Riforma delle Pensioni: nelle intenzioni del Governo al momento i provvedimenti sono rimandati all’autunno, ma verranno fatti.
Il Ministro del Lavoro, Luigi di Maio, conferma la volontà di intervenire il prima possibile sulla revisione della Legge Fornero. In una intervista rilasciata oggi al quotidiano il Corriere della Sera. Flat Tax, reddito di cittadinanza e abolizione della legge Fornero “sono emergenze sociali, si devono realizzare il prima possibile, anzi subito” ha detto il vicepremier indicando quali saranno i prossimi impegni del governo in vista dell’autunno. E sulla possibilità di tensioni con il Ministro dell’Economia Tria Di Maio taglia corto: “Non vedo incomprensioni con il ministro: c’è un contratto di governo ed è quello che dobbiamo seguire”.
Di Maio rivendica anche i successi portati a termine dal nuovo Governo a distanza di poche settimane dal suo insediamento. Il primo fra tutti la delibera che taglia dal 1° gennaio 2019 i vitalizi degli ex parlamentari (in realtà si tratta solo degli ex deputati dato che il Senato non ha ancora adottato il provvedimento in attesa del parare del Consiglio di Stato) e poi il decreto dignità contenente la stretta sui contratti a termine. Sulle pensioni è poi atteso il disegno di legge che dovrebbe tagliare le pensioni d’oro, superiori a 4mila euro netti al mese, non giustificate dai contributi versati. Il provvedimento dovrebbe essere presentato in Senato prima della pausa estiva ma il rischio che slitti un autunno è dietro l’angolo.
Capitolo Pensioni rimandato a settembre
Sul capitolo pensioni l’esecutivo non ha però ancora presentato un progetto condiviso. Nel programma che Salvini e Di Maio hanno messo a punto nel contratto di governo a punto figura, infatti, anche la proposta di rimettere mano alla Legge Fornero, con modalità note per ora solo nella loro cornice generale: ripristinare la vecchia pensione di anzianita’ tarata sulla quota 100 e sulla quota 41 per tutti i lavoratori in modo da ridare un pò di flessibilità nell’accesso al pensionamento.
La proposta leghista, concepita nei giorni scorsi da Antonio Brambilla, basata su una finestra fissa a 64 anni e 36 di contributi oppure con 41 anni e 5 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica però non convince i Cinque Stelle. I Pentastellati vogliono scongiurare di danneggiare le categorie paradossalmente più deboli come disoccupati, caregivers, invalidi e addetti alle mansioni gravose che dal prossimo anno sarebbero tagliati fuori dall’ape sociale nel caso in cui la misura non venisse prorogata. Un effetto boomerang che si ripercuoterebbe negativamente sull’elettorato grillino. Per Di Maio la proposta Brambilla resta, quindi, solo un’ipotesi di intervento tra le diverse che saranno esaminate dall’esecutivo. Parte dei Cinque Stelle rimangono su posizioni più vicine alle proposte dell’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che punta a realizzare la flessibilità tramite una stabilizzazione dell’ape sociale con un ampliamento delle platee beneficiarie. Privilegiando soprattutto chi ha un reale bisogno di flessibilità e scaricando su imprese e lavoratori le altre forme di anticipo.
La prima scadenza utile per correggere la Fornero sarà, comunque, la prossima legge di bilancio i cui lavori inizieranno a fine settembre dopo la Nota di aggiornamento al Def. In tale occasione l’esecutivo dovrà svelare i propri piani e trovare un accordo in seno alla maggioranza.