Il mondo finanziario italiano si prepara a una possibile disputa legale tra banche e Governo Meloni: il recente decreto PNRR prevede infatti la cessione di PagoPA, scelta maldigerita da molti.
L’ultimo testo in materia di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il cosiddetto “decreto quater”,, prevede la cessione di PagoPA, la società statale dei pagamenti alla pubblica amministrazione, all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs) e a Poste Italiane.
PagoPA, allo stato attuale è una società controllata al 100% dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef).
Il decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri il 26 febbraio, stabilisce invece che Ipzs detenga la maggioranza delle azioni, non meno del 51%.
Ma non solo: la stessa Zecca di Stato e Poste Italiane avranno anche l’opzione di acquisire l’intera partecipazione azionaria dello Stato in PagoPA.
Tuttavia, le banche italiane sono pronte a opporsi, temendo gravi conseguenze per il settore.
Le banche contro l’ultimo decreto PNRR: il nodo è la cessione di PagoPA
Ma quali sono le preoccupazioni degli istituti bancari nello specifico? Possiamo sintetizzarle qui di seguito:
- perdita di controllo: le banche sono preoccupate di perdere il controllo del sistema PagoPA, nel quale hanno investito tempo e denaro significativi.
- riduzione dei profitti: PagoPA rappresenta una fonte di guadagno importante per le banche, che temono una riduzione dei profitti se il sistema venisse ceduto a un ente privato.
- aumento della concorrenza: la possibile cessione di PagoPA a un soggetto privato metterebbe le banche in competizione diretta nel mercato dei pagamenti digitali.
- preoccupazioni per la sicurezza: le banche temono che la cessione a un soggetto privato possa mettere a rischio la sicurezza dei dati dei cittadini.
- mancanza di trasparenza: le banche lamentano la mancanza di trasparenza nel processo decisionale e la mancata consultazione nel decreto PNRR.
Il progetto è comunque ancora pieno di incertezze
Molte incognite circondano il progetto. La valutazione di PagoPA richiede un’approfondita due diligence (la valutazone economica per l’acquisizione della società), considerando che nel 2022 ha registrato ricavi per 56,9 milioni di euro e un utile di 5,2 milioni. Nel 2022, la piattaforma ha gestito oltre 331 milioni di transazioni, con un controvalore di oltre 61 miliardi di euro, servendo oltre l’84,2% della popolazione maggiorenne residente.
Il destino di PagoPA sarà pertanto deciso nel corso delle prossime settimane, mentre il decreto PNRR sarà esaminato e discusso in Parlamento per la conversione nei successivi 60 giorni. La battaglia tra banche e governo Meloni sembra inevitabile, portando alla luce le divergenze su questioni di controllo, profitti e sicurezza dei dati.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it