“Abbiamo 35 anni di tempo per assicurarci di essere certi di vivere in un pianeta sostenibile entro il 2050. Le nostre azioni e i nostri investimenti devono diventare ancora più ambiziosi e coerenti. Molte delle decisioni prese oggi determineranno il nostro modo di vivere nel 2050”.
Hans Bruyninckx, Agenzia Europea per l’Ambiente
La soluzione alla crisi ambientale è racchiusa nell’attuale modello economico che ne è la prima causa, il vero cambiamento non può che iniziare dalla fonte, da dove tutto ha origine
Le parole d’ordine più efficaci per affrontare le sfide ambientali, economiche e sociali che ci attendono, in relazione a questa iniziativa e in generale, riteniamo debbano essere: prevenzione, eco innovazione, approccio sistemico, collaborazione, responsabilità sociale d’impresa.
La soglia di attenzione dei governi verso la crisi ambientale e i suoi effetti è andata aumentando negli ultimi anni. Tuttavia gli interventi e le politiche sin qui adottate non hanno migliorato o inciso sugli attuali modelli di produzione e consumo che restano insostenibili, anche in Europa. Prevenzione e eco-innovazione devono diventare le priorità strategiche delle politiche ambientali e di sviluppo economico dei governi e del nuovo sistema industriale/economico che deve affrontare un futuro in cui risorse e materie prime saranno sempre più scarse, a fronte di una domanda destinata quasi ad un raddoppio nei prossimi decenni. Per approfondire quali sono i dati di fatto, – a livello nazionale e globale- che richiedono una transizione verso un’economia ecologica che preservi le risorse naturali da cui dipendiamo.
Serve un cambio di visuale e una nuova prospettiva strategica che metta la prevenzione al centro perché, allo stato attuale, continuare ad occuparsi di effetti collaterali come rifiuti ed inquinamento, quando questi si manifestano,significa aver già fallito. Non per nulla la gerarchia europea di gestione dei rifiuti indica nella prevenzione l’intervento prioritario da applicare nella produzione dei beni. Solo la prevenzione è in grado di garantire efficacemente la minimizzazione del consumo di risorse, la produzione di rifiuti ed inquinanti, l’esclusione di componenti tossiche per la salute di uomo e ambiente, e l’effettiva predisposizione progettuale di un bene ad essere riusato, riparato, aggiornato e riciclato. Ultime opzioni meno virtuose da intraprendere, sia sotto l’aspetto ambientale ed economico, sono la termovalorizzazione e la discarica.
Di fatto per grande parte di beni ed imballaggi (anche se in minor misura) prodotti nel mondo, le ultime opzioni diventano le uniche possibili perché progettati in modo da “saltare” le prime fasi di tale gerarchia.
L’unica crescita possibile è quella sostenibile e questa consapevolezza deve guidare le decisioni di ogni ordine e grado che governi e industrie devono compiere ogni giorno, se non vogliono compromettere il loro stesso, e nostro, futuro.
Ma lo stesso impegno deve essere condiviso dalla società civile che deve cambiare stili di vita e di consumo che non sono più compatibili con lo stato del pianeta. Tutti i soggetti hanno un ruolo al quale adempiere per sostenere la transizione verso un’economia sostenibile. I comportamenti e le scelte responsabili dei consumAttori sono determinanti per influenzare altri soggetti della filiera del consumo, tra i quali le aziende che possono essere stimolate a modificare processi produttivi e prodotti in senso ecologico, con una maggiore offerta di prodotti eco compatibili e opzioni di acquisto improntate al riuso e alla condivisione dei beni. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario che nascano delle forme di collaborazione tra i soggetti che condividono il raggiungimento di obiettivi finali di riutilizzo e riciclo dei beni. E cioè soggetti appartenenti al mondo industriale (materie prime e manifatturiero), distributivo, del piccolo commercio, delle istituzioni, del mondo associativo, cittadini utenti e consumatori, etc.
Per conoscere come partecipare e dare forza a questa iniziativa come azienda, associazione, ente locale e singolo cittadino.
Nonostante il fatto che l’iniziativa focalizzi principalmente i temi della prevenzione e riduzione dell’impatto dei rifiuti come imballaggi e articoli usa e getta tra i beni di largo consumo, l’invito all’azione che questa iniziativa racchiude nei confronti delle aziende, è di ben più ampia portata. La responsabilità socio-ambientale di un’azienda inizia già dalla fase di progettazione di un bene o imballaggio. Infatti la scelta di un materiale piuttosto che un altro determina tutte le fasi a monte del processo, dall’estrazione delle materie prime, alla produzione di energia utilizzata per estrarle e lavorarle, ai trasporti, etc. L’azienda che studia un nuovo prodottonon può esimersi dal considerare come lo stesso potrà essere recuperato, riutilizzato o riciclato una volta che terminerà la sua funzione primaria.
Meno Rifiuti più Risorse in 10 mosse
Le 10 mosse (in forma sintetica) per l’Industria utilizzatrice di packaging (1-6) e la Distribuzione Moderna (7-10) per una prevenzione eco efficiente dei rifiuti da imballaggio e la promozione del riuso:
- Ripensare e innovare i prodotti del domani con un visione di sistema.
- Minimizzare l’impiego di imballaggi, ridurre all’essenziale quelli necessari, eliminare il sovraimballaggio e alcune tipologie di componenti accessorie che impediscono un riciclo ecoefficiente.
- Sostituire gli imballaggi non riciclabili o difficilmente riciclabili.
- Promuovere l’uso di contenitori a rendere in vetro o plastica infrangibile anche attraverso la partecipazione a progetti pilota territoriali realizzati in collaborazione con altri stakeholders.
- Utilizzare ove possibile materiale riciclato per realizzare prodotti e packaging al posto di materia vergine.
- Adottare un sistema di marcatura/etichettatura degli imballaggi che possa comunicare in modo chiaro e trasparente al consumatore il grado di riciclabilità dell’imballaggio stesso.
- Introdurre nel proprio assortimento quote significative di prodotti a basso impatto ambientale comunicandone nei punti vendita il valore aggiunto per orientare il mercato in senso ecologico.
- Utilizzare imballaggi secondari e terziari riutilizzabili, eliminare l’overpackaging e gli imballaggi non (o difficilmente) riciclabili nel confezionamento in loco dei prodotti.
- Rendere disponibile nei punti vendita un’offerta articolata di prodotti che possono essere acquistati con contenitori portati da casa all’interno di un format accattivante per promuovere il riutilizzo degli imballaggi.
- Introdurre nell’assortimento quote crescenti di prodotti adatti all’uso multiplo provvisti di ricambi/parti intercambiabili o ricaricabili, comunicandone i vantaggi ambientali.