Il ministro per la PA Marianna madia ha ‘invitato il presidente dell’Aran a convocare le parti e a dare formalmente inizio alla sessione contrattuale‘ per gli statali dopo 8 anni di stop.
Governo pronto a sbloccare i contratti nel pubblico impiego. Lo sottolinea la titolare della Funzione Pubblica, Marianna Madia, spiegando di avere “invitato il presidente dell’Aran a convocare le parti e a iniziare formalmente la sessione dei contratti”. L’obiettivo sarebbe quello di arrivare ad una conclusione già per la fine di giugno o, comunque, entro il mese di luglio. “L’incontro con i comitati di settore è stato positivo e, visto che siamo già a un ottimo punto, ho invitato il presidente dell’Aran a iniziare formalmente la sessione dei contratti” osserva il ministro.”Adesso i comitati di settore – aggiunge – dovranno integrare l’atto di indirizzo rispetto ai loro comparti”. La tempistica, sottolineano da Palazzo Vidoni, rispetta l’impegno preso di arrivare allo sblocco dei contratti subito dopo il via libera definitivo al Testo unico del pubblico impiego e alla riforma della performance.
Ad essere interessati nello sblocco saranno circa 3,3 milioni di dipendenti impiegati nelle Pubbliche Amministrazioni con un costo stimato nell’ultimo Documento di economia e finanza, di 2,8 miliardi di euro. Lo stanziamento dovrebbe essere sufficiente a dare piena attuazione all’intesa raggiunta lo scorso dicembre con la parte sindacale che prevedeva l’erogazione di un aumento contrattuale medio di 85 euro con i rinnovi 2016-2018. La logica, si legge nel DEF, sarà quella della piramide rovesciata cioè con l’obiettivo di valorizzare chi ha più sofferto della crisi, dunque su chi ha retribuzioni inferiori. Al momento, le risorse disponibili, dopo l’iniezione di fondi messa a punto con la legge di Bilancio 2017, consentono di attribuire, si spiega nelle bozze del Def, un beneficio medio di circa 35,9 euro mensili più altri 10 euro già acquisiti nel 2016. Per centrare gli 85 euro di incremento a partire dal 2018 stabiliti nell’intesa preliminare tra Governo e sindacati occorrono quindi, si calcola, 1,6 miliardi di euro per il pubblico impiego del settore “Stato”, una posta da inserire nella prossima legge di Bilancio.
Una cifra non indifferente a cui si aggiunge il ridisegno della pubblica amministrazione, il cui accordo siglato con i sindacati a Novembre sulla carta ha ridotto a quattro gli undici comparti in cui era divisa fino a ieri. Per sanità ed enti territoriali cambia poco, perché i confini sono rimasti praticamente identici, ma per il comparto della “conoscenza”, che unisce scuola e personale non docente delle università, e soprattutto per la Pa centrale, dove confluiscono ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici, molti problemi dovranno essere ancora risolti. Il Governo dovrà trovare anche una soluzione giuridica per non penalizzare i circa 200mila lavoratori del pubblico impiego che oggi percepiscono il bonus di 80 euro e che rischiano di perderlo con l’incremento salariale. Insomma la sfida non sarà semplice.