spopolamento-piccoli-comuni-antonio-decaroIl presidente dell’Anci, Antonio Decaro, lancia un monito al Governo: cresce lo spopolamento dei piccoli comuni e questa criticità rappresenta un problema di interesse nazionale.


Lo spopolamento dei borghi italiani è il risultato di un complesso intreccio di fattori socioeconomici, culturali e strutturali. Affrontare questa sfida richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle comunità locali e della società nel suo complesso, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, preservare l’identità culturale e garantire un futuro vibrante per i borghi italiani.

Questa è la sintesi dell’intervento del sindaco di Bari e presidente Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Antonio Decaro, che ha sollevato la questione di primaria importanza durante l’incontro “Laboratorio Piccoli Comuni” a Rocca San Giovanni, in provincia di Chieti.

Galoppa lo spopolamento dei piccoli comuni: l’allarme di Antonio Decaro

Decaro ha sottolineato che lo spopolamento dei piccoli comuni non può essere considerato solo un problema locale, bensì nazionale. Secondo Decaro, i piccoli comuni, che costituiscono il 70% di tutti i comuni italiani e occupano il 56% della superficie del paese, sono abitati da circa 10,5 milioni di persone. Questi numeri evidenziano chiaramente che il declino dei piccoli comuni è una questione che coinvolge l’intera nazione.

Uno degli aspetti critici evidenziati da Decaro riguarda la perdita di risorse culturali legate al patrimonio storico, architettonico e religioso presenti nei piccoli centri.

Questo patrimonio territoriale dei borghi italiani infatti racconta storie millenarie di tradizioni, di arte e di fede, che si riflettono nei monumenti, nelle chiese, nei palazzi e nei siti archeologici disseminati per il territorio. Questi luoghi non sono solamente testimonianze del passato, ma fungono anche da punti di riferimento identitari e di coesione sociale per gli abitanti locali, rappresentando un legame tangibile con le proprie radici e la propria storia.

Tuttavia, la fuga costante degli abitanti dai piccoli comuni mette a rischio la conservazione e la valorizzazione di questo patrimonio culturale. Senza una comunità residente che si prenda cura di questi luoghi e che ne riconosca il valore, si rischia di assistere alla progressiva decadenza e al degrado di monumenti e siti storici, con conseguenze irreparabili per l’eredità culturale del paese.

Il parere di Gianguido D’Alberto, sindaco di Teramo e presidente Anci Abruzzo

Gianguido D’Alberto, presidente dell’Anci Abruzzo, ha sottolineato l’importanza di affiancare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) politiche strutturali dedicate ai piccoli comuni. Secondo D’Alberto, è cruciale concentrarsi sul mantenimento dei servizi essenziali, migliorare le strutture amministrative degli enti locali e introdurre politiche fiscali che riducano il divario tra piccoli comuni e il resto del territorio.

Inoltre ha evidenziato la necessità di ridurre il divario nei servizi essenziali tra i territori. Ha citato l’esempio del sindaco di Pizzoferrato, che ha dovuto ricorrere allo sciopero della fame per garantire il mantenimento dei servizi postali nel proprio territorio. Ha anche sottolineato la mancanza di sostegno da parte di altri livelli istituzionali e ha chiesto un maggiore coinvolgimento delle Regioni per affrontare le sfide dei piccoli comuni.

Il sindaco di Teramo ha inoltre evidenziato la preoccupante prospettiva demografica della regione, con la previsione di perdere quasi 100.000 abitanti entro il 2042, con un aumento significativo della popolazione anziana.

Per contrastare questa tendenza, D’Alberto ha sottolineato la necessità di investire nella struttura degli enti locali, con un ricambio generazionale del personale amministrativo e una maggiore digitalizzazione dei servizi, specialmente nelle aree remote. Ha infine ribadito l’importanza di mantenere i servizi di prossimità e di introdurre politiche fiscali vantaggiose per ridurre il divario tra piccoli comuni e altre aree del territorio.

Perché si fugge dai piccoli borghi? Quali sono le radici profonde di questo fenomeno?

L’insidiosa tendenza allo spopolamento dei borghi italiani rappresenta un fenomeno complesso che affonda le sue radici in una serie di fattori socioeconomici, culturali e strutturali. Questo declino demografico, che minaccia l’identità e la vitalità di numerose comunità locali, richiede un’analisi ponderata e illuminante per comprenderne appieno le cause sottostanti.

Cambiamenti economici e lavorativi

Un elemento cruciale nel processo di spopolamento dei borghi è rappresentato dai profondi mutamenti economici e lavorativi. L’avvento della modernizzazione e l’espansione dell’industrializzazione hanno spesso escluso i borghi rurali dai benefici del progresso economico. La mancanza di opportunità occupazionali e la chiusura delle attività tradizionali hanno costretto molti residenti a cercare lavoro altrove, contribuendo così allo svuotamento delle comunità.

Spostamenti demografici e migrazioni

Le migrazioni interne e internazionali hanno influito in modo significativo sullo spopolamento dei borghi italiani. L’esodo dalle aree rurali verso i centri urbani, sia per motivi di lavoro che di opportunità, ha portato a un calo costante della popolazione nei borghi. Inoltre, l’emigrazione verso altri paesi, spesso in cerca di condizioni economiche migliori, ha ulteriormente ridotto il numero di residenti.

Declino dei servizi e delle infrastrutture

Il deterioramento dei servizi e delle infrastrutture nei borghi rappresenta un’altra causa chiave dello spopolamento. La mancanza di accesso a servizi essenziali come istruzione, sanità, trasporti e comunicazioni ha reso i borghi meno attrattivi per le nuove generazioni e ha contribuito alla fuga dei residenti verso aree più sviluppate.

Invecchiamento della popolazione

Un’ulteriore sfida per i borghi italiani è rappresentata dall’invecchiamento della popolazione. Con un numero sempre maggiore di anziani e una scarsa presenza di giovani, molte comunità si trovano ad affrontare problemi legati alla carenza di manodopera e alla diminuzione delle dinamiche sociali e culturali.

Cambiamenti culturali e sociali

I cambiamenti culturali e sociali hanno contribuito a trasformare il tessuto delle comunità rurali italiane. L’evoluzione delle abitudini di vita, l’adozione di stili di vita più moderni e la diminuzione dell’importanza delle tradizioni locali hanno influenzato le prospettive dei giovani e la percezione dei borghi come luoghi in cui stabilirsi e costruire il proprio futuro.

Come arginare il fenomeno?

Per arginare il fenomeno dello spopolamento dei borghi italiani è essenziale adottare un approccio olistico che tenga conto delle diverse sfaccettature del problema. Innanzitutto, è fondamentale concentrarsi sullo sviluppo economico locale, creando opportunità occupazionali e promuovendo l’imprenditoria nei settori tradizionali e innovativi. In questo contesto, potrebbero essere introdotti incentivi fiscali e finanziari per le imprese che scelgono di stabilirsi nei borghi, stimolando così la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.

Parallelamente, è cruciale valorizzare il ricco patrimonio culturale dei borghi italiani, investendo nella conservazione e nella promozione delle testimonianze storiche, architettoniche e artistiche. Attraverso progetti di restauro e iniziative culturali, si potrebbe attrarre un maggior flusso di turisti e visitatori, generando opportunità economiche per le comunità locali e contribuendo alla salvaguardia dell’identità culturale dei borghi.

Inoltre, è indispensabile migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi pubblici nei borghi, garantendo un’adeguata copertura in settori chiave come istruzione, sanità, trasporti e connettività internet. Questo favorirebbe una maggiore attrattività dei borghi per le famiglie e gli individui che desiderano una migliore qualità della vita, contribuendo così a contrastare lo spopolamento.

Infine, è importante promuovere la partecipazione attiva delle comunità locali nella pianificazione e nella gestione del territorio, incoraggiando il coinvolgimento civico e la collaborazione tra istituzioni, cittadini e associazioni locali. In questo modo, si potrebbe favorire un senso di appartenenza e responsabilità verso il proprio territorio, stimolando la costruzione di comunità più resilienti e coese.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it