programma-commissione-europea-2019-enti-localiProgramma Commissione Europea 2019, Enti Locali: più voce alle autorità locali e regionali nella definizione delle politiche dell’Ue, al fine di migliorare la legislazione e renderla più efficace.


Fare ricorso al metodo della “sussidiarietà attiva” inteso quale valore aggiunto della legislazione dell’Ue a vantaggio dei cittadini e come strumento in grado di dare maggiore titolarità delle decisioni dell’Unione negli Stati membri: è la raccomandazione che le autonomie regionali e locali rivolgono alla Commissione europea alle prese con il Programma 2019. Il tema, con diverse sfumature e con particolare riferimento alla politica di coesione, è stato affrontato nel corso del convegno “Il programma di lavoro della Commissione Europea 2019: il punto di vista delle autonomie regionali e locali” svoltosi oggi a Roma. (guarda la gallery)

 

“Il 2019 sarà un anno decisivo per l’Europa a partire dalle scadenze dei prossimi mesi: il Parlamento europeo sarà interessato dalle elezioni nella prossima primavera, ad ottobre scadrà il mandato dell’attuale Commissione mentre a gennaio 2020 arriverà a scadenza il mandato del Comitato delle Regioni”, ha detto  il presidente del Consiglio nazionale di Anci e capo della delegazione italiana al Comitato delle Regioni di Bruxelles, Enzo Bianco aprendo i lavori del convegno e sottolineando che proprio il Comitato delle Regioni può essere decisivo nell’affrontare un gap importante della Ue che spesso viene avvertita come fredda e distante, troppo burocratica mentre c’è bisogno di avere un’Europa più unita, dove il ruolo delle comunità locali venga valorizzato”.

 

Per Bianco tutte le risposte che si chiedono all’Ue in tema di energia, ambiente, immigrazione e sicurezza, possono essere affrontate solo ed esclusivamente “se c’è un’unita e vicinanza ai cittadini, anche se dobbiamo parlare di una Europa a più velocità” e in questo nuovo scenario “penso che le comunità locali possano avere un ruolo importante”.

 

“Serve un dibattito costruttivo in Europa” è quanto afferma  la coordinatrice della delegazione Anci al Comitato delle Regioni, Micaela Fanelli che nel suo intervento ha posto l’accento sull’importanza del Cdr come soggetto rappresentativo delle autonomie territoriali in Europa al quale “partecipiamo come Comuni italiani per migliorare le decisioni dell’Ue verso i Comuni stessi, le direttive in materia di immigrazione, ambiente, programmazione economica e sociale e per migliorare altresì gli atti di programmazione generale sui fondi strutturali”.

 

“Come membri del Comitato delle Regioni – ha sottolineato – partecipiamo quindi al dibattito per migliorare il nostro lavoro in Europa e lo facciamo anche attraverso un progetto che, in Italia, mira a rendere i cittadini più informati sugli atti del Comitato stesso, del Parlamento europeo e della Commissione, che migliori gli emendamenti relativi alla normativa primaria dell’Ue e che renda più incisive le nostre attività sul programma europeo e sul futuro della programmazione”. Tutto questo è stato possibile realizzarlo “attraverso un finanziamento del Programma Operativo Nazionale sui fondi di accompagnamenti di Assistenza tecnica e azioni di sistema per cui avremo uno staff dedicato a migliorare la qualità della nostra interlocuzione con l’Ue. Anci, Conferenza delle Regioni e Upi hanno quindi più possibilità di dire la loro”.

 

“Noi – ha sottolineato Fanelli – crediamo che l’indirizzo europeo debba essere rafforzato con una maggiore qualità di proposta”. Un esempio per tutti riguarda il regolamento del Fondo europeo di sviluppo regionale. “I Comuni dicono di alzare la quota destinata ai Comuni: il 10% del fondo direttamente dedicato, una parte per le città e una parte per le aree interne. Il lavoro di oggi – ha concluso la coordinatrice della delegazione Anci – mira su ogni atto e su ogni decisione europea a centrare di più quale è l’interesse dei Comuni italiani e a saperlo rappresentare meglio”.

 

La centralità del ruolo dei Comuni in Europa è stata anche al centro dell’intervento del sindaco di Fondi e membro del Comitato delle Regioni, Salvatore De Meo. “Il programma della Commissione europea può essere tradotto in azioni concrete ma c’è bisogno di una maggiore trasmissione e in questo senso le amministrazioni locali possono dare un contributo sostanziale per raggiungere risultati importanti. Oggi l’Europa è l’unico soggetto in grado di avere una visione, di raccogliere le istanze dei cittadini europei. La delegazione italiana del Comitato delle Regioni – ha aggiunto – si sta sforzando di riportare sul tavolo europeo le istanze delle autonomie locali che auspicano un’Europa con regole uguali, scevra da diseguaglianze e disparità. Un’Europa che va condivisa e sostenuta”.

 

Donato Toma, presidente della Regione Molise e membro del Bureau del Comitato europeo delle Regioni ha posto l’accento su due questioni cruciali per il futuro delle regioni meridionali: riequilibrare il gap tra nord e sud d’Italia e attuare una politica di grandi investimenti infrastrutturali.

 

“Lo Stato italiano – ha detto Toma – deve assicurare che il divario tra regioni del nord e del sud sia riequilibrato quanto più possibile, dopo di che la politica di coesione darà sicuramente buoni frutti. Un territorio ben infrastrutturato con strade, ferrovie, porti, aviosuperfici adeguati, è un territorio nel quale la spesa di coesione impatta molto bene e amplifica il suo effetto. Prioritario è dunque, ancor prima dei fondi di coesione, che il Governo centrale stanzi risorse per l’adeguamento delle infrastrutture”.

 

Il Capo della rappresentanza in Italia della commissione Europea Beatrice Covassi, ha ricordato che “l’Europa è i suoi territori”, “l’Europa è i suoi cittadini”. Pertanto  “ritrovare un’Europa più vicina ai cittadini significa soprattutto ritrovare un’istituzione che “sa articolarsi e declinarsi nei territori”.

 

Un obiettivo raggiungibile “partendo dalla capacità di fare sistema”, mettendo “a frutto i fondi europei a disposizione” e  soprattutto “valorizzando le opere che sono state realizzate con questi fondi”, migliorando l’efficacia della spesa e agendo sulle priorità. “Questa la sfida del futuro – ha sottolineato – ma anche la sfida che come Commissione europea, in partnership con i Comuni e le Regioni italiane, dobbiamo affrontare”

 

Infine, per Guido Milana consigliere regionale e membro del Comitato delle Regioni il problema non è tanto quello di interrogarsi sul programma della Commissione Europea che è ormai una questione sostanzialmente chiusa, ma è piuttosto quello di interrogarsi su cosa ci aspetta e sul miglior metodo di lavoro possibile.  Di questo programma ad esempio – ha continuato Milana – fa parte la nuova Pac che poi finirà sul tavolo del futuro nuovo commissario. Ma proprio sulla Pac si è realizzato un buon  esempio di metodo. Abbiamo lavorato benissimo, di fatto abbiamo stravolto il lavoro fatto dal relatore francese. c’è stato un grande impegno di squadra che ha cambiato la fisionomia della nuova Pac. E questo – ha concluso Milana –  è stato nient’altro che il risultato di una forte collaborazione fra i diversi livelli istituzionali italiani che hanno saputo guardare oltre l’appartenenza politica.