pubblica amministrazioneAncora un dato che conferma la bontà della nostra richiesta di rinnovare i contratti fermi ormai da sei anni. Dopo l’Istat, la Corte dei Conti sostiene che il blocco della dinamica retributiva e la consistente flessione del numero dei dipendenti hanno determinato nel quadriennio 2011-2014 effetti finanziari superiori alle attese, con una diminuzione complessiva della spesa di personale di circa il 5% (8,7 miliardi in valore assoluto), cui si aggiunge la minor spesa per i mancati rinnovi contrattuali.

 

Fino ad oggi i lavoratori hanno dimostrato un gran senso di responsabilità, facendosi carico più del dovuto della situazione economica del Paese. Per questo, chiediamo l’avvio dei tavoli: i lavoratori del pubblico impiego non sono lavoratori di serie B chiedono quello che agli altri lavoratori viene riconosciuto. Non si può pensare di continuare a ledere la loro dignità senza non prevedere che ci possa essere una reazione.

 

Sono sei anni che si continua a sostenere da parte dei governi, che si sono succeduti, che l’anno successivo sarà quello buono per avere quello che i lavoratori dei settori privati, che pure stanno in una situazione di grave crisi, continuano a ricevere, non come donazione, ma come diritto per le loro prestazioni.

 

La UIL non ritiene che si possano ancora accettare ulteriori rinvii, ma pretende che si avviino le trattative e per questo ha già preparato le piattaforme e le presenterà formalmente al Governo e all’Aran.

 

Per quel che attiene poi la distribuzione del personale delle Province tra Regioni e Comuni, anche la Corte dei Conti sostiene quando noi denunciamo da tempo: “è un’operazione impegnativa, che impatta, peraltro, su un quadro disomogeneo e frammentato che evidenza criticità’ strutturali”.

 

Proprio per questo la Uil propone che si abbia il coraggio di alzare bandiera bianca e si annulli o si rinviino le scadenze di una legge che ha messo in crisi il sistema oppure si prendano tutte le leggi che sono in discussione o che sono state approvate e si cominci da capo magari reinserendole in una sola e abrogando tutte le norme in contrasto. L’idea sarebbe di costruire un Testo Unico.

 

Non ci risulta che la Corte dei Conti sia una succursale del Sindacato: eppure ha confermato molte delle nostre preoccupazioni e sollecitazioni. Le tasse locali sono raddoppiate, la dinamica retributiva è bloccata in particolare nel pubblico impiego, la capacità di spesa di lavoratori e pensionati è notevolmente ridotta: lo denunciamo da tempo.

 

Ora, osservazioni analoghe sono state espresse dalla magistratura contabile dello Stato che, peraltro, sollecita una riscrittura del patto sociale per legare i cittadini all’azione di Governo. Chi altri deve parlare e cos’altro aspetta questo Esecutivo per far cambiare davvero verso al nostro Paese?