aspettativa-di-vitaSecondo diversi studi l’aspettativa di vita è in crescita. Questo può essere un arma a doppio taglio, in quanto è vero che si vive di più, ma è altrettanto vero che si lavora fino ad un’età sempre più alta.


Aspettativa di vita: fortuna per alcuni, sfortuna per altri. Con il progressivo aumento della speranza di vita, si avrebbe un aumento anche dei periodi di erogazione delle prestazioni pensionistiche.

Per evitare ciò, viene emanato il Dl 78/2010 convertito con legge 122/2010. Esso ha previsto dal 1° gennaio 2013, il progressivo innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione, che consentirà quindi di annullare gli effetti dell’allungamento della vita media.

Quali trattamenti pensionistici sono interessati?

Questi adeguamenti alla speranza di vita interessano, in linea generale tutte le prestazioni erogate dalla previdenza pubblica obbligatoria per le quali la legge richiede il perfezionamento di un requisito anagrafico o contributivo per conseguire la prestazione:

  • AGO;
  • Gestione Separata;
  • Fondi esclusivi e sostitutivi amministrati dall’INPS;

Si pensi, in particolare:

  • Alla pensione di vecchiaia;
  • Alla pensione anticipata;
  • Ai lavoratori con deroga della Legge Fornero;
  • Al comparto di difesa e sicurezza;
  • A quei lavori, detti “usuranti”;
  • All’assegno sociale.

Gli adeguamenti alla speranza di vita non trovano applicazione nei confronti degli enti previdenziali privatizzati, in quanto tali adottano regole proprie. Fa eccezione a questa normativa l’INPGI, che con la Riforma in vigore dal 2017, ha agganciato i requisiti di pensionamento dei giornalisti alla speranza di vita come accade nelle gestioni INPS.

I cambiamenti

Gli adeguamenti sono stati molteplici:

Da questa data in poi gli adeguamenti hanno cadenza biennale (2021, 2023, 2025, ecc.), e gli aumenti sono stimati di circa 2-3 mesi ogni biennio. Questo significa che dal 2019, i requisiti necessari per andare in pensione potrebbero variare ogni due anni.

È importante sottolineare che i requisiti per la pensione potranno si aumentare, ma anche restare invariati. La cosa che invece non è possibile, qualora la variazione della speranza di vita dovesse risultare negativa, è la riduzione dell’età pensionabile.

Invece, lo scenario previsto dall’Istat, prevede che la variazione delle aspettative di vita sarà costantemente positiva, tanto da stimare un incremento medio di 2-3 mesi per ogni biennio.

Quota 100

Con il decreto legge 4/2019 si è proposta una soluzione valida per anticipare l’età pensionabile per i lavoratori iscritti presso:

  • L’assicurazione generale obbligatoria (AGO);
  • Le gestioni speciali dei lavoratori autonomi;
  • La gestione separata dell’INPS;
  • I fondi sostitutivi ed esclusivi dell’AGO.

Il provvedimento è entrato in vigore il 29 Gennaio 2019 ed è stato convertito definitivamente con la legge 26/2019.

Il grande vantaggio che dà questa legge è che si può andare in pensione con il mix di 62 anni di età e 38 anni di contributi. Questo sistema di pensionamento si aggiunge agli altri due gia esistenti, ovvero Pensione per anzianità e Pensione anticipata. La misura è però in via sperimentale, vale infatti solo per chi matura i suddetti requisiti entro il 31/12/2021. Chi ha raggiunto i requisiti entro il 31/12/2021 acquisisce il diritto a pensionarsi anche successivamente tale data.

E’ molto importante ricordare che il provvedimento che scatterà il 01/01/2021, non influenzerà il requisito anagrafico di 62 anni.

Inoltre, viene ripristinato il divieto di cumulo tra reddito da lavoro e pensione sino al raggiungimento dei 67 anni. E’ ammesso solo il cumulo con redditi di lavoro autonomo di natura occasionale entro un massimo di 5mila euro lordi annui.

Come ultima cosa, per il pubblico impiego che ha il TFS, che accede alla quota 100, è prevista una dilazione nel pagamento della buonuscita rispetto ai termini ordinari. E’ prevista infatti la possibilità di conseguire un anticipo della buonuscita per un importo sino a 45 mila euro tramite il sistema bancario.

Le eccezioni

Con la Legge di Bilancio 2018 (Legge 205/2017) sono stati stabiliti i casi dove la Legge Fornero non si applica. Si parla infatti delle categorie professionali riconosciute come:

  • Gravose;
  • Mansioni usuranti;
  • Lavoro notturno.

Per accedervi in questo modo, quindi all’età invariata di 66 anni e 7 mesi, dovranno aver maturato almeno 30 anni di contributi, invece dei 20 richiesti solitamente, a patto che al momento del pensionamento non risultino beneficiari dell’Ape sociale.

Tuttavia tale esclusione vale solamente per il 2019, infatti, a partire dal 2020 anche per queste categorie l’età pensionabile sarà adeguata alle aspettative di vita.