lavoratori no-vaxNelle ultime ore si sta scaldando il tema del lavoro e dei vaccini. Vediamo cosa può accadere ai lavoratori no-vax.


Lavoratori no-vax: con l’introduzione dell’obbligo del Green Pass per l’accesso in alcuni luoghi ed eventi, come ristoranti, bar al chiuso, fiere e concorsi pubblici, la situazione vaccini è ad un punto di svolta.

Basti pensare che, dopo l’annuncio dell’obbligo di Green Pass, c’è stato un vero e proprio boom di prenotazioni per i vaccini. Nel Lazio, il server è addirittura andato in tilt.

Ma sul fronte del lavoro, com’è la situazione?

Vediamo cosa comporta il vaccino nel mondo del lavoro e cosa può accadere ai lavoratori no-vax.

Lavoratori no-vax: la proposta di Confindustria

Col nuovo aumento di casi di Covid-19, Confindustria ha lanciato una proposta per difendere e tutelare le esigenze delle aziende, delle imprese e dei lavoratori, per evitare altre chiusure, che manderebbero l’economia ancora più in crisi.

La proposta di Confindustria consiste nel non elargire lo stipendio ai lavoratori no-vax, ovvero quei lavoratori che hanno scelto, in piena autonomia, di non vaccinarsi.

Si tratta sicuramente di una proposta shock, soprattutto perché non c’è ancora alcuna obbligatorietà di vaccini in Italia, nonostante le stringenti limitazioni che arriveranno con l’introduzione dell’obbligatorietà del Green Pass.

La proposta di Confindustria si scontra con la privacy dei dipendenti, secondo alcuni sindacati, che, sempre secondo alcuni giuslavoristi, avrebbe ragione di essere solamente se esiste un nesso tra la attività lavorativa e la possibilità di contrarre e diffondere il virus (come i lavori a contatto col pubblico).

Ma la situazione è complicata, specialmente per alcuni ambiti professionali, come quello scolastico. Il governo di Mario Draghi, infatti, sta prendendo tempo riguardo la decisione di immunizzare l’intero corpo docenti, per non rischiare ulteriori problemi con la didattica a distanza.

Allo stesso tempo, anche il Ministro Renato Brunetta ha avanzato la proposta dell’obbligo di Green Pass a tutti i dipendenti pubblici e Draghi ha affermato che, già dal prossimo autunno, potrebbero arrivare disposizioni in merito.

In questo modo, l’Italia si allineerebbe alla scelta statunitense di richiedere il vaccino obbligatorio a tutti i dipendenti pubblici del municipio a New York. Una decisione che dovrebbe essere annunciata a breve dal sindaco della città Bill de Blasio, secondo i media statunitensi.

La proposta di Confindustria, nel dettaglio, consiste nel richiedere la presentazione del Green Pass per poter entrare in ufficio o in azienda. Le conseguenze del rifiuto o della mancanza di Green Pass sarebbero:

  • Spostamento in un’altra mansione;
  • Sospensione dal lavoro;
  • Sospensione della retribuzione.

L’obiettivo di Confindustria è quello di evitare un’altra ondata di Covid-19, che sarebbe deleteria per la società e il mondo del lavoro. Sempre secondo Confindustria, infatti, il Green Pass testimonierebbe diligenza, correttezza e buona fede: tutti valori su cui si poggia un rapporto di lavoro.

Lavoratori no-vax: cosa dice la legge

lavoratori no-vaxLa proposta shock di Confindustria si scontra coi sindacati, ma la situazione rimane nebulosa, anche in materia di legge.

Nella Costituzione Italiana, infatti, si afferma che nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. Ma è altrettanto vero che l’azienda è tenuta ad adottare le misure necessarie per assicurare l’integrità fisica dei dipendenti.

Il datore di lavoro, quindi, può sospendere un lavoratore no-vax, per evitare di mettere a rischio la salute degli altri dipendenti.
Così come è successo alcuni giorni fa, quando il Tribunale di Modena ha fatto il punto sulla questione, lo scorso 23 luglio 2021.

Il giudice ha detto:

“il datore di lavoro si pone come garante della salute e della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che per diverse ragioni si trovano all’interno dei locali aziendali e ha quindi l’obbligo ai sensi dell’articolo 2087 del Codice civile di adottare tutte quelle misure di prevenzione e protezione che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica dei lavoratori”.

A supportare questa decisione, il tribunale ha citato la direttiva europea che, nel 2020, ha incluso il Covid-19 tra gli agenti biologici contro i quali è necessario tutelare gli ambienti di lavoro.

La sentenza emanata chiarisce che il rifiuto al vaccino anti-Covid non può comportare sanzioni disciplinari. Ma può avere delle conseguenze riguardo la valutazione oggettiva dell’idoneità alla mansione del lavoratore, soprattutto se è in contatto col pubblico o lavora in spazi ridotti con altri colleghi.

In questi casi, è giusto che il dipendente venga sospeso dal lavoro e dalla retribuzione, in caso di mancata vaccinazione.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it