In materia di pensioni potrebbero arrivare importanti novità, che iniziano a bollire nel calderone della prossima Legge di Bilancio: con il 2025 potrebbe arrivare l’addio agli scivoli anticipati.
La riforma delle pensioni si preannuncia come il nodo cruciale della prossima Legge di Bilancio, che inizierà a prendere forma nelle prossime settimane. Durante il mese di agosto, il Ministero dell’Economia sarà al centro di un’attività frenetica per preparare la manovra, ma prima di tutto devono essere risolti alcuni aspetti fondamentali.
I dati recenti sono più favorevoli del previsto: l’ultimo aggiornamento del bilancio ha rivisto al rialzo le entrate tributarie di 24 miliardi di euro. In arrivo ci sono ulteriori aggiornamenti dall’Agenzia delle Entrate riguardo all’autoliquidazione di luglio, che potrebbero confermare questo trend positivo. Tuttavia, la necessità di risorse per la prossima manovra è ancora significativa e questo potrebbe influire negativamente sul fronte previdenziale.
Pertanto il panorama delle pensioni italiane potrebbe subire significativi cambiamenti dal 2025, con una possibile eliminazione degli scivoli anticipati e un allungamento dell’età lavorativa
Quanta copertura economica serve per le misure pensionistiche?
Nel dettaglio, sono necessari 13 miliardi di euro per la correzione del deficit imposta dalla Commissione Europea, cifra già prevista nei conti pubblici e quindi non da finanziare ex novo. A questi si aggiungono 20 miliardi per confermare le misure in scadenza e altri 3-4 miliardi per spese indifferibili come il rifinanziamento delle missioni internazionali e la vacanza contrattuale dei dipendenti pubblici. Con la volontà del governo di evitare un incremento della pressione fiscale, è improbabile che si possa mantenere inalterata l’attuale versione di Quota 103 o avvicinarsi all’obiettivo di Quota 41.
L’allarme del Ministro Giorgetti
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato la difficoltà del sistema pensionistico italiano, aggravata dalla demografia. La Ragioneria Generale dello Stato ha recentemente aggiornato le sue previsioni, estendendo l’età lavorativa da 15-64 anni a 15-69 anni, con l’obiettivo di mostrare un sostegno maggiore al sistema pensionistico. Questa modifica implica che, per i giovani, potrebbe essere necessario lavorare fino a 70 anni, riducendo drasticamente le opzioni per pensionamenti anticipati e rendendo improbabile qualsiasi nuova forma di flessibilità.
Niente più scivoli anticipati sulle pensioni dal 2025?
Pertanto alcune cose potrebbero essere definitivamente “tagliate” e buttate via. Uno degli strumenti in discussione è lo “scivolo pensionistico”, uno strumento pensato per agevolare il passaggio al pensionamento dei lavoratori che si avvicinano all’età pensionabile.
Di seguito, esploreremo in dettaglio il funzionamento di questo meccanismo e le sue implicazioni.
Cos’è lo scivolo pensionistico nel dettaglio?
Lo scivolo pensionistico è un’opzione che consente alle aziende di anticipare il pensionamento dei dipendenti che si trovano a pochi anni dall’età pensionabile. Questa misura viene utilizzata principalmente per facilitare il turnover del personale e per gestire la transizione verso nuove assunzioni. Tuttavia, è importante che i dipendenti coinvolti abbiano già maturato i requisiti contributivi minimi necessari per il pensionamento, e l’opzione deve essere accettata volontariamente dal lavoratore.
Come funziona?
- Requisiti del lavoratore: il dipendente deve essere vicino alla pensione, generalmente a non più di cinque anni dall’età pensionabile o da quella anticipata. Deve anche avere accumulato il numero minimo di anni di contributi necessari per poter accedere alla pensione.
- Accettazione e indennità: una volta che il lavoratore accetta di andare in pensione anticipata tramite lo scivolo, l’azienda è obbligata a versargli un’indennità mensile. Questo pagamento è calcolato sulla base del trattamento pensionistico che il dipendente ha maturato fino al momento della cessazione del rapporto di lavoro. L’indennità mira a garantire che il lavoratore riceva una compensazione adeguata fino al momento in cui inizia a percepire la pensione effettiva.
- Copertura previdenziale e Naspi: se il pensionamento anticipato è concesso, lo Stato interviene per coprire i costi legati alla Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) per i primi due anni. La Naspi è un’indennità di disoccupazione che supporta i lavoratori che perdono il posto di lavoro involontariamente. Dopo i primi due anni, tuttavia, il costo del mantenimento del trattamento economico del lavoratore ricade completamente sull’azienda.
Implicazioni economiche e sociali
- Per le aziende: lo scivolo pensionistico può rappresentare un’opportunità per le imprese di rinnovare il proprio personale senza dover attendere il pensionamento ufficiale dei lavoratori più anziani. Tuttavia, il costo dell’indennità e il pagamento dei contributi previdenziali possono pesare sul bilancio dell’azienda, specialmente se la misura viene estesa per periodi prolungati o se si applicano numerosi scivoli.
- Per i lavoratori: questo strumento può essere vantaggioso per i dipendenti che desiderano uscire anticipatamente dal mercato del lavoro senza subire una riduzione significativa del reddito. Tuttavia, la durata della copertura della Naspi e l’importo dell’indennità sono determinati dalle normative vigenti e possono variare in base alla situazione specifica del lavoratore.
- Per lo stato: la misura dello scivolo pensionistico comporta un costo iniziale per le finanze pubbliche dovuto alla copertura della Naspi. Tuttavia, può anche rappresentare un modo per gestire più efficacemente il passaggio dei lavoratori verso il pensionamento, riducendo potenzialmente il carico su altri programmi di assistenza sociale.
Un probabile addio?
Le preoccupazioni legate alla sostenibilità del sistema pensionistico e l’aumento dell’età lavorativa suggeriscono che questa misura potrebbe essere ridimensionata o addirittura eliminata. La crescente pressione sui conti pubblici e la necessità di adeguare il sistema pensionistico alle nuove realtà demografiche potrebbero portare a una revisione significativa di questo strumento. La sua evoluzione dipenderà dunque dalle scelte politiche e dalle necessità di riforma del sistema pensionistico.