Recentemente, la Corte dei Conti ha chiarito alcuni aspetti riguardanti il welfare integrativo nel settore pubblico, specificamente per quanto concerne il lmite di spesa per le risorse destinate al trattamento economico accessorio.
La delibera numero 17/2024 sui “Limiti ex art. 23, co. del D.Lgs n. 75/2017” ha fatto luce su un tema sollevato dall’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e ha risposto a un quesito posto da un Sindaco.
La questione ed il quesito posto ai giudici contabili
Il nodo centrale riguardava l’interpretazione dell’art. 23, comma 2, del decreto legislativo 75/2017, il quale stabilisce limiti quantitativi alle risorse annuali destinate al trattamento accessorio dei dipendenti pubblici. Questa normativa deve essere correlata all’art. 82, comma 2, del contratto collettivo nazionale per il personale non dirigente delle Funzioni Locali, che prevede che una parte del Fondo delle risorse decentrate possa essere utilizzata per sostenere misure assistenziali e sociali a favore dei dipendenti.
Il quesito formulato dal comune riguardava se le risorse del fondo dedicate al welfare integrativo, in quanto di natura non retributiva ma piuttosto previdenziale, potessero sfuggire ai limiti stabiliti dall’art. 23. La Corte ha stabilito che le misure di welfare integrativo, essendo di natura assistenziale, non devono essere soggette ai vincoli di spesa previsti dal decreto, ma devono seguire esclusivamente le indicazioni specifiche dell’art. 82 del contratto nazionale.
I limiti di spesa al welfare integrativo secondo la Corte dei Conti
La recente pronuncia della Corte dei Conti si fonda su un’analisi approfondita di vari pareri provenienti da diverse sezioni regionali di controllo. Queste sezioni avevano già chiarito che le spese destinate al welfare integrativo non devono rientrare nel limite di spesa stabilito per il trattamento accessorio dei dipendenti. Questo aspetto è cruciale, poiché il welfare integrativo, essendo caratterizzato da benefici assistenziali e sociali, presenta una natura non retributiva, a differenza delle indennità o delle remunerazioni ordinarie.
La distinzione tra welfare integrativo e trattamento economico accessorio
Nella sua analisi, la Corte ha sottolineato che i benefici assistenziali non possono essere equiparati ai compensi salariali previsti dalla legislazione. Questa distinzione è fondamentale per comprendere come le amministrazioni locali possano gestire le risorse destinate al benessere dei dipendenti. I benefici assistenziali sono progettati per migliorare la qualità della vita lavorativa, promuovendo il benessere e la sicurezza sociale, piuttosto che aumentare direttamente il salario. Pertanto, la Corte ha affermato che tali spese non rientrano nel tetto fissato per il trattamento economico accessorio.
Riconoscimento della necessità di investire nel welfare
È significativo che la Corte abbia riconosciuto l’impegno delle amministrazioni locali nella promozione del welfare integrativo. In passato, infatti, molte di queste amministrazioni non avevano dedicato sufficiente attenzione al finanziamento di misure di supporto ai dipendenti. Questa nuova prospettiva rappresenta un cambiamento di rotta: le amministrazioni stanno ora cercando di investire in misure assistenziali per rispondere meglio alle necessità dei loro dipendenti, riflettendo un’attenzione crescente verso il benessere sociale.
Nuove strategie per la gestione delle risorse
La decisione della Corte ha aperto la strada a una nuova modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il welfare integrativo. Le amministrazioni pubbliche possono ora destinare una parte di queste risorse senza violare i vincoli imposti dal limite di spesa sul salario accessorio, a patto che questo avvenga nel rispetto delle normative finanziarie e dei principi di sostenibilità previsti dalla contrattazione decentrata. Ciò significa che le amministrazioni devono garantire che i finanziamenti siano gestiti in modo prudente e responsabile, evitando di compromettere l’equilibrio finanziario.
In conclusione, la Corte dei Conti, con la sua decisione, ha non solo chiarito l’interpretazione normativa, ma ha anche offerto una guida alle amministrazioni locali su come affrontare le sfide legate al welfare integrativo. Questo orientamento rappresenta una possibilità concreta per migliorare le condizioni lavorative e il supporto ai dipendenti nel settore pubblico, segnando un passo importante verso un approccio più umano e socialmente responsabile nella gestione delle risorse pubbliche.