L’Europa unita prova ad arginare la dilagante potenza economia del Made in China tramite dazi, imposizioni doganali e studio di nuove regole per le merci cinesi.


Nell’immaginario collettivo produzioni di oggetti cheap, che durano pochissimo, ma che permangono nell’ambiente per secoli, spesso carenti dei controlli di sicurezza, soprattutto su giocattoli, notizie di personale schiavizzato e diritti umani violati. Sostegno nazionale alle aziende emergenti per penetrare i mercati occidentali. La Cina continua a fare paura e a muovere nell’opinione pubblica dubbi profondi sull’accelerata del sistema Capitalistico d’Oriente. Così dall’Europa si tentano misure argine, per limitare l’ingresso di prodotti non sempre conformi agli standard e sostenere la competitività dei prodotti Europei.

Dazi, imposizioni doganali e studio di nuove regole per le merci cinesi

Appena il 5 luglio scorso, sono divenuti effettivi i dazi voluti dall’Ue sulle automobili elettriche cinesi. In vigore per quattro mesi, dovranno poi essere eventualmente confermati dal Consiglio dell’Unione Europea, per perdurare fino a 5 anni in caso di conferma. L’accusa è di concorrenza sleale, visto che l’Europa avrebbe dimostrazione del sostegno economico del governo cinese a queste realtà produttive- Le aziende colpite, tra cui la più grande produttrice di veicoli a batteria al mondo, BYD, subiranno un aumento del costo delle importazioni dei propri prodotti che oscillerà tra il 20% ed il 30%.

L’ultima notizia su questo fronte, supportata da tre fonti citate dal Financial Times e diffusa da quest’ultimo, riporta come l’Ue stia lavorando per imporre dazi doganali sui prodotti a basso costo veduti da piattaforme come Temu, AliExpress e Shein. Quest’ultimo dovrà rispettare regole più severe ai sensi della legge sulle piattaforme digitali in Ue. Il rivenditore, se vuole continuare ad operare sul mercato Europeo, ha quattro mesi per conformarsi ai severi requisiti del Digital Services Act e dovrà adottare misure specifiche per proteggere gli utenti e monitorare le attività illegali come le merci contraffatte. I numeri di Shein sono da capogiro, con oltre 45 milioni di utenti mensili all’interno del blocco Eu motivo per il quale la società, fondata nel 2012, ha dichiarato in un comunicato di distensione che intende adempiere ai propri obblighi. Tutti i prodotti veicolati da questi colossi sono ad oggi esenti da dazi, ma secondo il Financial Times e molti osservatori esterni ed interni al mercato europeo, la situazione potrebbe cambiare presto. Secondo le regole attuali le merci con un prezzo inferiore a 150 euro possono essere importate da Paesi terzi senza che vengano applicati dazi doganali. Per i prodotti che superano questa soglia la percentuale varia a seconda del tipo di merce.

Un giro d’affari enorme

Ad oggi l’unico dato certo è rappresentato dall’enorme giro d’affari di questi colossi Extra Europei, che secondo la Commissione lo scorso anno hanno esportato verso il Vecchio Continente il 20,5% dei 2,3 miliardi totali di articoli al di sotto della soglia dei 150 euro entrati nei nostri Paesi. La Commissione discute da tempo di un piano per mettere fine dell’esenzione dai dazi nell’ambito di una riforma doganale, seppure molti dubbi sono stati sollevati proprio da sindacati e portavoce dei lavoratori Europei delle dogane che i nuovi dazi potrebbero mettere a dura prova, specie laddove i funzionari doganali si trovino già in situazioni di sovraccarico.

Il rischio di una guerra commerciale tra Cina ed Europa è dunque reale? Molti sono gli aspetti da valutare, come ci ha insegnato lo scontro economico e commerciale Usa e Cina, spesso le guerre proprio come quelle ‘vere’ danneggiano entrambi i contendenti, poiché l’imposizione di dazi commerciali comporta una reazione simile da parte di chi li subisce. Inoltre una larga fetta della domanda di beni di consumo del consumatore europeo risulterebbe disattesa con aumenti eccessivi e restrizioni.


Fonte: articolo di Rossella Angius