I dati OCSE confermano ancora una volta l’emergenza dei settori dell’istruzione e della ricerca. Serve una radicale inversione di rotta.
“Anche nell’edizione 2017, lo studio OCSE prova che quanto afferma da anni la FLC CGIL è tragicamente vero”, ha dichiarato Francesco Sinopoli, Segretario Generale della FLC CGIL, la scarsità dei finanziamenti al sistema dell’Istruzione e della Ricerca italiano sta radicalmente minando l’efficacia del sapere, pregiudicando le opportunità di ragazze e ragazzi, di donne e di uomini, che non possono realizzare sogni e aspettative e non riescono a contribuire al benessere collettivo del paese. E’ ora di cambiare radicalmente pagina e prospettiva, prima che sia davvero troppo tardi per tornare indietro. Non possiamo abbandonare alla povertà economica e culturale intere generazioni”.
“Infatti”, prosegue il leader della FLC CGIL, “al sistema pubblico dell’Istruzione viene riservata una spesa addirittura del 7% più bassa della percentuale del 2010: in tutti i paesi OCSE e i paesi partner sono solo 5 quelli che dedicano meno risorse dell’Italia. E qualora la spesa per l’istruzione si commisuri in percentuale alla spesa complessiva per i servizi, l’Italia si posiziona addirittura ultima, con il 7,1%, e con un trend in diminuzione, dimostrando ancora una volta che nella strategia a medio e lungo termine il sapere non è considerato un elemento centrale per lo sviluppo del paese. Lo scarto delle dotazioni finanziarie scolastiche rispetto alle medie OCSE sale lungo il percorso di studi: minimo, ma sensibile, nell’istruzione primaria, maggiore in quella secondaria, drastico in quella universitaria”.
“Non finisce qui – sottolinea Francesco Sinopoli – in Italia (5%) e in Turchia (4%), solo una piccola percentuale di studenti ha i genitori laureati e questa percentuale ha una probabilità molto maggiore degli altri di conseguire una laurea, dimostrando in questo modo che il sapere e lo studio ormai non funzionano più come quello che si definiva ‘ascensore sociale’: addirittura in alcune fasce (30-44 anni), la percentuale di laureati senza nemmeno un genitore laureato è inferiore di quasi il 50% rispetto a quelli con almeno un genitore laureato. E sempre condividendo il triste primato con la Turchia, la percentuale di NEET, cioè di giovani che non sono né in un percorso di formazione né alla ricerca di un lavoro, nella fascia 20-24 anni è più del doppio della media OCSE, e in Italia è addirittura in aumento, rispetto invece all’inversione di tendenza turca”.
Infine, conclude, “I risultati positivi, che pure ci sono e sono tanti, soprattutto nell’attività quotidiana delle comunità scolastiche, sono da attribuire alla dedizione, all’abnegazione e all’amore, che i docenti italiani e l’intero personale hanno per la scuola, ben poco ripagati dai vari governi che si sono succeduti. Per questo, la ripresa della contrattazione collettiva è determinante a partire dalla necessità di riconoscere il valore del lavoro. Con essa e mediante essa, si tratta di riaffermare finalmente la dignità di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori del sistema della conoscenza italiano”.
Per il sistema di Istruzione e Ricerca serve un investimento straordinario nella prossima legge di stabilità finalizzato alle infrastrutture, al diritto allo studio, ai salari, alla stabilizzazione dei precari e a nuove assunzioni.