competenze-alfabetiche-bambini-italiaL’ultima rilevazione internazionale sulle competenze alfabetiche dei bambini mostra un quadro di luci e ombre anche in Italia, con un peggioramento significativo rispetto al periodo pre-Covid. Ecco tutti i dati emersi da un recente report formulato da Openpolis.


Tra pochi giorni, l’8 settembre, ricorre la giornata internazionale dell’alfabetizzazione. Una giornata istituita dall’Unesco nel 1967, per ricordare quanto un livello di competenze alfabetiche adeguato sia un elemento essenziale per l’effettiva tutela dei diritti umani.

Come sottolineato dall’agenzia delle Nazioni unite, chi ha carenze nella lettura, nella comprensione di un testo e nella scrittura è più vulnerabile nella gestione di aspetti basici della vita quotidiana, dal lavoro alla salute. La mancanza di questi strumenti di base espone a situazioni di precarietà e ne amplifica i rischi. Al contrario, un livello di competenze alfabetiche adeguato – oltre a costituire la base del diritto all’istruzione – è anche il primo presupposto per migliorare la condizione di partenza e sradicare la povertà.

Per questo motivo, potenziare i risultati nelle competenze alfabetiche è cruciale fin dai primi livelli di istruzione. Una delle ultime rilevazioni internazionali su questi aspetti ha mostrato una situazione più favorevole del nostro paese rispetto ad altri in Ue. Allo stesso tempo, i divari educativi interni al territorio nazionale sono ancora molto ampi.

In Italia cresce il gap sulle competenze alfabetiche dei bambini

Dal 2001, ogni 5 anni, viene condotta un’indagine che ha come obiettivo monitorare nel tempo i livelli di apprendimento nei paesi partecipanti. È promossa da Iea, consorzio internazionale che associa istituti di ricerca, agenzie governative e studiosi attivi sui temi dell’istruzione.

In particolare di quelli alfabetici, con i test Pirls (Progress in international reading literacy study). Questa indagine serve a verificare la capacità degli studenti al quarto anno di scuola – da noi la quarta primaria, quindi bambini di 9-10 anni – di saper leggere e comprendere un testo scritto. La scelta dell’età non è casuale. Si tratta di alunni che – in base al programma di studi – dovrebbero aver già imparato a leggere negli anni precedenti. E che quindi, a condizioni ordinarie, dovrebbero essere anche in grado di utilizzare la lettura come strumento per apprendere.

È tipicamente in questa fase, infatti, che gli studenti passano dall’«imparare a leggere» al «leggere per imparare».

A maggio di quest’anno sono stati rilasciati i risultati dell’edizione 2021 del test. Nonostante il ritardo nella pubblicazione, si tratta dell’unica indagine internazionale di questo tipo somministrata durante l’emergenza Covid. Perciò offre una chiave interpretativa utile per comprendere la condizione educativa degli studenti nella pandemia.

Il dettaglio della rilevazione: luci e ombre

In questa rilevazione per l’Italia emerge un quadro di luci e ombre. Vi sono una serie di aspetti positivi che meritano di essere sottolineati. Uno di quelli che è emerso di più anche nel dibattito pubblico è che il punteggio medio italiano (537 punti) è risultato superiore a quello di altri maggiori paesi dell’Ue.

Tuttavia l’aspetto più interessante è che il nostro sistema educativo, almeno alle elementari, appare relativamente più equo nei rendimenti, sempre nel confronto internazionale.

Il punteggio medio degli alunni del nostro paese (537 punti) è frutto di una media tra i risultati delle oltre settemila bambine e bambini partecipanti. Per il nostro paese la distanza tra gli estremi della distribuzione (i migliori e i peggiori, per intendersi) è risultata più contenuta rispetto ad altri paesi.

I nostri studenti sono infatti caratterizzati da una differenza di punteggio tra gli estremi della distribuzione (219 punti) relativamente contenuta rispetto alla differenza che si rileva in altri Paesi la cui media non si differenzia in modo significativo da quella italiana, come Norvegia, Danimarca, Repubblica Ceca (Paesi nei quali questa differenza è superiore ai 240 punti) e Bulgaria (292 punti).

Una tendenza positiva, che però – anche come conseguenza della pandemia – si scontra con un peggioramento dei risultati e con divari territoriali in crescita rispetto agli anni scorsi.

Gli effetti della pandemia sulle competenze alfabetiche

La rilevazione ha fatto emergere anche diverse criticità. Il punteggio di 537 conseguito in media dall’Italia consente al nostro paese di posizionarsi al di sopra di altri maggiori paesi Ue, come Francia e Germania, nel 2021.

Ma la tendenza alimentata dalla pandemia, nel nostro e in altri paesi, indica un peggioramento delle competenze alfabetiche tra i bambini delle elementari.

Tra 2016 e 2021 l’Italia ha conseguito un risultato medio di 11 punti inferiore: da 548 a 537. Tra i maggiori paesi europei anche la Germania mostra un netto peggioramento (-13 punti), mentre per la Francia la variazione non è statisticamente significativa.

Calo delle competenze alfabetiche e territorio

Per l’Italia il calo nelle competenze alfabetiche ha anche una matrice territoriale. Sono soprattutto gli studenti dell’Italia settentrionale ad aver visto un peggioramento tra prima e dopo la pandemia. Nelle scuole del nord-ovest e del nord-est il punteggio medio è calato rispettivamente di -11 e -15 punti tra 2016 e 2021.

Allo stesso tempo, mentre i punteggi dell’Italia centro-settentrionale tengono comunque il passo con gli standard internazionali, quelli del mezzogiorno rimangono molto indietro. Nelle rilevazioni Iea-Pirls 2021, superano i 540 punti le aree del nord-ovest (punteggio medio 550), nord-est (542) e centro (543). Molto lontani sud (527) – la ripartizione territoriale che nella classificazione Invalsi comprende Abruzzo, Campania, Molise e Puglia – e sud e isole (513). Quest’ultima include Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia.

La tendenza all’allargamento di questi divari appare piuttosto evidente sul lungo periodo.

Nell’anno scolastico 2021/22, nelle prove di quinta elementare, è emerso che i 10 capoluoghi con i punteggi più bassi in italiano erano tutti situati nel mezzogiorno. Si tratta di Crotone (181,36), Trapani (187,45), Foggia (187,76), Palermo (188,34), Catania (189,58), Agrigento (190,08), Messina (190,84), Enna (191,40), Napoli (191,88) e Caltanissetta (193,13). Poco sopra questi valori anche due capoluoghi del centro-nord: (Prato, 193,17) e Bolzano (193,64).

Ai primi 10 posti per rendimenti nelle competenze alfabetiche rilevate nei test Invalsi in quinta elementare troviamo invece – nell’ordine – Siena, Teramo, Pavia, Ascoli Piceno, Grosseto, Lucca, Como, Monza, Varese e Avellino.

 


Fonte: Openpolis