contrattiRinnovo Contratti Pubblico Impiego: arriva l’intesa. Il rinnovo del contratto del pubblico impiego sarà personalizzato: ogni lavoratore avrà il suo.

 

Alla fine ha prevalso la logica della “piramide rovesciata”: i maggiori aumenti andranno a chi ha stipendi più bassi.

 

L’entità degli aumenti si deciderà però a livello di singoli comparti: sarà la contrattazione a decidere come meglio valorizzare i “livelli retributivi che maggiormente hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione”. Delle proposte e delle idee segnalata dal Governo abbiamo già parlato in questo articolo.

Rinnovo Contratti Pubblico Impiego: arriva l’intesa

 

Per questo, nella bozza sottoscritta nella serata dell’ultimo giorno di novembre, si parla di aumenti “non inferiori a 85 euro mensili medi” e di “riduzione della forbice” retributiva.

 

Su un punto, però, hanno vinto i sindacati: quello degli 80 euro introdotti dal Governo Renzi, il cosiddetto bonus Irpef, rivolto acoloro che hanno un imponibile inferiore ai 25-26mila euro annui. Per loro, infatti, non scatteranno “penalizzazioni indirette”.

 

L’accordo, sottoscritto a Palazzo Vidoni pure dalla Cgil, contiene una premessa, nella quale si dice che i dipendenti sono “il motore del buon funzionamento” della P.a, questo l’incipit dell’intesa. E ancora, “il settore pubblico ha bisogno di una profonda innovazione”.

 

Tra le novità concordate figura anche quella di adottare “misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza”. Per cui è necessario un percorso che segni “una discontinuità con il passato”

 

Inoltre, il Governo si impegna a rivedere il rapporto tra legge e contrattazione, “privilegiando la fonte contrattuale” in “tutti i settori”. Non solo, l’esecutivo farà in modo che il ricorso all’atto unilaterale da parte della P.A. sia limitato ai casi in cui ci sia stallo con conseguente “pregiudizio”.

 

Nell’accordo si parla poi di “macro obiettivi” per migliorare i servizi. Il Governo promette di rimettere mano ai fondi per la contrattazione di secondo livello, il salario accessorio, e di promuovere anche nel pubblico “una fiscalità di vantaggio” per la produttività. Più spazio, poi, al welfare integrativo, a partire dai fondi pensione.

 

A seguito della recente sentenza della Consulta, che ha lamentato il mancato coinvolgimento delle regioni nella fase contrattuale, il Governo si è poi impegnato “a raggiungere l’intesa con le regioni” per le modifiche normative da inserire nel Testo Unico del lavoro pubblico, uno dei decreti Madia, in arrivo per febbraio.

 

Tra gli accordi raggiunti, particolare attenzione sarà dedicata al reclutamento del personale, si punta ad eliminare il precariato.

 

Cosa accadrà nelle prossime settimane? Prima di tutto il ministro della Funzione Pubblica dovrà far avere all’Aran l’atto d’indirizzo per riaprire i tavoli ufficiali di contrattazione, che dopo l’accordo del 5 aprile non sono più undici ma solo quattro. Solo successivamente, prenderanno il via gli incontri tra le parti.