La Consulta ha bocciato il blocco dei contratti dei dipendenti statali ma solo per il futuro. La Corte Costituzionale, si legge in una nota, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, “ha dichiarato, con effetto dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato“.
Vale a dire che il Governo dovrà sbloccare la contrattazione, in compenso ed a differenza di quel che è avvenuto per le pensioni ai dipendenti pubblici non verranno riconosciuti gli arretrati maturati nei cinque anni di blocco contrattuale. La scelta di non obbligare il governo a pagare gli arretrati agli statali eviterà di appesantire i conti pubblici che altrimenti avrebbero oltre passato il livello del 3% di indebitamento delle pubbliche amministrazioni. Ed avrebbero precluso al Paese di utilizzare i margini di flessibilità previsti dai trattati Ue.
Con la decisione odierna il problema di finanza pubblica rimane, ma viene affidato alla contrattazione fra le parti che dovrà stabilire l’entità degli aumenti a partire dal prossimo anno. Gli oneri saranno piu’ contenuti pari a circa 5 miliardi, a valere sul bilancio del prossimo anno contro gli oltre 30 miliardi stimabili nel caso l’effetto fosse stato retroattivo, qualora la Consulta avesse accettato di accogliere pienamente il ricorso. La soluzione era nell’aria ma comunque mette di nuovo a rischio il rispetto degli obbiettivi di finanza pubblica anunciati dall’Italia a Bruxelles per il prossimo anno.
Secondo Marco Carlomagno, segretario generale della Flp, uno dei sindacati che hanno preso parte al giudizio davanti alla Corte: “possiamo dire da subito che giustizia e’ fatta ed e’ stata restituita ai lavoratori pubblici la dignita’ del proprio lavoro. Ora il Governo non ha piu’ scuse. Apra subito il negoziato e rinnovi i contratti”