Il Dipartimento per la Funzione pubblica ha fatto sapere che è stato riavviato il tavolo per l’accordo quadro, in riferimento all’Anticipo Tfs/Tfr.


L’Anticipo del Tfs e del Tfr (Trattamento di fine servizio/ Trattamento di fine rapporto) è di nuovo al centro delle discussioni.
Si è riaperto, infatti, il Tavolo tecnico di coordinamento, istituto dal Dipartimento della funzione pubblica.

L’obiettivo è quello di procedere col rinnovo dell’Accordo Quadro, già sottoscritto e formalizzato col decreto ministeriale del 19 agosto 2020, successivamente rinnovato dal decreto ministeriale del 1° agosto 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 settembre 2022.

Ecco cosa sappiamo.

Anticipo Tfs/Tfr: riavviato il tavolo per il rinnovo dell’Accordo Quadro

Al tavolo, istituito presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, sono stati coinvolti anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero del Lavoro, l’Abi (Associazione bancaria italiana) e l’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale).

Tutti gli attori coinvolti hanno manifestato, in maniera unanime, l’intenzione di avviare le procedure per il rinnovo, seppur facendo alcune valutazioni preliminari.

Lo schema dell’Accordo Quadro e il relativo decreto ministeriale di rinnovo sono stati inviati alle amministrazioni coinvolte nel procedimento, per poter acquisire, in maniera preliminare, i loro pareri.

Il provvedimento è indirizzato ai lavoratori che hanno deciso di usufruire dell’uscita anticipata dal lavoro. Andando, perciò, in pensione con Quota 100, 102 o 103, perciò, prima di aver completato la maturazione complessiva del trattamento.

La proposta è quella di consentire a questa categoria di lavoratori di richiedere un anticipo di 45mila euro, a condizioni agevolate, corrispondente ad una parte del Tfs o del Tfr.
Il rinnovo di quest’accordo si pone come un’agevolazione per l’accesso al trattamento di fine servizio/rapporto da parte dei dipendenti.

Le polemiche relative ai ritardi

Permangono ancora le polemiche sui ritardi di erogazione del Tfs/Tfr: un’attesa che può durare fino a sette anni.
Non è servito a nulla il monito della Corte Costituzionale che, lo scorso anno, ha ritenuto illegittima la disparità tra dipendenti pubblici e privati, sui tempi di erogazione.

La Corte Costituzionale aveva anche ribadito che i dipendenti, compiuti i 67 anni, avrebbero dovuto ricevere le somme spettanti, senza ritardi. Anche la Consulta aveva chiesto al Parlamento e al Governo d’intervenire sul tema.

Ma rimane un nulla di fatto.

Questo nuovo accordo viene preso con gli istituti bancari, senza provare a rivedere i termini, lasciando la situazione impantanata, come lo è da almeno sei anni.

Quanto è stato introdotto il prestito Tfs, i tassi d’interesse erano a zero e anche il Rendistato era vicino a quel valore. Perciò, i dipendenti che richiedevano l’anticipo, pagavano esclusivamente lo spread allo 0,4%.

A causa dell’inflazione e dei l’innalzamento dei tassi della Bce, però, il Rendistato, ad oggi, è al 3,7%, arrivando al 4,1%, se contiamo lo spread.
In questa partita tra banche, Stato e lavoratore, sembra che il match si giochi solo in due. E che il lavoratore sia costretto a guardarlo dalla panchina, senza poter fare nulla.