organico, rifiutiDal rapporto annuale del Biowaste, pubblicato oggi dal Cic – Consorzio italiano compostatori emerge che a livello nazionale vengono intercettati oltre 100 kg procapite di rifiuto organico l’anno, con un incremento della frazione organica (frazione umida + verde) che nel 2015 ha visto un ulteriore incremento del +6,1% rispetto al 2014, pari a 350.000 tonnellate in più raccolte.


 

L’umido – evidenziano dal Cic – si consolida come la componente principale dei rifiuti urbani raccolti, rappresentando il 43,3% della differenziata in Italia, seguito da carta e cartone (22,5%) e vetro (12,5%). Secondo le stime del CIC, nel 2015 sono state raccolte 4 milioni di tonnellate di umido, pari a circa 66 kg per abitante per anno, e oltre 2 milioni di tonnellate di verde, pari a ca. 34 kg/ab/a.

 

«Prossimo passo – osserva Massimo Centemero, direttore del Consorzio – è senza dubbio accelerare e migliorare la raccolta nelle regioni del Sud per diminuire la disparità e raggiungere, entro il 2020, gli 8,5 milioni di tonnellate di rifiuti organici all’anno, pari a circa 140 kg pro capite».

 

Raccogliere crescenti quantità differenziate di rifiuti rimarrebbe però un esercizio sterile senza – in primo luogo – un’adeguata presenza di impianti di prossimità capace di gestirle in modo sostenibile, e – in secondo luogo – un mercato di sbocco dove alla materia e all’energia recuperate da tali impianti venga riconosciuto un adeguato valore economico (oltre che ambientale).

 

Per quanto riguarda il riciclaggio dell’organico, il «sistema di trasformazione del rifiuto organico in compost conta in Italia 308 impianti, di cui 261 impianti di compostaggio, con una capacità autorizzata complessiva di circa 5,1 M tonnellate, e 47 impianti di digestione anaerobica e compostaggio, con una capacitaà di trattamento nominale di oltre 3 M tonnellate. Complessivamente, il sistema impiantistico di compostaggio e di digestione anerobica (DA) ha raggiunto dunque una capacitàpotenziale di 8,1 M tonnellate. Secondo le stime del Cic, da questi impianti sono stati ricavati nel 2015 circa 685 GW di energia e 1,76 milioni di tonnellate di compost», con il 33% di tutto quello prodotto in Italia nel 2015 che ha fatto parte del  Programma di controllo qualità “Compost di Qualità CIC”. Secondo le stime del Consorzio, inoltre, con «il trattamento biologico della frazione organica è possibile risparmiare 3,5 Milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica».

 

«L’attuale capacità impiantistica nominale potrebbe essere sufficiente per garantire l’effettivo avvio a recupero di tutti i rifiuti compostabili raccolti in maniera differenziata in Italia – spiega Alessandro Canovai, presidente del Cic – Purtroppo, di fatto, si riscontra una carenza impiantistica in alcune regioni del Centro e del Sud Italia, già documentata dal CIC nei rapporti annuali degli anni precedenti. E’ invece giunto il momento di lavorare su questo aspetto, soprattutto adesso che a Bruxelles si sta discutendo il pacchetto sull’economia circolare che adotta la proposta di portare i target di riciclaggio al 2030 fino al 70% per i rifiuti urbani ed all’80% per gli imballaggi. Si tratta – sottolinea Canovai – di un elemento propositivo avanzato e sostenuto dal Cic stesso: aumentando gli obiettivi tutti i comuni italiani dovranno introdurre la raccolta dell’organico che ad oggi coinvolge circa 40 mln di abitanti».

 

Aprendo a ulteriori possibilità di sviluppo anche sul piano occupazionale. Già nel 2015, secondo le proiezioni del Cic, il volume d’affari complessivamente generato dal biowaste in Italia è stato pari a 1.7 miliardi di euro di fatturato e 9.000 posti di lavoro. «Si tratta di valori che potrebbero crescere fino a 13.000 addetti e 2,4 Mld € se la raccolta differenziata del rifiuto organico fosse estesa a tutti i comuni italiani», sottolinea Centemero guardando in particolare «all’ultima frontiera del settore della valorizzazione del rifiuto organico, l’upgrading del biogas a biometano, un biocarburante che può essere impiegato in sostituzione dei carburanti fossili e che contribuisce a rispondere in modo ancora piuù efficiente ai principi dell’economia circolare. Un  prodotto  innovativo  che le aziende italiane sono già pronte a produrre e immettere al consumo».