Una recente sentenza della Cassazione, la numero 4185/2023, si occupa di fornire indicazioni sulla sospensione del procedimento disciplinare nel Pubblico Impiego.
Il potere disciplinare nei rapporti di lavoro, come previsto dalla legge italiana, si applica anche al pubblico impiego contrattualizzato.
Infatti esiste uno specifico codice di comportamento che ogni dipendente pubblico è obbligato a osservare, pena sanzioni o conseguenze anche maggiormente gravi come il licenziamento.
Ma esistono casi oggettivi in cui questi procedimenti disciplinari possono essere, per così dire, “congelati”?
Di recente la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata su un possibile caso di sospensione di uno specifico procedimento disciplinare: scopriamo dunque qual è il contenuto della Sentenza e quali sono i principi di diritto enunciati.
Il caso
Nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione (relativo a un evento verificatosi nel comparto sanità ma applicabile a tutti i dipendenti pubblici) a un dipendente, un infermiere, era stata inflitta una sanzione perché aveva somministrato a un paziente un farmaco sbagliato e aveva alterato la sua cartella clinica.
Il dipendente ha successivamente impugnato la sanzione disciplinare di sospensione dal lavoro e di sei mesi dello stipendio.
Dopo il rigetto della Corte d’Appello, che aveva confermato la sospensione, il caso è arrivato di fronte ai giudici cassazionisti.
Sospensione del procedimento disciplinare nel Pubblico Impiego: il parere della Cassazione
La Cassazione non si è discostata dal parere della Corte d’Appello, ritenendo corretta l’azione del datore di lavoro durante la procedura disciplinare e nella fase di accertamento dei fatti contestati. Nello specifico i giudici si sono soffermati sulla procedura di “audizione” del dipendente.
La normativa prevede infatti, come indicato dallo Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970), che il lavoratore è libero di esercitare il diritto di difesa nella più completa libertà delle forme, presentando le proprie giustificazioni in forma scritta, orale. Oppure il dipendente potrebbe decidere anche di non difendersi, senza che questo significhi una tacita ammissione delle proprie colpe.
Tuttavia, secondo quanto espresso nella Sentenza, sebbene il datore di lavoro sia obbligato ad ascoltare il dipendente quando viene contestata una disciplina, il dipendente non può posticipare arbitrariamente l’incontro in cui deve essere ascoltato.
Pertanto la violazione di questo obbligo comporta l’annullamento della sanzione solo se il dipendente dimostra di aver subito un pregiudizio nel suo effettivo diritto di difesa.
La Cassazione afferma che la procedura disciplinare per i dipendenti pubblici può essere sospesa solo se il lavoratore ha una patologia così grave da impedirgli di esercitare il diritto di difesa in qualsiasi modo.
In questo caso è responsabilità del dipendente dimostrare la malattia grave: questo perché malattie “meno gravi” non impediscono al lavoratore diverse forme partecipative all’udienza (come ad esempio l’invio di memorie esplicative o di delega difensiva ad un avvocato).
Il testo completo della Sentenza
Potete consultare qui di seguito il testo completo della Sentenza.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it