

 

Le parole sono il frutto di una forte contestazione non soltanto esterna, ma soprattutto interna al Partito Democratico su alcuni punti della riforma.

 

“Faremo più tardi, – ha detto – ma non accetto di farmi dire che stiamo distruggendo la scuola pubblica”. “Punto chiave non può essere un decreto per assumermi 100mila, e dove li metti?”. “La riforma della scuola – ha poi continuato – la facciamo per i ragazzi e non per assumere 200mila persone, per i ragazzi e non come ammortizzatore”.

 

Intanto, numerose sono le voci che vogliono una apertura a modifiche. Innanzitutto il ruolo dei presidi, prevedendo una loro rotazione dopo due mandati (sei anni). Potrebbe essere rivisto anche il comitato di valutazione dei docenti, con l’esclusione dei rappresentanti dei genitori e degli alunni mentre – sottolineano i renziani – resta improbabile che i relatori di maggioranza accolgano le proposte di modifica della minoranza Dem su sgravi fiscali per le scuole paritarie.

 

Notizie di modifiche anche al piano assunzionale che potrebbe vedere una apertura per i docenti di II fascia delle graduatorie d’istituto.

 

Le parole di Renzi durante l’incontro, però, hanno mostrato una certa sicurezza relativamente alla tenuta della maggioranza. “Io non ho problemi di numeri. Se vogliamo approvare la riforma della scuola così com’è lo facciamo domani mattina, anche a costo di spaccare il Pd. Ma è importante discutere”. Così il premier Matteo Renzi, alla direzione del Pd, assicurando di avere i numeri anche sulle riforme costituzionali.