Il governo discute di pagamenti elettronici e di commissioni bancarie: ma gli esercenti non la stanno prendendo bene. E alcuni bar stanno attuando la rivolta sulle tazzine da caffè.
Tassa sul caffè? Esiste già una legge che obbliga già i commercianti ad accettare qualsiasi pagamento (anche un euro per un caffè) con carte di credito e bancomat.
Ma non a tutti la cosa sta bene.
Questo perchè sono da tenere in considerazione i costi sostenuti dai singoli commercianti, ogni qualvolta un cliente striscia la sua carta per un importo basso.
Non è il caso della grande distribuzione, che lavora su grandi volumi, ma di piccoli esercizi commerciali, come bar e tabaccherie. Si parla di commissioni in grado di mandare in fumo il margine sulla singola vendita, ma non attribuibili al portafoglio del cliente.
Caso limite a Pordenone
Pertanto alcuni esercenti hanno reagisto in maniera alquanto decisa. Ritoccando il prezzo del caffè pagato con bancomat.
A Pordenone alcuni bar hanno ritoccato in avanti il prezzo della tazzina di caffè, da 1,40 euro nella stazione ferroviaria di Casarsa fino ai 2,20 euro in un locale del centro di Pordenone.
I baristi si sono difesi sostenendo che la commissione per ogni operazione telematica arriva a costare un euro. Cioè quanto i baristi incassano da ogni caffè. In pratica, chi non paga la sua tazzina in contanti finisce per annullare il margine di guadagno di chi gliela serve.
Insomma, a causa della Manovra 2020, un’altra stangata potrebbe abbattersi sulle tasche dei consumatori, costretti così a pagare anche a prezzo parecchio maggiorato un caffè al bancone se scelgono carta o bancomat come metodo di pagamento.
Così ì bar si tutelano. Ma se l’iniziativa prende piede a rimetterci saranno purtroppo i contribuenti.