Oggi risponderemo in questo breve articolo a una curiosità sulle nostre municipalità e i piccoli borghi del Belpaese: qual è il comune più piccolo d’Italia?


L’Italia è un paese ricco di piccoli borghi, veri e propri gioielli nascosti che custodiscono storia, tradizioni e cultura. Molti di questi centri abitati, spesso immersi in scenari naturali di grande bellezza, rischiano però di scomparire a causa dello spopolamento e delle difficoltà economiche.

Tuttavia, negli ultimi anni, si è registrato un crescente interesse per il recupero e la valorizzazione di questi luoghi, sia attraverso progetti di riqualificazione che grazie al turismo sostenibile.

Qual è il comune più piccolo d’Italia?

Immerso tra le montagne della Lombardia, Morterone è il comune meno popoloso d’Italia. Con appena 31 abitanti, questo piccolo centro della provincia di Lecco rappresenta una realtà unica nel panorama nazionale. Situato ai confini con il capoluogo, il borgo ospita una comunità composta prevalentemente da persone anziane, ma anche da alcune giovani coppie che hanno scelto di vivere in questo angolo remoto della Valsassina.

Un territorio tra boschi e sentieri

Morterone sorge ai piedi del Pizzo Morterone, una vetta che fa parte del massiccio del Resegone. Il suo territorio è caratterizzato da un paesaggio montano ricco di boschi e percorsi escursionistici. In una posizione isolata, il comune appartiene dal punto di vista idrografico alla Val Taleggio, con il corso d’acqua locale che confluisce nel torrente Enna.

I confini del borgo si estendono verso diversi comuni limitrofi: a nord si trovano Ballabio, Cremeno, Cassina Valsassina, Moggio e Vedeseta, mentre a sud confina con Lecco e Brumano. Ad est e ovest si incontrano nuovamente Vedeseta, Brumano, Ballabio e Lecco. Il paese è composto da numerose frazioni e insediamenti, segno di un’antica comunità presente fin dal XII secolo. Già nel 1350, la località di Frasnida risultava abitata, e nel XV secolo il feudo era sotto il controllo della famiglia Invernizzi.

Un passato segnato dalla storia

Nel corso dei secoli, Morterone ha visto il passaggio di figure illustri. Nel 1582 San Carlo Borromeo visitò la comunità, seguito nel 1608 da monsignor Albergato e agli inizi del Seicento dal cardinale Federico Borromeo. All’epoca, il borgo contava circa 320 abitanti.

Con l’avvento dell’industrializzazione nel Lecchese, Morterone contribuì all’approvvigionamento di carbone di legna, un’attività che causò un significativo disboscamento della zona. Tuttavia, a partire dal XX secolo, il comune cominciò a spopolarsi, soprattutto a causa della difficoltà nei collegamenti viari. Nei primi anni del Novecento, la popolazione si divideva tra residenti stabili e i bergamini, mandriani transumanti che trascorrevano in paese solo i mesi estivi. Nel censimento dell’epoca, si contavano 432 abitanti, di cui 142 residenti fissi e 290 bergamini.

La Resistenza e il riconoscimento a Don Piero Arrigoni

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Morterone divenne un rifugio per perseguitati politici ed ebrei. Dopo l’8 settembre 1943, la casa del parroco Don Piero Arrigoni si trasformò in un punto di accoglienza per prigionieri in fuga e militari sbandati. Il suo impegno nella Resistenza venne riconosciuto con numerose onorificenze: nel 1980 dall’ANPI di Lecco, nel 1982 dal gruppo partigiano socialista di Milano, nel 1985 dal cardinale Carlo Maria Martini e, infine, nel 2010 con il titolo di Commendatore al merito della Repubblica.

Un borgo che resiste

Nonostante il ridotto numero di abitanti, Morterone mantiene viva la propria identità. Il consiglio comunale si riunisce nel paese, mentre la giunta amministra anche da Ballabio. Questo piccolo comune rappresenta un esempio di resilienza, un luogo dove la storia si intreccia con la bellezza naturale e dove la comunità, seppur esigua, continua a preservare le proprie tradizioni.