anticipo-tfs-tfr-dipendenti-pubblici-si-attende-consiglio-di-statoLo rende noto il Sottosegretario al Welfare Stanislao di Piazza in risposta ad una interrogazione parlamentare in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.


Anticipo TFS-TFR Dipendenti Pubblici: si attende il Consiglio di Stato. Il DPCM che regola l’attuazione dell’anticipazione sino a 45mila euro a tasso agevolato del Trattamento di Fine Servizio/Fine Rapporto attende il parere del Consiglio di Stato.

Lo ha detto il sottosegretario al Welfare Stanislao di Piazza. In risposta ad una interrogazione a risposta immediata sollevata dalla Lega. Interrogazione arrivata qualche giorno fa in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.

Come noto, l’articolo 23, comma 7, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26 prevede la possibilità per i lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, di presentare richiesta di finanziamento (fino a 45.000 euro).

Si tratta dell’indennità di fine servizio maturata, alle banche o agli intermediari finanziari che aderiscono a un apposito Accordo Quadro. Da stipulare tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione e l’Associazione bancaria italiana, sentito l’INPS.

Inoltre l’indennità è prevista anche per il personale degli enti pubblici di ricerca, che cessano o che siano già cessati dal servizio per accesso alla pensione. Sia con Quota 100 che con le modalità ordinarie di accesso al trattamento pensionistico di cui alla Legge Fornero.

Anticipo TFS-TFR Dipendenti Pubblici: si attende il Consiglio di Stato

Le modalità di attuazione, i criteri, le condizioni e gli adempimenti per l’accesso al finanziamento sono disciplinati con un DPCM. Da concertare con il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per la pubblica amministrazione.

Il Decreto avrebbe dovuto essere emanato entro sessanta giorni dalla data di conversione in legge del DL 4/2019 (dunque entro fine maggio), sentiti l’INPS, il Garante per la protezione dei dati personali e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ma, come già accaduto per l’Ape volontarioil termine ordinatorio fissato dalla legge non è stato rispettato (lo schema di DPCM è stato adottato solo a giugno 2019).

In merito alle preoccupazioni per il ritardo accumulato il Sottosegretario ha indicato che lo schema di DPCM

“è stato oggetto di un tavolo tecnico già a partire da giugno 2019. A cui hanno partecipato il Dipartimento della funzione pubblica, il Ministero dell’economia e delle finanze, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’INPS e l’ABI.

All’esito dei pareri resi dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dal Garante per la protezione dei dati personali, il testo, modificato sulla scorta delle indicazioni dei Garanti, è stato nuovamente condiviso, ottenendo i concerti dei Ministeri competenti”.

Lo schema del DPCM ha ricevuto l’invio al Consiglio di Stato e si è attualmente in attesa del parere. In esito al quale potrebbero rendersi necessarie ulteriori modifiche. Seguirà l’adozione” ha concluso l’esponente Governativo.

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