Difendiamo il “modello Riace”, l’appello della FLC CGIL per difendere un’idea di società e di futuro dalle barbarie ideologiche e politiche.
Con una nota “amministrativa”, che elenca ben 34 violazioni tutte ancora da dimostrare, il Viminale punta a cancellare l’esperienza straordinaria di accoglienza solidale messa in atto a Riace.
Il messaggio che proviene dall’attuale titolare del Dicastero degli Interni è chiaro: il “modello Riace”, noto e apprezzato ovunque nel mondo per il suo valore umano, politico ed economico, è un inciampo per le politiche dell’ultradestra, dalle quali il Ministro trae consenso e applausi, che si fondano soprattutto sulla paura del diverso, del migrante, di chi “non è italiano”.
A queste scellerate politiche xenofobe a Riace, sotto la guida illuminata del sindaco Mimmo Lucano, al quale va il nostro abbraccio grato e solidale, si è opposto un modello politico di partecipazione collettiva alla vita pubblica; un modello culturale di integrazione e di solidarietà; un modello economico di ripopolamento, rilancio e sviluppo di un’area depressa della Calabria, altrimenti destinata all’autoconsunzione. E l’unico modo per cancellare questa esperienza magnifica è stato quello di mettere sotto accusa Riace e il suo sindaco.
Questa logica meschina, disumana e incivile va fermata. Subito. Così come va fermata la pericolosa tendenza antieducativa manifestata dai sindaci di Lodi e Monfalcone che creano ghetti e fenomeni di apartheid nelle scuole dell’infanzia, mediante furbi provvedimenti amministrativi che dividono i bambini italiani dagli stranieri. Così non va.
Come FLC CGIL vogliamo sottolineare il valore pedagogico del “modello Riace” raccontato da Mimmo Lucano nei tanti incontri nelle scuole italiane. Nei suoi discorsi il sindaco ha sempre richiamato il suo voler essere coerente con la Costituzione che all’articolo 10 dice :”Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dallaCostituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”. E così Mimmo Lucano ha cercato di fare, anche se alcuni suoi atti potrebbero sembrare trasgressivi o frutto di “disobbedienza civile”. Ma talvolta, come insegna don Lorenzo Milani, “l’obbedienza non è più virtù”. Don Milani lottò, da sacerdote, a favore degli obiettori di coscienza alla leva militare, scrivendo ai giudici una lettera rimasta pietra miliare nella storia della nonviolenza mondiale.
La lezione, da don Milani a Mimmo Lucano, è sempre la stessa e va trasmessa come principio educativo fondamentale: quando il potere scrive leggi ingiuste, inique, disumane e incostituzionali, “disobbedire” diventa una virtù, perché l’umanità, la civiltà dell’accoglienza, la relazione empatica con l’altro, il rifiuto di uccidere, sono superiori alle stesse leggi del diritto positivo. Il “modello Riace” riassume questa lezione e va difeso, consolidato e sviluppato, contro ogni tentativo di cancellarlo.
E noi, come organizzazione sindacale della Scuola, dell’Università, della Ricerca, dell’Alta Formazione artistica e musicale, siamo impegnati a difenderlo.
Perché in gioco non vi è solo una piccola zona della Calabria, ma una battaglia politica in nome dei valori più elementari di civiltà e una battaglia politica per un modello di sviluppo che guardi ai problemi reali che siamo chiamati ad affrontare, come lo spopolamento di interi territori e la necessità di creare nuovi modelli economici e sociali adeguati al tempo presente.
La risposta di Riace è reale, quella di Salvini è falsa, strumentale, ingannatrice e dannosa per i nostri territori.