FondiSecondo indiscrezioni non ancora confermate la Corte Costituzionale, sarebbe vicina alla propagazione di uno scossone tanto nelle aule dei tribunali quanto sui conti pubblici: dopo la sentenza sulle Pensioni, sarà chiamata a decidere sulla legittimità della norma, contenuta nell’ultima legge di Stabilità, che ha prorogato al 2015 il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici. Una decisione definitiva che dovrebbe arrivare a fine giugno.

 

Gli statali, alla stregua dei pensionati, potrebbero ritrovarsi sbalzati nel bel mezzo del Limbo? Molto probabile, poiché, seguendo lo stesso ragionamento utilizzato nel caso immediatamente precedente, la mancata indicizzazione degli assegni al costo della vita stabilito dall’Istat viene giudicata come una misura non in linea con la Costituzione, che potrebbe quindi cadere e dar luogo a indennizzi milionari.

 

Stesso identico procedimento: i blocchi stipendiali, diventati incostituzionali, si trasformerebbero in un’illegittimità incostituzionale, per il semplice motivo che le misure emergenziali stabilite dal Governo per il risanamento della finanza statale possano essere considerate legittime solo a condizione che siano temporanee e non diventino una regola. La sconclusionata serie di proroghe del blocco degli stipendi, evidentemente, sarebbe ascrivibile a questo tipo di deduzione.

 

Nello specifico i blocchi degli stipendi degli statali potrebbero essere scongelati perché la Corte potrebbe accogliere il ricorso dei lavoratori, bocciando il congelamento della rivalutazione all’Istat, almeno per le somme maturate quest’anno e, invece, dichiarando legittimo quello del passato.

 

Quali sono, però, i rischi? I soliti che hanno accompagnato la decisione sulle pensioni: una eventuale sentenza di accoglimento rischia di compromettere definitivamente la tenuta dei conti del Governo. In bilico non c’è solo il patto di stabilità con l’Europa ma anche le cosiddette clausole di salvaguardia contenute nell’ultima legge di Stabilità: clausole che prevedono l’aumento delle accise sulla benzina e l’impennata dell’IVA al 24% già dal prossimo anno (per arrivare al 25,5% entro il 2018).

 

L’aggravante di una situazione già tesa è data da alcuni fattori che rischiano di far aumentare la pressione sui già troppo vessati contribuenti: non solo non si è realizzata la spending review scritta nella legge finanziaria, ma anzi lo Stato deve far fronte a una serie di spese impreviste: i risarcimenti sulle pensioni (entro agosto), il mancato incasso dalle imposte sulle sigarette elettroniche (sempre per causa di una sentenza della Corte Costituzionale di questo mese), i rimborsi per gli accertamenti fiscali dei “falsi” dirigenti dell’Agenzia delle Entrate dichiarati nulli dalle Commissioni tributarie.

 

Un vero e proprio terremoto preannunciato, pertanto. Sembra il principio di un’altra vicenda (proprio come per i pensionati) sulla quale la parola “fine” non verrà scritta assolutamente tanto presto.