docentiUna ecatombe alle prove scritte: bocciature dovute a risposte superficiali, banali o troppo teoriche, non calate nella situazione reale.


 

L’esempio emblematico è dato dall’Emilia Romagna: una buona fetta di coloro che si sono presentati alla prova scritta del concorso magistrale, con in palio c’erano 1.027 posti, si è visto bocciare. Uno su tre poteva farcela. E invece solo una minima fetta di loro sono stati ammessi all’orale.

 

I bocciati al concorso per la primaria in Emilia Romagna sono stati 2.493, una vera e propria falcidia dopo quella che aveva colpito gli aspiranti docenti di latino. Solo che in questo caso i numeri degli esaminandi sono più consistenti. E non è andata meglio al concorso per la scuola dell’infanzia statale, dove solo 448 candidati hanno superato lo scritto su 2.701 per 349 posti: è il 16,5 per cento.

 

Al concorso per l’infanzia il livello culturale dei candidati era basso, negli altri i commissari hanno rilevato una profonda competenza culturale ma uno scarso livello di preparazione di natura didattica.

 

Tanti hanno commesso errori di grammatica: apostrofi in libertà, sintassi claudicante. La prova era composta da domande su sei argomenti, come le indicazioni nazionali sulla scuola dell’infanzia, un’attività da fare coi bimbi, l’accoglienza dei piccoli. Poi il test sulla lingua straniera.

 

La formazione dicono i tecnici è eccessivamente tecnica e disciplinare, i bocciati non avevano le competenze fondamentali per insegnare. Come è possibile che nemmeno con un “concorsone” si riescano a selezionare i docenti necessari alla scuola? Il meccanismo è farraginoso, ma non è quello che ha determinato il fallimento. I bocciati non avevano le competenze fondamentali.