Negli ultimi anni, il tema del turnover nella Pa è stato oggetto di ampie discussioni e ora, con la Legge di Bilancio 2025, si assiste a un netto cambio di rotta.
La Manovra infatti prevede l’introduzione dell’art. 110, che impone un limite al turnover dei dipendenti pubblici fissato al 75%. Questa misura, che rappresenta un freno significativo all’assunzione di nuovo personale, sta già suscitando polemiche e preoccupazioni per il futuro della P.A.
Le motivazioni del limite al turnover nella Pa nella legge di bilancio 2025
Il governo di Giorgia Meloni ha giustificato questa decisione con la necessità di rispettare i parametri di spesa europei e di tenere sotto controllo la spesa primaria corrente. Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha dichiarato che, sebbene non sia soddisfatto di questa restrizione, il governo ha la responsabilità di mantenere un equilibrio nei conti pubblici. La misura, limitata al solo anno 2025, è quindi vista come un passo necessario, anche se i sindacati e gli esperti avvertono che potrebbe produrre effetti a lungo termine sulla capacità della P.A. di rinnovarsi e di rispondere alle esigenze dei cittadini.
I numeri del ricambio generazionale nella Pa
Nel 2023, la PA ha visto l’ingresso di circa 170.000 nuovi dipendenti e nei primi otto mesi del 2024 sono stati banditi 13.200 concorsi, registrando oltre due milioni di candidature. Tuttavia, con l’imposizione di un turnover limitato, ci si aspetta che il ricambio generazionale subisca una battuta d’arresto. La situazione è preoccupante: l’età media dei dipendenti pubblici è di 49 anni e si stima che il 30% del personale attuale non sarà più in servizio nei prossimi dieci anni. Questo pone un serio problema per il futuro della PA, in un momento in cui il governo si trova ad affrontare sfide significative, dall’implementazione del PNRR alle esigenze crescenti dei cittadini.
Quali settori saranno più colpiti dal blocco del turnover?
È importante notare però che non tutti i settori saranno colpiti allo stesso modo dal blocco del turnover. La Sanità, ad esempio, è stata esclusa da queste restrizioni, dato il cronico problema di carenza di personale: infatti, secondo alcune stime, saranno necessari fino a 30.000 nuovi infermieri nei prossimi anni.
Anche i piccoli Comuni, già in difficoltà a causa di un calo significativo del personale, beneficeranno di eccezioni, almeno fino al 2026. Negli ultimi quindici anni, i dipendenti comunali sono diminuiti da 479.000 a 342.000, un trend che non mostra segni di inversione. A tal proposito, l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL) ha stimato che nei prossimi dieci anni andrà sostituito ancora un terzo dei dipendenti, cioè diecimila persone per ciascun anno.
Inoltre, anche la Giustizia e le carceri sono in una situazione critica. Attualmente mancano 14.000 dipendenti nei tribunali e si fa fatica a reclutare personale per le carceri. La mancanza di risorse e il blocco delle assunzioni potrebbero aggravare ulteriormente una situazione già complessa.
Esclusi dal turnover anche magistrati, avvocati e procuratori dello Stato: dal 2025 le assunzioni sono consentite fino al 100% delle unità cessate nell’anno precedente.
La manovra non si limita al solo blocco del turnover, ma prevede anche tagli ai compensi dei dirigenti pubblici, ad eccezione dei top manager delle agenzie fiscali, degli enti del SSN, delle autorità indipendenti, come Antitrust e Garante della Privacy, dei Ministeri, degli Enti pubblici economici e di molti Enti territoriali.
Limite alla spesa per il personale
Inoltre, è previsto un limite alla spesa per il personale, stabilendo un rapporto che non può superare l’80% delle entrate. Queste misure potrebbero compromettere la capacità della PA di attrarre e mantenere talenti, essenziali per l’innovazione e il miglioramento dei servizi pubblici.
Nel contesto delle trattative per il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali, i sindacati e l’Aran si riuniranno per discutere le modalità di applicazione di queste misure restrittive. L’allocazione di risorse per il triennio 2025-2027 è un argomento caldo e le parti coinvolte dovranno trovare un equilibrio tra necessità di risparmio e necessità di investire nel capitale umano.
Al fine, inoltre, di garantire la permanenza dei dipendenti già in servizio, la Manovra prevede la possibilità, per tutti i dipendenti pubblici, di rimanere al loro posto, una volta maturati i requisiti per la pensione, per altri due anni usufruendo di un bonus contributivo che alzerà lo stipendio mensile.
Quali saranno le conseguenze di questo limite al turnover?
In conclusione, l’introduzione dell’art. 110 nella Manovra di Bilancio 2025, con il limite del turnover al 75%, rappresenta un intervento necessario per il contenimento della spesa pubblica, ma solleva preoccupazioni significative riguardo al futuro della Pubblica Amministrazione. Questo approccio rischia di compromettere il rinnovamento del personale e di aggravare le già critiche carenze in settori vitali come la Giustizia e la Sanità. Sebbene siano previste eccezioni per alcune categorie, l’uniformità delle misure potrebbe non tener conto delle diverse esigenze operative, ostacolando l’attrazione di talenti e l’innovazione. È essenziale che il governo equilibri rigorosamente le necessità di bilancio con l’urgenza di garantire una P.A. efficiente e in grado di rispondere adeguatamente alle sfide contemporanee.
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Buongiorno Antonella sono pienamente d’accordo con lei. Cosa rimane del nostro tempo libero, se siamo costretti a rimanere al lavoro fino al giorno in cui dovremo entrare in una casa di riposo? Sottoposti ogni giorno a stress legati alla fantomatica quanto inesistente “sburocratizzazione” e altrettanta insesistente “digitalizzazione” Sempre a correre dietro a nuovi software, nuovi adempimenti, nuove piattaforme online, nuove statistiche che non servono a nulla se non a dare una giustificazione a chi non ha nulla da fare, e si inventa ogni giorno qualcosa da fare fare ad altri, con delle scadenze stringenti e delle responsabilità… E quando entreranno… Leggi il resto »