Tantissime le domande arrivate al ministero dell’Interno per il «bonus-progetti», una misura volta ad arginare le difficoltà di progettare, soprattutto nei piccoli Comuni.
Per garantire uno sviluppo sostenibile e un equilibrato governo del territorio, lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province o aree vaste, le unioni di comuni, i comuni, anche in forma associata, le unioni di comuni montani e gli enti parco, per quanto di rispettiva competenza, possono promuovere nei piccoli comuni l’efficienza e la qualità dei servizi essenziali, con particolare riferimento all’ambiente, alla protezione civile, all’istruzione, alla sanità, ai servizi socio-assistenziali, ai trasporti, alla viabilità, ai servizi postali nonché al ripopolamento dei predetti comuni anche attraverso progetti sperimentali di incentivazione della residenzialità, con le modalità previste dal presente articolo.
Nel DDL dedicati ai Piccoli Comuni si favorisce l’adozione di misure in favore dei residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, al fine di contrastarne lo spopolamento e di incentivare l’afflusso turistico. L’insediamento nei piccoli comuni costituisce una risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di contrasto del dissesto idrogeologico e per le attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni comuni.
La settimana prossima dovrebbe esserci l’ok definitivo al provvedimento, che istituisce un fondo da 100 milioni in sette anni (10 milioni nel 2017) per gli investimenti di riqualificazione di infrastrutture e immobili abbandonati e punta ad aiutare lo sviluppo della banda larga e il mantenimento dei servizi (a partire da quelli postali) nelle aree interne più a rischio di abbandono.
Il termine delle domande è scaduto venerdì, e i Comuni hanno messo sul tavolo circa mille progetti (ogni ente poteva presentarne più di uno) con un tasso di risposta superiore a ogni aspettativa. L’interesse, insomma, è ai massimi, ma anche il rischio dispersione è alto, perché a voler finanziare tutto ci sarebbe una mini-dote media da 5mila euro a progetto.
In allegato il testo dell’attuale disegno di legge sui piccoli Comuni.