airbnb-ricorso-consiglio-di-statoAffitti brevi: dopo la bocciatura del TAR Lazio arriva la risposta di Airbnb: ricorso a Consiglio di Stato. Il commento, amaro, denuncia una punizione ingiusta per chi non usa il contante.


Riceviamo e pubblichiamo il commento di Airbnb alla sentenza del Tar Lazio del 18 Febbraio 2019 che obbliga il portale a riscuotere la cedolare secca e comunicare all’Agenzia delle Entrate i nomi degli host e i dati dei contratti.

 

Siamo delusi dal pronunciamento del TAR del Lazio e intendiamo fare ricorso presso il Consiglio di Stato, anche ai fini dell’eventuale interessamento della Corte di Giustizia Europea.

In tema di imposte sul reddito, abbiamo sempre offerto disponibilità in tutte le sedi istituzionali per risolvere l’impasse e consentire alla community il rispetto della legalità e il pagamento delle imposte sul reddito senza discriminazioni. Le collaborazioni con le autorità di Spagna, Danimarca ed Estonia sono la dimostrazione di come ciò sia possibile.

Il TAR ha invece inteso confermare nel merito l’orientamento già espresso in sede cautelare, non ravvisando differenze operative fra agenzie immobiliari con qualche decina di clienti e una piattaforma tecnologica con oltre 200 mila utenti, di cui solo una parte sarebbe assoggettabile alla normativa secondo criteri mai stabiliti dal legislatore.

Secondo la corte invece chi affitta tramite Airbnb non sarebbe discriminato rispetto ad altri sistemi meno trasparenti perché sarebbe logico imporre l’obbligo di ritenuta all’unica piattaforma online che intermedia i pagamenti con un modello innovativo. Poco importa se, come stimato da Banca d’Italia, si tratti dell’unico barlume di trasparenza in un settore in cui 7 pagamenti su 10 avvengono ancora in contanti.