busta arancioneLe buste arancioni, i prospetti per la simulazione della pensione futura, “le manderemo, ci impegniamo a mandarle perché bisogna raggiungere tutti, dobbiamo trovare il modo. Non si può sostituirle con la comunicazione online, visto che c’è chi non ha il Pin” per accedere al link web. Così il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in occasione del workshop ‘L’implementazione dell’agenda digitale italiana e le nuove sfide della rete’.

 

Tosare i trattamenti pensionistici erogati con il sistema retributivo in media di circa il 10-15% per tutti coloro che percepiscono un assegno superiore a 3.500 euro lordi al mese. E’ questo il succo della proposta del Presidente dell’Inps, Tito Boeri, che l’istituto ha reso pubblica ufficialmente lo scorso mese di dicembre. Le risorse così recuperate, in un’ottica di solidarietà sociale, sarebbero impiegate per garantire un sostegno al reddito per gli ultra 55enni in condizione di bisogno (il Cd. Sia55), ma soprattutto la tanto attesa flessibilità in uscita di cui tanto si parla ma poco si è fatto sinora.

 

Nello specifico ai pensionati Boeri chiede un contributo di solidarieta’ misurato applicando alle quote retributive una percentuale di riduzione pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione relativo all’età dell’assicurato al momento del pensionamento e il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età normale di pensionamento ottenuta applicando all’indietro negli anni gli aggiustamenti automatici all’aspettativa di vita previsti dalla normativa vigente (un valore questo allegato nella proposta normativa dell’Inps). Tradotto significa una riduzione variabile a seconda dell’età di decorrenza della pensione (più è alta minore è il contributo richiesto) e dell’anno di decorrenza della pensione (più le prestazioni sono risalenti nel tempo minore è il prelievo che viene applicato in quanto l’aspettativa di vita all’epoca era inferiore rispetto a quella attuale).

 

Tanto per fare un esempio, un pensionato andato in pensione con la vecchiaia nel 2011 all’età di 61 anni vedrebbe applicarsi una riduzione sulle quote retributive dell’assegno di circa il 14%, importo che si riduce al 10-12% se la pensione avesse avuto decorrenza dieci anni prima. La tavola seguente mostra alcune proiezioni delle riduzioni delle quote retributive degli assegni a seconda dell’età in cui è stata percepita la pensione in quattro anni diversi. Va da sè, inoltre, che più alta è la quota del contributivo, minore è la riduzione a cui l’assegno sarà esposto.

 

“Inps vuole investire molto in Spid, ma credo che questo progetto non toglierà mai la necessità dei cittadini di avere con la P.a anche rapporti diretti, che vanno oltre il digitale”. “Non è solo una questione di digital divide – ha continuato Boeri – Per noi è fondamentale mandare a casa dei cittadini le comunicazioni anche con strumenti tradizionali perché dobbiamo coinvolgere tutti”. In conclusione, il presidente dell’Inps ha aggiunto che c’è un problema di rapporto fiduciario “che non può essere sostituito da internet ed è giusto che sia così, il livello fiduciario non può prescindere dal rapporto personale”.

 

Nell’applicazione della decurtazione, che interesserebbe sia le prestazioni di vecchiaia che quelle di anzianità (con esclusione dei soli assegni di invalidità e delle pensioni di invalidità), Boeri prevede una garanzia tuttavia per i pensionati con prestazioni ricomprese tra i 3500 e i 5000 euro al mese ai quali verrebbe richiesto un contributo più dilazionato nel tempo, limitandosi a mantenere costanti in termini nominali (cristallizzando gli importi) le loro pensioni fino a quando queste raggiungeranno la pensione ricalcolata come sopra, senza riduzioni nominali negli importi delle loro pensioni. In sostanza le pensioni in questa fascia d’importo invece di ridursi verrebbero cristallizzate nel loro importo per circa 10-15 anni sino al completo assorbimento, grazie all’inflazione, del valore eccedente determinato con la suddetta riduzione. Le prestazioni superiori a 5mila euro lordi verrebbero direttamente ridotte nella percentuale sopra esposta.

 

Boeri propone anche un taglio ancora più netto per i vitalizi dei politici superiori sempre alla soglia dei 3.500 euro ad i quali impone un vero e proprio ricalcolo secondo il metodo contributivo oggi applicato a tutti i nuovi lavoratori. Ai titolari di vitalizi elevati viene chiesto di convergere al trattamento che avrebbero avuto applicando le regole del sistema contributivo ai versamenti per i loro vitalizi. Un taglio che può superare anche il 50% del valore del vitalizio. La convergenza alla pensione ricalcolata viene poi ottenuta con le stesse modalità previste per i titolari di altre pensioni: immediata per chi ha trattamenti pensionistici superiori ai 5.000 euro lordi al mese e graduale, con cristallizzazione, per chi ha trattamenti fra i 3.500 e i 5.000 euro al mese. Interessati da questa misura sarebbero, secondo l’Inps, 2.450 Parlamentari e 1.650 consiglieri regionali con un risparmio complessivo annuo lordo per le casse dello Stato pari a circa 150 milioni di euro.

 

Nel caso poi delle persone con carriere sindacali e politiche, Boeri stabilisce che l’eventuale integrazione dei loro contributi da parte del datore di lavoro (organizzazione sindacale o partito) viene concessa solo per la cosiddetta quota B (nell’ambito del sistema retributivo) o con le regole del contributivo, come previsto per gli altri contribuenti (e datori di lavoro).

 

I costi sociali di una proposta del genere sono quindi ingenti in quanto esporrebbero anche i titolari di pensioni poco superiori a 2mila euro netti al mese ad un prelievo non indifferente. Non a caso le reazioni politiche alla proposta Boeri sono risultate piuttosto fredde e non trovano molte sponde in Parlamento.