sindacati-scuola-675I sindacati scuotono la testa sull’approvazione della Riforma della Scuola e dichiarano guerra con lotta e mobilitazione ad oltranza contro la nuova legge. Unanime il dissenso e la dichiarata decisione di continuare a protestare senza sosta.

 

La FLC CGIL si è espressa con parole dure e dai toni poco conciliatori:

 

“Scritta un’ulteriore pagina nera per la nostra democrazia.

 

Il Governo, in modo arrogante e autoritario, ha imposto l’approvazione di una legge che accentua le disuguaglianze sociali e territoriali, demolisce ulteriormente la scuola pubblica, cancella diritti e libertà, non risolve il problema della precarietà per docenti e ATA e riduce gli spazi di democrazia e partecipazione. Molte norme contenute nella legge sono di dubbia costituzionalità e anche questo aspetto andrebbe attentamente valutato prima della promulgazione della legge.

 

Questo Governo è lontano anni luce dai problemi veri della scuola e non ha voluto aprire alcun confronto con le tante lavoratrici e lavoratori, studenti, famiglie, sindacati e associazioni che hanno presentato, con tantissime mobilitazioni, importanti e dettagliate proposte, dimostrando così di essere forza maggioritaria nel respingere i contenuti della legge.

 

Con questa legge si dà un colpo di grazia alla scuola di massa e si finisce per garantire un’istruzione di qualità solo ai figli dei ceti più ricchi, lasciando a tutti gli altri l’accesso ad un sapere minimale e un inserimento precoce nel mondo del lavoro, ammesso che quel lavoro ci sia.

 

La mobilitazione continuerà con tutti i mezzi possibili per contrastare l’applicazione di una legge che riporta indietro il sistema di istruzione del nostro Paese, negando giustizia sociale e democrazia.”

 

Quella approvata in via definitiva dall´Aula di Montecitorio è una riforma contro l´istruzione, imposta con arroganza da un unico partito che ha soltanto finto di ascoltare, ma in realtà è rimasto sordo per mesi al coro unanime di protesta sollevato da tutto il mondo della scuola. E si tratta dello stesso partito che, durante il governo Berlusconi, era sceso in piazza per contestare l´ex ministro Gelmini, affermando che la scuola era un bene comune e che, quindi, doveva la riforma doveva essere condivisa“.

 

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l´ok incassato alla Camera dal ddl scuola.

 

Non era mai accaduto finora in Italia che un partito consumasse uno strappo così profondo e irreparabile con il mondo della scuola provocando una frattura netta tra la politica e il paese reale. Prima o poi – incalza ilcoordinatore della Gilda i cittadini che lavorano nella scuola eserciteranno il loro diritto di voto e presenteranno il conto a questa casta politica. Renzi, che non è stato eletto, e Giannini, sfiduciata alle Europee e passata poi al Pd pur di restare a viale Trastevere, sono intervenuti a gamba tesa in un settore importante come la scuola, ignorando chi la scuola la vive e la fa ogni giorno. Ecco perché – conclude Di Meglio l´avvio del prossimo anno scolastico sarà a dir poco tumultuoso“.

 

Marcello Pacifico (presidente Anief): siamo pronti ad aprire il più grande contenzioso della storia della politica scolastica, contro le mancate assunzioni di almeno 100mila docenti e decine di migliaia di Ata che ne avevano piano diritto. Davanti al giudice porteremo anche la chiamata diretta incostituzionale, che ha influenza sull’attribuzione delle sedi ai neo-immessi in ruolo, sul trasferimento del personale assunto, sull’assegnazione del personale. Come siamo pronti a tutelare le assunzioni riservate al personale risultato idoneo a seguito dei vecchi concorsi. Continueremo a fare attribuire posti in deroga agli alunni disabili e cercheremo di garantire il pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale, bloccata per un decennio, nonché la liquidazione ai vice-presidi che sono stati ignorati dalla riforma e riportati in classe. Lasciando gli istituti, da settembre, nel caos totale. Perché l’organico dell’autonomia sarà attivo solo dal 2016.

Dopo le manifestazioni e gli scioperi, per il sindacato non c’è altra scelta: passare alla fase dei ricorsi. L’ultimo via libera alla riforma della scuola, giunto alla Camera tra le proteste, porterà l’Anief a impugnare i decreti attuativi. Perché rimane irrisolto il problema del precariato, con più di 100mila abilitati lasciati fuori dal piano di assunzioni: si tratta di docenti e Ata che lavorano da tempo nelle nostre scuole, ma anche dei tanti idonei ai vecchi concorsi. E perché sono davvero tanti i punti della riforma su cui il giovane sindacato è pronto ad intraprendere la battaglia legale. Ad iniziare dalla chiamata diretta, che affida la vita del personale ai presidi: è stata già bocciata dalla Consulta. Una bocciatura preventiva è giunta anche dalla Corte di Giustizia europea, che a novembre si è già espressa negativamente sulla mancata stabilizzazione dei supplenti con almeno 36 mesi di servizio svolto. Come se non bastasse, il piano straordinario di assunzioni, che non è una concessione ma un atto dovuto che ci chiede l’Europa da tempo, lascia a casa anche decine di migliaia di Ata ne avevano piano diritto all’immissione in ruolo. E lascia scoperto il 30 per cento dell’organico di diritto su posti di sostegno.

Questa legge, inoltre, lascia fermi gli stipendi di un milione di dipendenti della scuola. E invariate, per un decennio, le buste paga della maggior parte quelli dei colleghi in servizio e neo-assunti. Andando oltre gli slogan, inoltre, pone a rischio l’alternanza scuola-lavoro. E determinerà una situazione caotica la gestione delle scuole per tutto il prossimo anno scolastico, a seguito dell’impraticabilità dell’immediata attuazione dell’organico dell’autonomia, fattibile solo nel 2016, e non pone rimedio al ritorno dei vicari in classe, previsto già dal prossimo 1° settembre dalla Legge di Stabilità. Poi già si parla di ulteriori 4mila posti in meno nella circolare sugli organici.

“È vero, ha ragione il premier a dichiarare che questa riforma piace soltanto a lui – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal –, ma sarà anche ricordata per quella che piacerà meno ai nostri giudici. Perché l’Anief, oltre ad avviare ricorsi per l’inserimento nelle GaE per tutti gli abilitati, per la stabilizzazione di tutti i precari, docenti, educatori e Ata, chiederà per loro risarcimenti milionari, per il riconoscimento pieno del servizio pre-ruolo e la parità di diritti per i neo-assunti”.

“Il nostro sindacato – continua Pacifico – aprirà il più grande contenzioso della storia della politica scolastica, contro la chiamata diretta che ha influenza sull’attribuzione delle sedi ai neo-immessi in ruolo, sul trasferimento del personale assunto, sull’assegnazione ai plessi del personale. La nostra organizzazione, poi, tutelerà le assunzioni riservate al personale risultato idoneo a seguito dei vecchi concorsi. E il diritto ad essere assunto da tutto quel personale che ha conseguito un’abilitazione all’insegnamento. Continueremo a fare attribuire posti in deroga agli alunni disabili e cercheremo di garantire il pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale, bloccata per un decennio nonché la liquidazione ai vice-presidi che sono stati ignorati dalla riforma”.

“La verità è che questa legge – conclude il presidente Anief – è stata approvata nonostante le forti criticità evidenziate da noi, da tutto il mondo scolastico, ad iniziare da insegnanti e studenti. E pure da una larga fetta del Parlamento, anche all’interno della maggioranza. Vi sono all’interno profonde mancanze, troppi profili di incostituzionalità, per essere considerata una buona legge. Sono tutti buoni motivi che ci porteranno ad impugnare le sue norme illegittime e i decreti attuativi che verranno adottati nei prossimi mesi”.