investimenti (1)Negli anni del patto di stabilità gli avanzi richiesti ai Comuni per il risanamento della pubblica, insieme alle pesantissime riduzioni di risorse, hanno determinato un crollo degli investimenti locali (­23% nel 2010­ 2014). Un errore di politica economica, riconosciuto solo nel 2015.


 

L’abbandono del patto è avvenuto per tappe, e solo con il 2017 è stato riformato il pareggio di bilancio “costituzionale” e stabilizzato fino al 2019 il nuovo saldo di competenza, dando alle scelte di investimento un orizzonte di sufficiente stabilità.

 

Negli anni passati buona parte della spesa dei Comuni andava a sanare lavori già effettuati e pagati in ritardo per via dei vincoli finanziari. Dal 2016 si tratta invece di riavviare un circuito virtuoso risorse­progetto­cantiere. La macchina si sta rimettendo in moto e gli impegni, primo passo della spesa, sono in crescita: + 13% nel 2015, + 7% nel 2016, mentre la dinamica dei pagamenti ancora non segue lo stesso trend. Ma oggi, a regole finanziarie profondamente cambiate, guardare solo la cassa è un errore.

 

Per fare un esempio, una città come Firenze, con investimenti per decine di milioni, pagherà le prime tranche dei nuovi lavori solo a 2017 inoltrato. Nel complesso, il sistema dei Comuni mostra dati di ripresa positivi e diffusi, che verranno confermati dai rendiconti 2016 e dai pagamenti dei prossimi trimestri. La stima dell’Ifel è di investimenti aggiuntivi per circa 10 miliardi di euro, realizzabili nel triennio. La rilevazione delle gare per lavori pubblici (fonte Ance) mostra una netta ripresa dei bandi pubblicati nel primo trimestre 2017 (+42,7% in numero; + 24,3% in valore), ancora concentrata sui lavori di importo piccolo e medio.

 

Sono segnali che non vanno sottovalutati e devono consolidare nei decisori la volonta` di incoraggiare la tendenza in atto, non solo monitorando le semplificazioni adottate al codice degli appalti, ma sostenendo l’approvazione di norme di facilitazione nell’ utilizzo degli avanzi di amministrazione, di alleggerimento del debito per attivare nuovi investimenti, e di supporto alla progettazione all’ esame del Parlamento in questi giorni.

 

Si affaccia poi periodicamente il tema delle risorse “sprecate” dai Comuni per un eccesso di rispetto dei vincoli di finanza  pubblica. In particolare, osservatori di norma avveduti diffondono l’idea che i Comuni non avrebbero utilizzato opportunità di spesa per ben 5­6 miliardi di euro nel 2016.

 

In altre parole, invece del “saldo zero” finalmente previsto dalle nuove regole finanziarie, i Comuni avrebbero messo da parte inutilmente diversi miliardi. Queste analisi mostrano una scarsa considerazione del complesso delle regole cui i Comuni  sono sottoposti, di cui due fondamentali per valutare il risultato 2016: l’ accantonamento a fondi rischi e al fondo crediti di dubbia esigibilita` (Fcde) istituito per neutralizzare entrate incerte; il fondo per rendere conto di entrate e spese articolate su esercizi futuri (Fpv). Si arriva cosi` alla dimensione “riconciliata” ­ e veritiera ­ dell’ overshooting comunale, pari a 1,4 miliardi di euro, in significativo calo rispetto a 1,6 miliardi degli ultimi anni di patto di stabilità.

 

C’ è un fine un tema fondamentale: se si vogliono realmente sostenere gli investimenti bisogna proseguire sulla strada delle risorse stabili per tutti i Comuni, garantendo così programmazione e progetti, e smetterla di demonizzare la spesa corrente: ogni infrastruttura genera spesa corrente perche´ va mantenuta, a meno di non pensare di fare l’opera e poi si lascia degradare.