Il tema della valutazione dei dirigenti scolastici torna al centro del dibattito con l’introduzione di un nuovo sistema che già, secondo associazioni di categoria e sindacati, evidenzia parecchie criticità.


Dopo le sperimentazioni del triennio 2016/19, prive di impatti significativi sulla retribuzione di risultato, la pandemia aveva temporaneamente accantonato la questione. Tuttavia, il decreto-legge n. 71 del 31 maggio 2024 ha riacceso i riflettori, eliminando i Nuclei di valutazione regionali e introducendo un Sistema di valutazione che attende ancora di essere definito tramite decreto ministeriale.

Nel frattempo il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato che dal 2025 il nuovo modello inciderà direttamente sulla retribuzione di risultato dei dirigenti. In una recentissima intervista a Il Messaggero, Valditara ha sottolineato che questa non sarà più distribuita uniformemente, ma dipenderà dal raggiungimento di obiettivi prefissati. Una misura che punta a garantire maggiore trasparenza e meritocrazia, ma che ha già suscitato un acceso confronto tra istituzioni e parti sociali.

Cosa prevede il nuovo sistema

Secondo quanto già delineato nel progetto di riforma, il Sistema di valutazione sarà basato su criteri oggettivi, sfruttando gli strumenti e i dati disponibili nel sistema informativo del Ministero dell’Istruzione. Tra gli indicatori figurano la pubblicazione dei documenti strategici delle scuole, come il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) e il Rapporto di Autovalutazione (RAV), la corretta gestione della sezione “Amministrazione Trasparente” e la cura del sito web istituzionale.

La riforma stabilisce che i criteri generali della valutazione siano oggetto di confronto a livello nazionale, come previsto dal CCNL “Istruzione e Ricerca” del 7 agosto 2024. Prima dell’adozione definitiva del decreto ministeriale, sarà necessario un dialogo con le organizzazioni sindacali firmatarie e il parere obbligatorio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI).

Le criticità del nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici

L’Associazione Nazionale Presidi (ANP) ha accolto con favore l’idea di basare la valutazione su parametri oggettivi, limitando la discrezionalità degli Uffici Scolastici Regionali (USR). Tuttavia, l’ANP ha anche espresso perplessità riguardo alle difficoltà operative che i dirigenti scolastici potrebbero affrontare. In particolare, ha sottolineato come le risorse limitate e i ritardi nell’erogazione dei fondi ministeriali possano ostacolare il raggiungimento degli obiettivi, rendendo la valutazione potenzialmente ingiusta.

Altre sigle sindacali, come la FLC CGIL, hanno espresso profonde preoccupazioni. La Federazione dei Lavoratori della Conoscenza ha definito il nuovo sistema uno strumento che rischia di trasformare i dirigenti scolastici in esecutori subordinati agli obiettivi politici del ministero, compromettendo l’autonomia scolastica garantita dalla Costituzione.

Secondo la FLC CGIL, l’assenza di finalità legate alla valorizzazione professionale e la concentrazione delle decisioni nelle mani dei Capi Dipartimento rappresentano un pericoloso passo verso una visione verticistica e gerarchica della scuola. “Questo modello mina la libertà di insegnamento e l’autonomia delle istituzioni scolastiche”, si legge in una nota della sigla.

Uno dei principali problemi sollevati riguarda la necessità di comunicare per tempo gli obiettivi ai dirigenti. Una definizione tardiva potrebbe compromettere il raggiungimento degli stessi, generando valutazioni ingiuste. Inoltre, i ritardi nell’erogazione dei fondi ministeriali e la carenza di personale nelle segreterie, in particolare la mancanza del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), rischiano di influire negativamente sulle performance dei dirigenti, senza che essi ne abbiano diretta responsabilità.

Verso il futuro: quali prospettive?

La strada verso l’implementazione del nuovo Sistema di valutazione resta complessa. Il futuro Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) per il biennio 2024/25 dovrà stabilire norme chiare per collegare il sistema alla retribuzione di risultato, evitando discrezionalità e tutelando l’autonomia dei dirigenti.

Nel frattempo, le organizzazioni sindacali hanno già annunciato la volontà di opporsi a qualsiasi misura che possa compromettere la libertà delle istituzioni scolastiche e il ruolo strategico dei dirigenti. In questo contesto, il confronto tra le parti appare imprescindibile per garantire un equilibrio tra valutazione, autonomia e qualità del sistema educativo.