Una riforma pensioni che conceda maggiori spazi in tema di flessibilità in uscita, magari facendo pagare un contributo economico, una sorta di penalità a coloro che scelgono la pensione anticipata: questo l’orientamento del Governo secondo quanto dichiarato negli ultimi giorni, anche in sede istituzionale, dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Lo strumento sarà la prossima Legge di Stabilità 2016.
Se sull’esigenza di maggiore flessibilità sembra esserci accordo ampio (per il Governo Poletti, Renzi e Padoan, per l’INPS Boeri, per il Parlamento il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano), sugli strumenti per attuare la riforma pensioni le idee divergono, anche parecchio.
Intervenendo in Commissione alla Camera, Poletti ha dichiarato l’intenzione di recepire la disponibilità delle imprese a individuare criteri di staffetta generazionale, ipotizzando quindi la «possibilità di sostituire una parte delle persone che maturano i requisiti pensionistici con l’ingresso di giovani», anche attraverso l’attivazione di strumenti come il pensionamento parziale, part-time, avvicinamento al pensionamento, lavori socialmente utili. In ogni caso, il Governo ha la necessità di individuare soluzioni che non siano eccessivamente onerose per le finanze pubbliche.
Si attende a giorni una proposta al Governo da parte del presidente dell’INPS, Tito Boeri, che secondo le anticipazioni dovrebbe contenere un’ipotesi di ricalcolo interamente contributivo dell’assegno previdenziale per chi sceglie la pensione anticipata, e anche un nuovo prelievo di solidarietà sugli assegni invece che già vengono erogati, quindi in pratica sulle pensioni già in essere.
Si tratta di un terreno accidentato, negli ultimi anni ci sono stati prelievi sulle pensioni su cui il legislatore è stato chiamato a intervenire a causa di bocciature da parte della Corte Costituzionale, con tanto di restituzione delle somme trattenute (l’ultimo caso, quello del no al blocco indicizzazione dei trattamenti nel 2012 e 2013).
Come noto, c’è una proposta di legge alla Camera di Damiano che prevede la possibilità di pensione anticipata a 62 anni, con almeno 35 anni di contributi, una penalizzazione sulla parte retributiva dell’assegno che in pratica corrisponderebbe nel caso più oneroso a un 8% dell’intera pensione. Mentre sulle ipotesi di toccare le pensioni Damiano esprime un no secco: «non bisogna mettere in discussione il sistema di calcolo delle pensioni in essere, non mi sembra il caso di inquietare 14 milioni di pensionati e le loro famiglie».
In generale, si può dire che allo studio ci sono tutte ipotesi che si concentrano sui modi possibili per privilegiare il sistema contributivo e consentire maggior flessibilità in uscita. In questo senso sembrano andare anche le dichiarazioni del ministero Padoan nel corso del festival dell’Economia di Trento, che ha sottolineato come i veri previdenziali siano quelli basati sui contributi versati.
Ci sono, infine, diverse ipotesi che prevedono di tornare al sistema delle quote (si parla di quota 100, sommando età anagrafica e contributiva).