Spesso, nei rapporti di lavoro, si fanno comunicazioni mediante messaggi di WhatsApp, ma hanno valenza secondo la legge? Vediamolo insieme.


Con la digitalizzazione e la nascita dei servizi di messaggistica istantanea (fruibili per tutti), anche le comunicazioni nei rapporti di lavoro sono cambiate.

Sempre più spesso, infatti, le comunicazioni di lavoro vengono fatte su WhatsApp, sia orizzontalmente (ovvero tra colleghi) e sia verticalmente (col datore di lavoro).

Ma i messaggi su WhatsApp hanno valore legale? Si possono fare tutte le comunicazioni sul servizio di messaggistica istantanea?
Vediamolo insieme.

Messaggi WhatsApp e rapporti di lavoro: una panoramica sull’utilizzo

WhatsApp ormai è diventato uno dei principali canali di comunicazione, andando a sostituire gli ormai vecchi Sms e fax.
Si utilizza WA anche per le comunicazioni quotidiane di lavoro, ad esempio messaggi sull’organizzazione lavorativa nella chat aziendale.

Ma è importante utilizzare questo strumento con professionalità, anche se ci sembra più aperto a comunicazioni colloquiali.

Per garantire professionalità, si potrebbe integrare una parte dedicata nel regolamento aziendale, in modo da regolare questo strumento di comunicazione e delineare la condotta dei lavoratori.

È altrettanto importante garantire il diritto alla disconnessione, ovvero il diritto del lavoratore di non essere reperibile e di non rispondere ai messaggi ricevuti.

Messaggi WhatsApp e rapporti di lavoro:Messaggi WhatsApp e rapporti di lavoro: che valenza hanno?

Nonostante sembrino tutte comunicazioni colloquiali, anche i messaggi su WhatsApp hanno una valenza legale, come lo hanno avuto gli Sms. Sono stati anche al centro di diverse sentenze negli ultimi anni.

Un esempio è stata la decisione del Tribunale di Catania, sezione Lavoro, con l’ordinanza del 27/06/2017, che ha stabilito che il licenziamento intimato ad un dipendente, mediante WhatsApp, avesse lo stesso valore della forma scritta.

Questo perché, in una conversazione sull’app di messaggistica, è noto il mittente (in questo caso il datore di lavoro), ma anche il destinatario (ovvero il lavoratore). Perciò, è chiaro chi siano i due attori della conversazione.

Inoltre, il messaggio fornisce delle indicazioni sia sull’invio che sulla ricezione, ma anche sull’avvenuta lettura, mediante le spunte.
Perciò, possiamo dire che un messaggio su WhatsApp equivalga ad una raccomandata o ad una Pec.

Ma non parliamo solo di comunicazioni di licenziamenti, perché il Tribunale di Milano, con la sentenza del 30 maggio 2017, ha ritenuto corretto il licenziamento per giusta causa, per aver creato una chat tra colleghi, destinata ad offendere il datore di lavoro.

L’intenzione della chat era chiaramente denigratoria nei confronti del datore di lavoro, mediante l’utilizzo di termini offensivi.

Conclusioni

Nonostante una propensione al linguaggio colloquiale su WhatsApp, i messaggi mandati mediante questo servizio di messaggistica istantanea possono avere valenza legale.
Questo perché sono chiari i destinatari e i mittenti delle comunicazioni e ci sono anche i dati per la ricezione e la lettura dei messaggi.

Per questo, qualsiasi comunicazione è “ufficiale”, anche quella di un licenziamento. E attenzione a quello che si dice in chat, perché i messaggi possono essere la base per un licenziamento o un provvedimento disciplinare, se concorrono le condizioni per farlo.