Negli ultimi anni, la tecnologia ha smesso di essere un semplice strumento di supporto per diventare parte integrante della nostra esistenza: in questo contesto entra in ballo la cosiddetta eredità digitale.


Oggi, infatti, la nostra vita non si svolge più solo nel mondo fisico, ma ha una sua dimensione parallela online, dove lasciamo tracce quotidiane delle nostre attività, dei nostri affetti e delle nostre esperienze. I social network sono diventati veri e propri archivi digitali della nostra memoria, custodendo fotografie, messaggi e momenti significativi. Allo stesso modo, i servizi di cloud conservano documenti, file personali e informazioni riservate, rendendo il patrimonio digitale un elemento essenziale della nostra identità. Ma cosa accade a questi dati quando il loro proprietario non c’è più? La questione dell’eredità digitale assume un ruolo sempre più centrale, imponendo una riflessione su come proteggere e gestire ciò che, pur essendo intangibile, ha un valore affettivo ed economico reale.

Tuttavia, mentre il diritto civile regola con precisione il trasferimento dei beni materiali, la sorte di quelli digitali rimane un terreno incerto e spesso trascurato.

Per colmare questa lacuna e sensibilizzare i cittadini sulla necessità di pianificare la trasmissione del proprio patrimonio digitale, il Consiglio Nazionale del Notariato ha diffuso un decalogo aggiornato, accessibile sul proprio sito ufficiale.

Un’eredità che va oltre il tangibile

Quando si parla di eredità digitale, si fa riferimento a un insieme eterogeneo di risorse che possono essere suddivise in due categorie principali:

  • beni offline, che includono documenti elettronici, software acquistati o creati dall’utente, archivi multimediali e nomi a dominio registrati;
  • beni online, ovvero tutti gli account associati a servizi digitali: e-mail, profili social, conti finanziari online, piattaforme di e-commerce e di pagamento elettronico. A questi si aggiungono le criptovalute, che rappresentano a tutti gli effetti un asset economico.

Tuttavia, non tutti i contenuti digitali rientrano nella successione. Rimangono esclusi i contenuti piratati, gli account concessi in licenza (come abbonamenti a servizi di streaming), le identità digitali (ad esempio, SPID), le firme elettroniche e le password. Queste ultime, infatti, non sono considerate parte del patrimonio ereditabile: la loro trasmissione a un terzo non implica automaticamente il trasferimento delle risorse che proteggono.

Le opzioni per gestire l’eredità digitale

Affinché i propri dati e account non vadano persi o diventino fonte di dispute tra gli eredi, è possibile adottare due strumenti principali:

  • mandato post mortem: permette di affidare a una persona di fiducia la gestione di credenziali e contenuti digitali con valore affettivo (come fotografie, video e documenti personali). Il soggetto designato può ricevere istruzioni specifiche, ad esempio eliminare determinati dati o trasferirli a soggetti indicati;
  • testamento: rappresenta lo strumento più sicuro per garantire la trasmissione del patrimonio digitale. Attraverso disposizioni testamentarie, è possibile stabilire chi avrà accesso ai dati e con quali modalità, evitando così controversie tra gli eredi.

Molte piattaforme offrono inoltre funzionalità specifiche per la gestione degli account dopo la morte dell’utente. Alcuni servizi permettono di nominare un “contatto erede”, autorizzato a gestire il profilo, mentre altri prevedono la cancellazione automatica dell’account e dei dati associati in seguito alla segnalazione del decesso. Tuttavia, questi strumenti non sempre tutelano adeguatamente gli interessi economici legati ai beni digitali, rendendo necessaria una pianificazione preventiva.

Un quadro normativo ancora incerto

Ad oggi, né l’Italia né l’Unione Europea dispongono di una legislazione specifica sull’eredità digitale. Questo vuoto normativo può generare problematiche complesse, soprattutto considerando che molti fornitori di servizi digitali hanno sede all’estero. L’assenza di regole uniformi complica il recupero delle credenziali e la gestione degli account, esponendo gli eredi a lunghe e costose controversie internazionali.

Per questo motivo, è fondamentale adottare soluzioni giuridiche che permettano di disciplinare con chiarezza il destino del proprio patrimonio digitale, evitando situazioni di incertezza e dispute legali.

Le linee guida del Notariato per proteggere il patrimonio digitale

Il Consiglio Nazionale del Notariato ha elaborato un decalogo (https://www.notariato.it/it/notariato/eredita-digitale/) con dieci principi fondamentali per la gestione dell’eredità digitale:

  • non esistendo una normativa specifica, è fondamentale pianificare per tempo il destino dei beni digitali;
  • le password non fanno parte dell’eredità digitale: sono strumenti di accesso che devono essere conservati e aggiornati con attenzione;
  • è possibile affidare le credenziali e le istruzioni post mortem a una persona di fiducia attraverso un mandato post mortem o un testamento;
  • il possesso di una password non garantisce automaticamente il diritto di disporre delle risorse ad essa collegate;
  • sono esclusi dalla successione gli account concessi in licenza, le identità digitali e le firme elettroniche;
  • le criptovalute rappresentano un bene digitale con valore economico e possono essere oggetto di successione;
  • i conti bancari online sono equiparabili ai conti tradizionali e gli eredi hanno diritto a reclamarne il contenuto attraverso le normali procedure successorie;
  • molti servizi digitali hanno sede all’estero: senza disposizioni chiare, il rischio di controversie internazionali è elevato;
  • alcune piattaforme consentono di nominare un “contatto erede”, mentre altre prevedono la cancellazione automatica dei dati dopo il decesso;
  • in caso di dubbi, è sempre consigliabile rivolgersi a un notaio per garantire una gestione sicura dell’eredità digitale.