Dopo l’8 luglio si provveda ad una rapida accelerazione del Governo e del Parlamento per elaborare una proposta unificata sulla settima salvaguardia. E’ quanto si legge in diversi appelli lanciati ai membri della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati dalla Rete dei Comitati degli esodati. La richiesta dei Comitati è di approvare rapidamente un nuovo provvedimento legislativo per tutelare i restanti 49.500 lavoratori che avevano siglato accordi per la cessazione dal servizio entro il 31 dicembre 2011 come certificati dall’Inps e Governo in Parlamento il 15 Ottobre scorso.
La prossima settimana l’INPS dovrebbe fornire al Ministero del Lavoro ed alla Commissione Lavoro i dati sui residui delle 6 precedenti salvaguardie indispensabili per le coperture finanziarie della settima; poi l’8 luglio Boeri presenterà la relazione annuale prevista in merito. Conclusi questi passaggi l’obiettivo della Rete degli Esodati è sbloccare i due ddl depositati in Commissione Lavoro – il primo appoggiato dai Dem, il ddl 2958, l’altro dalla Lega Nord, il ddl 3002 – prima dell’avvio della discussione generale sulla legge di stabilità. Sblocco che potrebbe essere ottenuto senza particolari esborsi per le Casse dello Stato, ricordano dai Comitati, dato che su 170 mila posti disponibili solo 110mila sono stati effettivamente utilizzati e certificati dall’Inps (stando al report dello scorso 5 Aprile).
La capienza, pertanto, sarebbe sufficiente a garantire la tutela per gli altri 50 mila lavoratori con accordi siglati entro il 2011 lasciando comunque libero un plafond a garanzia per altri 10 mila posti.
La Rete preme per evitare che la settima salvaguardia incroci le misure previdenziali che dovrebbero arrivare con la legge di Stabilità e che riguarderebbero la flessibilità in uscita e gli esodandi, ovvero coloro che hanno siglato accordi dopo il 2011. Temi che la Rete non vuole siano sovrapposti per evitare che il dramma degli esodati sia confuso col disagio sociale vissuto da altre tipologie di penalizzati (esodandi, ecc.). “Deve essere chiaro – ricordano dalla Rete – che per il ripristino del patto rotto con questi cittadini è accettabile solamente una soluzione previdenziale che preveda il recupero del diritto alla pensione con le regole ante Fornero. Riteniamo che strumenti diversi di tipo assistenziale o di flessibilità non possono essere ritenuti assolutamente validi per questo specifico problema. Gli “esodati” sono un unicum perché al varo della riforma Fornero la loro fuoriuscita dal mondo lavorativo era già una realtà o prevista, con o senza accordi”.