Il Comitato Direttivo nazionale della FLC CGIL, riunitosi il giorno 20 luglio 2015, esprime un giudizio fortemente negativo sulla legge 107/15 e ne rigetta decisamente i contenuti fondamentali.
La legge 107/15 è fondata su di un impianto arretrato e autoritario, che nega democrazia e diritti, privo di una visione strategica e in contrasto con i principi costituzionali della libertà di insegnamento e del diritto allo studio. Peggiorerà la qualità della scuola pubblica e aumenterà le disuguaglianze sociali e territoriali del Paese.
Essa, inoltre, favorisce finanziariamente le scuole private, trasferisce ampi poteri di intervento al Governo attraverso un numero eccessivo di deleghe, peraltro non ben delineate sul piano dei principi e dei criteri su cui esse devono essere esercitate, afferma una gestione aziendalistica e autoritaria della scuola, scardinando l’autonomia scolastica e consegnando le istituzioni scolastiche a un rapporto subalterno con le imprese.
La FLC CGIL ribadisce anche il giudizio negativo sul Jobs act e i decreti attuativi che tolgono diritti ai lavoratori e stabiliscono un ulteriore attacco all’obbligo scolastico con l’attivazione di estese sperimentazioni di apprendistato, a partire dai 15 anni, e il trasferimento delle competenze relative alla scuola secondaria di ll grado al ministero del lavoro.
Nonostante le dichiarazioni e la propaganda dei media, allineati al pensiero governativo, non viene risolto il problema del precariato. Le assunzioni sono di gran lunga inferiori a quanto annunciato e vengono tagliati fuori decine di migliaia di docenti e Ata che la giustizia europea ha imposto di stabilizzare per i diritti da essi maturati, prima che si proceda alla regolare indizione dei concorsi.
Con arroganza e supponenza, attraverso questa legge, il Governo ha voluto scardinare la contrattazione sulle materie di pertinenza negoziale e limitare ogni forma d’intervento sindacale. Si vuole cancellare la partecipazione anche attraverso gli organi consultivi istituzionali, come il CSPI appena eletto il 28 aprile 2015. È evidente la volontà di sostituire la contrattazione collettiva con una pratica neocorporativa attribuendo ai dirigenti scolastici e ai comitati di valutazione funzioni e autorità salariali.
Coerentemente con quanto sostenuto nel corso delle lunghe lotte unitarie che hanno visto una partecipazione e una mobilitazione, fra le più ampie di sempre, di docenti, Ata, dirigenti, studenti, genitori, mondo accademico, associazioni e movimenti, è prioritario approntare tutti gli strumenti necessari per far sì che le misure destinate a stravolgere i cardini democratici e partecipativi della scuola pubblica non vengano portate a effetto.
La nostra mobilitazione contro i contenuti inaccettabili di questa legge deve continuare con forza e determinazione nelle scuole e nel Paese, con la partecipazione delle RSU e degli organi collegiali. L’azione di contrasto alla legge e l’affermazione di una diversa idea di scuola va coniugata con la rivendicazione del rinnovo del contratto nazionale nei settori pubblici.
Per questo, il Comitato Direttivo nazionale della FLC CGIL propone un piano di iniziative, a partire dal primo giorno di scuola, e dà mandato alla Segreteria nazionale di compiere tutti i passi necessari per mantenere un profilo fortemente unitario delle mobilitazioni con le altre Organizzazioni sindacali, coinvolgendo anche studenti, genitori, associazioni, movimenti e le altre categorie di lavoratori. La lotta contro l’applicazione della legge deve essere parte fondamentale di quella più generale per l’alternativa alle politiche del Governo che danneggiano i lavoratori, i pensionati, i precari. La battaglia per una vera buona scuola deve coinvolgere parti sempre più ampie della società, perché da un’istruzione di qualità e garantita a tutti dipendono il valore attribuito al lavoro, l’uguaglianza sociale e la democrazia.
Queste le principali proposte di lavoro e le mobilitazioni di dirigenti, docenti e ATA:
- Iniziative sindacali: assemblee unitarie, negli istituti e fuori, il primo giorno di scuola; assemblea nazionale unitaria delle RSU l’11 settembre a Roma;
- ricorsi giudiziari: valutazione con gli uffici legali dei profili di illegittimità e di incostituzionalità contenuti nel testo normativo (lesione del diritto allo studio, della libertà di insegnamento, delle prerogative contrattuali, delle prerogative degli Organi collegiali e in particolare del Collegio dei Docenti, ecc.);
- strumenti operativi: apprestare strumenti di lettura e interpretazione del testo di legge e di linee guida che indichino a dirigenti scolastici, docenti e Ata, nonché ai genitori e gli studenti le modalità per non applicare le parti che ledono il diritto allo studio, la libertà di insegnamento, la collegialità e le prerogative negoziali quale unica sede dove possono essere discusse e attribuite le risorse dei 200 milioni del cosiddetto bonus docente, togliendolo al Comitato di valutazione. Su queste risorse è indispensabile che all’inizio dell’anno scolastico le RSU chiedano ai dirigenti l’apertura immediata del tavolo negoziale, affinché esse siano utilizzate con le finalità e i criteri del FIS e in coerenza con i POF. È necessario che i collegi dei docenti sostengano le azioni delle RSU con specifiche delibere. Il Comitato di valutazione deve limitare il suo intervento all’anno di prova dei neo immessi in ruolo. I collegi dovranno sostenere, con appositi ordini del giorno, la battaglia dei colleghi che parteciperanno ai Comitati di valutazione per ricondurre l’utilizzo dei finanziamenti del bonus alla contrattazione di istituto, condividendo la decisione nei consiglio di istituto con genitori e studenti. Inoltre, per ciò che concerne gli aspetti più propriamente professionali, in coerenza con le lotte finora svolte, bisogna impegnarsi a salvaguardare sia l’autonomia docente, tenendola al riparo da una valutazione mortificante e inaccettabile in quanto basata su criteri e meccanismi che rompono il principio della collegialità, che l’autonomia del dirigente, spogliato della sua specificità scolastica e ridotto a un ruolo gerarchico-burocratico e a funzione di autorità salariale, del tutto estranei al suo profilo di dirigente educativo ed esponente di una comunità autonoma e di un organo costituzionale;
- sul piano sindacale si apra una stagione di lotta (si lavorerà per giungere ad una manifestazione nazionale a ottobre con sciopero generale) per la riconquista dei tavoli contrattuali nazionali in tutti i settori pubblici. In questo contesto si valuterà l’opportunità di procedere al blocco delle attività aggiuntive di docenti e ATA. Tutto ciò al fine di ottenere nella prossima legge di stabilità uno stanziamento di risorse adeguate al recupero del potere di acquisto dei salari. Si tratta di un diritto esigibile sancito anche dalla recente sentenza della Corte costituzionale. A settembre ci sarà l’audizione sul ricorso promosso dalla FLC per rivendicare il rinnovo dei contratti in tutti i settori della conoscenza. Tale diritto non può essere aggirato con tecniche dilatorie come quella della preventiva e pregiudiziale richiesta di definizione dei comparti (Legge Brunetta), da rinviare a un momento successivo alla conclusione delle trattative. In questa direzione è auspicabile un forte coordinamento della Confederazione che faccia da connettore con le altre categorie del pubblico impiego per accelerare l’apertura dei tavoli negoziali, parte economica e normativa, e, in assenza di risposte, promuovere le necessarie iniziative di lotta. È necessario verificare la possibilità di definire piattaforme unitarie in tutti i comparti della conoscenza, sulla base delle proposte approvate dal Comitato direttivo.
- Infine, sulla proposta del referendum abrogativo. Pur consapevoli delle criticità e incognite che tale strumento presenta, la FLC ritiene che possa essere una strada da percorrere, nei tempi opportuni, per contrastare questa legge. Occorre però che l’iniziativa referendaria sia sostenuta da un vasto schieramento di forze sociale, di personalità della cultura, partiti e associazioni. I contenuti, i tempi e i modi di procedere devono essere concordati e condivisi largamente dal basso e da quanti hanno animato le mobilitazioni di questi mesi, unitamente alle proposte che in questi anni abbiamo fatto per rafforzare e rilanciare l’assetto e il ruolo democratico della scuola della Costituzione. Il CDN deciderà le forme di adesione e sostegno da parte della FLC.
Il Comitato Direttivo Nazionale della FLC CGIL impegna tutto il gruppo dirigente a elaborare un piano di azioni che sia in grado, a partire dall’ultima decade di agosto, di coinvolgere le RSU e il quadro diffuso della nostra organizzazione sulle iniziative di mobilitazione decise in modo ampio, diffuso e capillare a partire dall’inizio dell’anno scolastico. È fondamentale che la Confederazione, a tutti i livelli, sostenga la mobilitazione e valorizzi la funzione sociale della scuola pubblica ricomponendo lotte e vertenze dell’insieme del mondo del lavoro. Per questo, dal movimento della scuola deve partire un appello a tutto il mondo del lavoro per la costruzione di un fronte comune di iniziative.