A settembre, il Governo incontrerà le parti sociali per ridefinire sia Opzione Donna che l’Ape Sociale: ecco le possibili ipotesi.
Il 26 giugno scorso, il Governo e le parti sociali si sono incontrate per discutere del futuro degli anticipi pensionistici, ma l’incontro non ha chiarito tutti i dubbi.
Probabilmente, la discussione sarà approfondita il prossimo 5 settembre, nel prossimo incontro tra le due parti, come stabilito dalla Ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone.
Ma quale sarà il futuro di Opzione Donna e dell’Ape Sociale? Vediamo insieme alcune ipotesi.
Ipotesi Opzione Donna e Ape Sociale: ecco quali sono
Con molta probabilità, saranno apportate delle modifiche a Opzione Donna, ovvero l’uscita anticipata per le donne con un’anzianità contributiva pari o superiore ai 35 anni e con un’età anagrafica di almeno 60 anni. Il limite di età poteva essere ridotto di un anno per figlio, nel limite massimo di due anni.
L’uscita anticipata era possibile solo per le caregiver, le invalidi civili in misura paro o superiore al 74% e le lavoratrici che erano state licenziate.
I cambiamenti varieranno a seconda delle risorse che il Governo deciderà di impiegare, nella prossima Legge di Bilancio.
Le opposizioni e i sindacati potrebbero puntare sul ripristino dei requisiti in vigore nel 2022 (58 anni di età, 59 anni per le lavoratrici autonome e 35 anni di contributi). Ma tra le ipotesi scatta quella di allargare la platea attuale e di permettere l’uscita a tutte le donne con almeno 60 anni, senza distinzioni legate al numero di figli o al lavoro.
Una seconda misura prevedrebbe il ricorso ad un modello simile a quello dell’Ape Sociale, con un anticipo pensionistico a partire da 60 o 61 anni.
Per quanto riguarda l’Ape Sociale si punta ad un prolungamento, che possa prevedere anche una revisione e un ampliamento della platea, per i lavoratori impegnati in attività gravose.
Cosa vuole fare il Governo con le pensioni
Tra i temi più insidiosi c’è la flessibilità: l’intenzione del Governo sarebbe quello di prorogare Quota 103 anche nel 2024, probabilmente in versione leggermente rivista.
Un’altra alternativa sarebbe quella di adottare Quota 41 solo per i lavoratori “contributivi” o, in alternativa, per tutti i lavoratori interessati, ma col ricalcolo contributivo del trattamento.
Si tratterebbe, però, di una misura che potrebbe arrivare solo nel 2025.
Per il prossimo anno, quindi, si pensa ad una manovra transitoria, a seconda delle risorse che metterà a disposizione il Governo.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it