militariLa parte sindacale chiede di rivedere l’adeguamento alla stima di vita dei requisiti per la pensione del personale di pubblica sicurezza e in special modo del comparto dei vigili del fuoco. Aprire un tavolo di confronto sulle pensioni anche per i lavoratori del comparto difesa e sicurezza. Lo chiedono in una nota al Governo alcune categorie sindacali che rappresentano le istanze dei lavoratori del comparto. Con l’obiettivo di fermare l’adeguamento della speranza di vita e attuare forme di previdenza integrativa per rabboccare gli importi degli assegni dei giovani lavoratori che, con il passaggio al sistema contributivo risultano eccessivamente magri.

 

In particolare il segretario della Confals vigili del fuoco, Franco Giancarlo, sottolinea la necessità di forme pensionistiche complementari, salvaguardando il personale attualmente in servizio già assoggettato al sistema contributivo, nei medesimi termini previsti per il personale del comparto Stato, nel rispetto dei vincoli del bilancio pubblico.

 

“Tale richiesta – incalza Franco Giancarlo – è peraltro dettata dalla circostanza che i Vigili del fuoco rispetto a tutte le altre Forze del comparto sicurezza e difesa non usufruiscono dell’abbuono di un anno di servizio prestato ogni cinque, nonostante che tale categoria viva una condizione di usura molto più marcata rispetto a tutte le categorie del comparto. Infine, non va sottaciuta la problematica relativa al trattamento previdenziale del personale tecnico-amministrativo e tecnico-informatico, che ha subito delle pesantissime penalizzazioni rispetto ad analogo personale del comparto sicurezza e difesa”.

 

Altra richiesta è quella di bloccare l’innalzamento ulteriore dell’età pensionabile. Soprattutto della pensione di vecchiaia. Come noto, i lavoratori nelle forze armate ad ordinamento militare e civile hanno mantenuto requisiti previdenziali diversi da quelle generali vigenti nell’AGO e nelle gestioni sostitutive ed esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria in virtu’ delle specificità del settore riconosciute dal Dlgs 165/1997. Attualmente la pensione di vecchiaia continua ad essere ancorata all’età massima per la permanenza in servizio, variabile a seconda della funzione e del grado congiuntamente al requisito contributivo minimo di 20 anni di contributi. I limiti anagrafici oscillano generalmente dai 60 anni delle qualifiche inferiori sino ai 65 anni delle superiori, quelle dirigenziali. A questi valori però bisogna aggiungere un ulteriore anno dovuto all’applicazione della finestra mobile di 12 mesi che, diversamente da quanto accaduto dal 2012 per la generalità dei dipendenti pubblici, non è stata abolita e alla speranza di vita, pari ad ulteriori 7 mesi, come per gli altri lavoratori.

 

Al riguardo il sindacato dei vigili del fuoco chiede l’espressa previsione “della non applicazione del meccanismo di adeguamento legato alla speranza di vita, sul limite previsto per la pensione di vecchiaia, considerato che nell’ipotesi, abbastanza plausibile, di una dilatazione di tale adeguamento sino a 30 mesi, si configurerebbe una permanenza in servizio anche sino a 65 anni, con il concreto rischio di inficiare la funzionalità del sistema e la efficienza di alcuni importanti servizi (ad esempio, controllo del territorio e ordine pubblico) che non possono essere svolti da ultrasessantenni”.