sindacati, spese, processoDopo la fatidica conversione in legge del ddl “La buona scuola”, il fronte dei sindacati rappresentativi si dichiara più compatto che mai, è questa la sintesi che possiamo tracciare dopo il confronto con Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti, e Massimo Di Menna, segretario Uil Scuola.

 

E c’è anche una nota inedita: tra qualche giorno i rappresentanti legali delle cinque organizzazioni si incontreranno per stabilire una condotta comune e per verificare dal punto di vista tecnico-giuridico quali sono gli elementi per orientare il contenzioso.

 

Se sarà un vero asso nella manica si vedrà già nelle prime settimane del nuovo anno scolastico, di sicuro “saranno analizzati con scrupolosità tutti gli elementi che potrebbero interferire con la libertà di insegnamento – ci ha detto Di Meglio – in modo da avere una visione comune”.

 

Di Menna ricorda che l’incontro congiunto tra gli avvocati è una novità assoluta: “E’ anche del tutto anomalo che l’azione sindacale si sviluppi su questo versante, il sindacato imposta da sempre il proprio lavoro su contrattazione, accordi, ma purtroppo ci troviamo in una situazione nuova in cui c’è datore di lavoro che rifiuta tutto questo, dimostrando di non tenere nella debita considerazione nemmeno una certificazione di radicamento come quella che siamo stati in grado di produrre dopo gli scioperi di inizio maggio, con oltre 600mila adesioni. La nostra risposta non può essere convenzionale”.

 

La nostra sensazione è, dunque, che si punti molto su questo coordinamento legale intersindacale, meno invece sul referendum e su eventuali soluzioni negoziali. “La speranza è però l’ultima a morire – prosegue Di Menna – ricordo che il Governo ha cambiato opinione anche altre volte e perciò le nostre pressioni potrebbero avere ancora un effetto. Certo il Governo ha perso la sua grande occasione il 6 maggio, quando avrebbe dovuto convocare noi sindacati per definire criticità e coinvolgere gli insegnanti”.

 

Per Di Meglio la prima operazione resta però senz’altro studiare a fondo la legge, “ci sono profili di incostituzionalità, importanti contraddizioni col contratto vigente che potrebbero farci arrivare in tempi brevi alla Suprema Corte”, aspettando anche gli importanti aiuti che potrebbero venire dal mondo della politica: “Molte forze hanno dimostrato in maniera evidente il disaccordo con la Buona Scuola, inoltre ricordo che la legge Berlinguer fu abrogata dal ministro Moratti”. Un paragone che il leader Gilda non butta lì a caso: “La speranza che è che chi ha agito con così palese malafede venga punito attraverso le armi della democrazia”.

 

Di Menna su questo punto è più cauto: “C’è senz’altro l’impressione che molti insegnanti ed elettori del PD siano entrati in crisi, ma se questo possa avere degli effetti portanti sull’intero sistema elettorale non saprei. Direi piuttosto che c’è un problema di tenuta complessiva del Governo sulla possibilità di uscire dalla crisi, di modernizzare e il fatto di non considerare, come invece per esempio fece Blair, l’educazione al primo posto dell’azione politica non gioverà”.

 

Gli aspetti che saranno sotto la lente di ingrandimento degli avvocati delle cinque organizzazioni sono naturalmente quelli che più incidono sul profilo professionale dei docenti “la chiamata diretta degli insegnanti si scontra con gli articoli 97 e 98 della Costituzione – ricorda Di Meglio – ma c’è la questione degli ambiti territoriali a creare discriminazioni e squilibri, avremo da una parte soggetti titolari e dall’altra dei tappabuchi. L’altra cosa che ci convince poco è il divieto per gli insegnanti di ruolo di partecipare ai concorsi per inquadramenti superiori”.

 

“Boicottaggio” è invece una parola che non rientra nel vocabolario sindacale né della Gilda né della Uil: “Studieremo per bene la legge e vedremo cos’è che potremo legittimamente contestare utilizzando gli organi collegiali”, conclude Di Meglio, mentre Di Menna chiosa “non vogliamo che il sindacato sia soggetto nella riforma, ma che ci sia un negoziato contrattuale. Intraprenderemo un’azione giudiziaria creando in tutte le scuole una massiccia partecipazione degli insegnanti, inoltre l’11 settembre ci sarà una grande iniziativa di tutte le Rsu, le cui modalità dovranno essere ancora definite, per far capire chiaramente la netta disapprovazione dei lavoratori di fronte a questa che non è una buona scuola. Insomma, parliamo di un modello di scuola che dal 2016 – il 2015 sarà ancora un anno di ‘confusione’ – potrà addirittura favorire l’uniformità politica e ideologica, in cui il principio di autonomia e di libertà di insegnamento potrebbero essere messe seriamente a rischio”.

 

Al segretario Uil chiediamo un pronostico su quello che succederà nelle scuole tra meno di due mesi: “Prevedo una confusione che non si era mai vista prima, i presidi dovranno fare i vigili urbani per gestire il traffico tra i docenti e far convivere funzioni strumentali e nuove risorse provenienti dall’organico potenziato. Saremo di fronte a novità che si aggiungono in modo improprio al sistema esistente, creando disfunzionalità e spreco di energie per tutti”. Eppure lo sentiamo fiducioso: “Non ho mai visto una simile unità, questo, ne sono sicuro, ci darà la forza di incidere”.