Disparità di genere: ancora poche, purtroppo, le donne Sindaco ai vertici amministrativi dei Comuni capoluogo.
Quando si parla di presenza delle donne in politica, il dibattito pubblico è più spesso centrato sulla rappresentanza a livello nazionale rispetto a quella locale. Quante donne sono in parlamento, al governo, quante ricoprono ruoli in istituzioni ed enti statali.
Tuttavia, gli enti comunali costituiscono il primo livello di rappresentanza politica istituzionale, in cui si esercita potere amministrativo. Un potere che cresce all’aumentare del territorio, della popolazione che vi abita e dei servizi offerti.
Disparità di genere: poche le donne Sindaco ai vertici dei Comuni capoluogo
Ciò rende necessario analizzare anche la composizione degli organi amministrativi dei comuni attraverso una prospettiva di genere, per indagarne il livello di parità tra uomini e donne. In particolare nelle città, i centri più grandi, popolosi e urbanizzati del paese, le cui misure, politiche, investimenti possono avere un impatto anche sul territorio che le circonda. Dalla provincia di cui sono capoluogo, alla regione, fino all’intero paese.
Quadro normativo
La legge 215 del 2012 è volta a tutelare un’equa rappresentanza di genere nei consigli dei comuni con più di 5mila abitanti. La norma prevede 2 misure che si applicano durante le elezioni dei consigli:
- nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misure superiore ai due terzi;
- è possibile esprimere due preferenze (anziché una), purché riguardanti due candidati di sesso diverso, pena l’annullamento delle schede.
Anche la successiva legge Delrio del 2014 si inserisce nel quadro normativo sul tema, stabilendo per i comuni con più di 3mila abitanti una quota minima del 40% di candidati di entrambi i sessi nelle liste elettorali. Entrambe le leggi hanno sicuramente portato a un miglioramento della rappresentanza femminile nei comuni.
Tuttavia è bene sottolineare che si tratta di norme che incidono solo sul consiglio comunale, non sulla giunta e che come tutte le quote di lista garantiscono una parità tra i candidati e non tra gli eletti.
La presenza di donne nei consigli e nelle giunte
Sono oltre 4.500 i membri di consigli e giunte dei comuni capoluogo di provincia. Di questi la grande maggioranza (oltre 3mila) sono consiglieri comunali, mentre circa 1.000 ricoprono gli altri ruoli: presidente e vicepresidente del consiglio, sindaco e vicesindaco e assessori. Questi ultimi 3 compongono la giunta.
32% le donne membri di giunte o consigli nei comuni capoluoghi di provincia.
Una quota che di per sé non è così bassa ma che disaggregando i dati, sia per comuni che per organi amministrativi, rivela forti disparità. La prima è quella tra amministrazioni dove donne e uomini sono presenti in misura quasi paritaria e quelle dove invece si registra una forte sottorappresentazione femminile.
Livorno è l’unica a raggiungere una quota del 50% di donne tra i membri sia dell’organo legislativo, il consiglio, sia di quello esecutivo, la giunta. Riguardo il primo, sono altri 3 i capoluoghi a registrare una parità: Caltanissetta e Torino, entrambi al 50% e Bologna con il 55,6% di consiglieri donne, l’unico a superare la metà.
Più parità nelle giunte che nei consigli comunali dei capoluoghi.
Riguardo le giunte invece, sono 13 su 109 quelle ad avere almeno la metà delle donne tra i loro membri. Al primo posto la Capitale (61,5%), che oltre ad avere una maggioranza di assessore (7 su 12), è guidata dalla sindaca Virginia Raggi. Seguono Modena (60%), Andria, Forlì e Novara a quota 55,6% e altre 8 città al 50%: Caserta, Lucca, Nuoro, Pavia, Pesaro, Pistoia, Trento e la già citata Livorno.
Al contrario, focalizzandoci sulle situazioni di maggiore disparità, sono 17 i consigli comunali dove le donne sono meno del 20%. Tra questi agli ultimi posti Catania (13,9%), Messina (12,5%) e Caserta (9,4%). Mentre analizzando le giunte, le città capoluogo con meno donne tra assessori, sindaci e vicesindaci sono Enna, Siracusa, Sondrio e Trapani, tutte e 4 a quota 20%, Agrigento (10%) e Catania ultima con nessuna donna nella giunta comunale.
Disparità di genere e donne Sindaco: quante key positions sono ricoperte da donne
Oltre a osservare la presenza complessiva delle donne negli organi amministrativi dei capoluoghi, è interessante capire quali ruoli ricoprono. Abbiamo individuato 4 posizioni che possiamo definire “chiave” all’interno delle giunte e dei consigli comunali. Da quella di sindaco e vicesindaco a quella di presidente e vicepresidente del consiglio comunale.
Il primo elemento che spicca dai dati, oltre all’ampia maggioranza maschile in tutte le cariche considerate, è la tendenza ad affidare a donne i ruoli di vice piuttosto che quelli primari. Questo si verifica sia nei consigli, dove la quota di donne presidenti è del 9,3% e quella di vicepresidenti è del 28,2%; sia nelle giunte, dove sono donne il 9,2% dei sindaci e il 26,7% dei vicesindaci. Un divario evidente, che segnala ancora una volta le maggiori difficoltà per le donne a raggiungere i vertici del potere politico e amministrativo.
10 su 109 le donne che ricoprono il ruolo di sindaco nei comuni capoluoghi italiani.
La carica di sindaco è la più alta dell’amministrazione comunale ed è quella che nei comuni capoluogo è coperta meno frequentemente da donne. Oltre alla già citata Virginia Raggi, le altre sindache sono Chiara Appendino (Torino), Valeria Mancinelli (Ancona), Giovanna Bruno (Andria), Paola Massidda (Carbonia), Sara Casanova (Lodi), Patrizia Barbieri (Piacenza), Ilaria Caprioglio (Savona), Silvia Marchionini (Verbania) e Maria Limardo (Vibo Valentia).
Fonte: Fondazione Openpolis