Da gennaio 2023, la busta paga diventa più cara, sia per i datori di lavoro che per i dipendenti, a causa della crescita di alcune voci. Vediamo di cosa si tratta.
Busta paga più cara 2023: come riportato dall’Inps, da gennaio 2023, la busta paga sarà più onerosa, sia per quanto riguarda i datori di lavoro che i dipendenti.
Il motivo, però, non è un incremento degli stipendi, bensì la crescita di alcune voci, che influiscono per due terzi sui datori di lavoro e per un terzo sui dipendenti.
Vediamo allora i motivi dell’onerosità delle buste paga.
Busta paga più cara 2023: quali sono le voci in crescita
A partire da gennaio 2023, le buste paga saranno più onerose per datori di lavoro e dipendenti, a causa dell’aumento di alcune voci.
Innanzitutto, sono cambiate le regole sulle aliquote contributive, previste per i datori di lavoro, nei confronti del FIS (Fondo D’Integrazione Salariale).
Inizialmente riguardava solamente le aziende con almeno 5 dipendenti, ma con la Legge di Bilancio, ormai ne fanno parte tutti i datori di lavoro, che non appartengono né alla cassa integrazione guadagni ordinaria e né a quella straordinaria, anche se con un solo dipendente.
Proprio per questa estensione della cassa integrazione, a tutti i datori di lavoro, i dipendenti riceveranno l’Assegno d’integrazione salariale (Ais), erogato dai fondi di solidarietà. In questi casi, bisognerà aggiungere un’addizionale del 4% alle aliquote previste.
In questo modo, sia i datori di lavoro che i dipendenti avranno una spesa maggiore (i datori di due terzi delle aliquote e i dipendenti del restante un terzo).
Busta paga più cara 2023: il rialzo delle aliquote
Di conseguenza, ci sarà un adeguamento delle aliquote nel 2023:
- Dallo 0,15% allo 0,80%, per i datori di lavoro titolari di imprese fino a cinque dipendenti;
- Da 0,55% a 0,80% per le imprese con un numero di dipendenti compreso tra cinque e nove;
- Da 0,69% a 0,80% per le imprese con più di quindici dipendenti;
- Dallo 0,24% allo 0,80% per le imprese con più di cinquanta lavoratori.
Per adeguarsi alle nuove regole, ci sarà tempo fino al 30 giugno 2023. In questi mesi, i datori di lavoro dovranno adeguarsi alle nuove aliquote Fis.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it