pensioni-d-oro-tagli-cameraPensioni d’Oro: sui tagli la Camera accelera sull’iter di approvazione, approvando la dichiarazione d’urgenza per la proposta di legge che incide le pensioni superiori a 4.500 euro netti al mese.


Sul taglio alle pensioni d’oro la Camera prova ad accelerare i tempi. L’Aula della Camera ha infatti deliberato ieri la dichiarazione d’urgenza per il disegno di legge numero 1071 (primi firmatari D’Uva e Molinari) che prevede il ricalcolo, tramite il meccanismo del raffronto dei coefficienti di trasformazione secondo l’età di pensionamento, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.500 euro mensili. In questo modo, si dimezzano i tempi in cui le commissioni sono tenute a portare il provvedimento all’Aula, dove il testo dovrà ora approdare entro un mese.

 

Il ddl ha iniziato la scorsa settimana il suo iter in commissione lavoro, dove nei prossimi giorni inizierà un ciclo di audizioni (in primo luogo dell’Inps) per avere indicazioni sull’ampiezza della platea dei soggetti interessati e sulle modalità di realizzazione dell’intervento.

 

Come già accennato sulle pagine di questo giornale il congegno del ricalcolo è interamente mutuato dalla proposta “non per cassa ma per equità” formulata dall’Inps al Governo nel 2015. Un meccanismo di calcolo delle riduzioni pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione vigente all’età di decorrenza della pensione e quello previsto all’età per la pensione di vecchiaia (67 anni dal 2019).

 

Per le pensioni aventi decorrenza anteriore al 1° gennaio 2019 – data in cui dovrebbe entrare in vigore il progetto di legge – si utilizzerà come divisore un coefficiente minore rimodulato ad un’età anagrafica variabile a seconda dell’anno di decorrenza della pensione secondo una apposita tabella allegata al disegno di legge. Per chi è andato in pensione prima del 1996 i raffronti si effettueranno, invece, sui coefficienti di trasformazione forniti in origine con la legge 335/1995. In parole semplici il meccanismo comporta che la riduzione della pensione sarà tanto più intensa quanto prima si è andati in pensione, anche sfruttando normative legittime all’epoca vigenti.

 

Il taglio così calcolato si applicherà sulla sola quota retributiva dell’assegno ed in ogni caso è prevista una salvaguardia in base alla quale il trattamento inciso non possa risultare al di sotto dei 4500 euro netti al mese (circa 90mila euro lordi annui). Il disegno di legge prevede l’esclusione dalla decurtazione i trattamenti di invalidità, di reversibilità e quelli riconosciuti alle vittime del terrorismo o del dovere. Nel progetto c’è anche il ridimensionamento dei benefici pensionistici per i sindacalisti. La maggioranza prova quindi a forzare i tempi per una delibera dell’Aula con l’obiettivo di passare la palla all’altro ramo del Parlamento entro la fine dell’anno.