smart-working-modifiche-normativaIl Ministro Calderone vuole riformare la materia: in arrivo modifiche strutturali alla normativa del 2017? Scopriamo quali sono le intenzioni ministeriali e come potrebbe cambiare il lavoro agile.


Per larga parte ignorato in passato, con l’avvento del Covid è diventato centrale discutere di Smart working: quello che da un giorno all’altro è diventato da concetto teorico a una modalità di lavoro estremamente concreta.

La normativa di base che lo regola è quella introdotta dalla Legge n. 81/2017. Si tratta di disposizioni che sono state, in seguito, rimodulate e riviste a causa dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni per arginare la pandemia.

Il lavoro agile o smart working non è, in sintesi, una diversa tipologia di rapporto di lavoro, bensì una particolare modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato introdotta al fine di incrementare la competitività e di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

Oggi il lavoro agile è di nuovo in parte “accantonato”: risulta infatti prorogato, nelle modalità applicate durante la pandemia, fino al 31 marzo 2023 solo per i lavoratori fragili.

Smart working: le modifiche alla normativa richieste dal Ministro Calderone

C’è aria di riforma, dunque: il dicastero del lavoro vorrebbe mettere mano alla normativa del 2017, considerandola superata, sul fronte della sicurezza e dei diritti.

Secondo le dichiarazioni rilasciate al Sole24Ore dal Ministro Marina Elvira Calderone:

La norma sul lavoro agile del 2017 quando è scoppiata la pandemia era stata sperimentata da poche grandi aziende che ne avevano fatto uno strumento di welfare aziendale. È diventato per necessità un modello ibrido […] non è più sufficiente per ricomprendere le esperienze fatte durante la pandemia, necessario rivedere quell’assetto. È necessario intervenire affinché il modello ibrido possa trovare una sua connotazione e diventare uno strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende del settore pubblico e privato“.

La riforma  riguarda anche la sicurezza e le tutele dei lavoratori.

Per la ministra Calderone, in tal senso, bisogna definire una:

“piattaforma di diritti e tutele comune a tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia di inquadramento, intervenendo poi su ogni singola tipologia con provvedimenti ad hoc e attraverso un investimento sulla contrattazione di secondo livello in modo da cucire le regole sulle esigenze della singola realtà produttiva.”

La ministra conclude sostenendo che serve una “formazione più mirata, una diversa attività di controllo per aziende e smart workers” sottolineando il fatto che gli ingredienti fondamentali per questa riforma sono “attenzione, informazione, accompagnamento alla comprensione dei nuovi modelli organizzativi ma anche modifiche normative che meglio dimensionino adempimenti e controlli”.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it