Riforma Pensioni, Salvini apre alla Quota 100 da 62 anni. Il Ministro dell’Interno smentisce quanto anticipato l’altro giorno dal Consulente Alberto Brambilla. Ma cresce l’incertezza sulla reale portata della Riforma.
«Quota 100 con 64 anni? No, è assolutamente troppo alto. Io ho chiesto al massimo 62». Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, prova così a smarcarsi da una ipotetica Riforma della Legge Fornero troppo rigida durante la puntata di Porta a Porta andata in onda ieri nel salotto di Bruno Vespa.
Salvini ha ribadito che il governo gialloverde vuole smontare la legge Fornero dal prossimo anno e consentire di andare in pensione con quota 100, cioè il numero a cui si arriva sommando età anagrafica e anni di contributi. Sino ad oggi l’ipotesi più accreditata era la combinazione 64 anni e 36 di contributi. Ma Salvini apre ad una maggiore flessibilità ipotizzando di inserire anche ulteriori composizioni come, per l’appunto, 62 anni e 38 anni di contributi oppure 63 anni e 37 di contributi. Insomma una Riforma potenzialmente con meno paletti e condizioni, più platee beneficiarie ma un costo superiore per le Casse dello Stato. Su cui si dovranno trovare le adeguate coperture.
Che cosa si sta muovendo?
E si apre anche una frattura rispetto alle dichiarazioni rese sino all’altro giorno dallo stesso consulente della Lega, Antonio Brambilla. Per le pensioni, «sì a quota 100 ma con almeno 64 anni di età e 36 di contributi e con flessibilità, e sconti sugli anni di uscita dal lavoro per le categorie dei lavoratori precoci e delle donne con figli», aveva detto l’esperto. Per le pensioni, la proposta Brambilla prevederebbe, oltre all’uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 36 anni di contributi, la sostituzione dell’Ape social «per tutti i lavoratori, con i Fondi esuberi, sulla scia di quanto già sperimentato con successo ad esempio dalla categoria dei bancari». Come dire che la cornice del prossimo intervento di revisione della Legge Fornero è quanto mai incerta.
L’accesso alla pensione con quota 100 e un’età minima di 62 anni insieme alla possibilità di uscire con 41 anni e mezzo di contributi indipendentemente dall’età anagrafica potrebbe costare già nel 2019 13 miliardi al lordo delle tasse e 9 miliardi al netto. Le elaborazioni sono di Stefano Patriarca, ex consulente del Governo Renzi e Gentiloni e tra gli artefici del progetto Ape varato nella passata legislatura, sulle ipotesi di riforma della Legge Fornero annunciate dal vicepremier Matteo Salvini. A regime il costo salirebbe a circa 20 miliardi al lordo delle tasse e oltre 13 miliardi al netto. La stima di Patriarca non terrebbe conto però del previsto ricalcolo contributivo di una parte degli anni di lavoro e del fatto che si conteggerebbero solo un massimo di due anni di contributi figurativi. Paletti che abbasserebbero il costo di quota 100 come immaginato dalla Lega.