commissioneIl Governo interverrà sulle pensioni con la prossima legge di stabilita’. Questa volta a dirlo è il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha confermato ieri nella diretta su facebook il via libera alla flessibilità in uscita. I dettagli non sono ancora noti del tutto ma si tratta di un’apertura importante perchè giunge dopo oltre un anno di annunci e proposte che sino ad oggi non avevano trovato alcun riscontro nei fatti.

 

Il meccanismo di flessibilità delle pensioni “si chiamerà Ape: c’è già il simbolo e il logo. Ci sta lavorando Nannicini: con la stabilità del 2017 si potrà anticipare, con una decurtazione economica, l’ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo” ha indicato il Premier. “Ci stiamo lavorando con i sindacati, i datori di lavoro, l’Unione europea. Il meccanismo va incontro a quelli nati nel 51-53″, penalizzati dall’aumento dell’età delle pensioni”.

 

Il dossier a cui lavora Palazzo Chigi sarà reso disponibile nei prossimi giorni. Tre le ipotesi. Si parte da un intervento strutturale, destinato cioè a tutti i lavoratori e lavoratrici a non più di tre anni dalla pensione di vecchiaia con una decurtazione sull’assegno pensionistico di circa il 3% per ogni anno di anticipo o con il ricalcolo con il contributivo dell’assegno (un pò come accade oggi con l’opzione donna); la seconda è quella di un intervento più limitato, cioè di natura selettiva, destinato cioè ai soli lavoratori che si trovano in situazione di difficoltà economica come i disoccupati o gli addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti, i notturni. Secondo Nannicini a questi soggetti si potrebbe riconoscere un’uscita anticipata già dall’età di 62 o 63 anni senza l’applicazione di alcuna penalità sulla pensione. Intervento che potrebbe essere garantito con una modifica in senso estensivo la disciplina recata dal decreto legislativo 67/2011 in materia di lavori usuranti. La terza categoria sarebbero i lavoratori che l’azienda vuole mandare in pensione prima per ristrutturare l’organico aziendale.

 

Per l’attuazione del progetto sulla flessibilità in uscita il Governo pensa al prestito previdenziale, cioè un meccanismo che coinvolgerà il settore bancario ed assicurativo. Gli istituti di credito si farebbero carico di anticipare le somme al lavoratore o all’Inps (che le girerà al lavoratore, dipende da come sarà strutturato il prestito) per poi “riprenderle” gradualmente una volta raggiunta l’età pensionabile, cioè i 66 anni e 7 mesi. Da comprendere come sarà garantita la banca, erogatrice del prestito, contro l’evento morte prematura del lavoratore e la contabilizzazione degli interessi. Probabilmente l’interessato dovrà stipulare una polizza assicurativa o dare in garanzia il Trattamento di fine rapporto se ancora non incassato. Uno strumento non semplice da attuare.

 

Con la flessibilità si dovrebbe intervenire (sarebbe opportuno) anche sui lavoratori con carriere discontinue rendendo più agevole il ricorso alla totalizzazione o eliminando la ricongiunzione onerosa dei contributi.