oreficeIl Terremoto di un mese fa che il 24 agosto 2016 alle 3:36:32, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto tra i comuni di Accumoli, Amatrice (Provincia di Rieti) e Arquata del Tronto (Provincia di Ascoli Piceno), ha devastato il territorio e mietuto centinaia di vittime, impone una seria riflessione.

 

Il fatto che verranno riconosciute nuove risorse ai Comuni che, a seguito di sentenze esecutive di risarcimento conseguenti a calamità naturali o cedimenti strutturali, sono stati obbligati a sostenere spese di ammontare complessivo superiore al 50 per cento della spesa corrente sostenuta come risultante dalla media degli ultimi tre rendiconti approvati, è un segnale positivo. Le amministrazioni locali, però, non sono ancora abbastanza tutelate in queste situazioni. Cosa sarebbe necessario fare in merito? Ancora meglio: le amministrazioni locali come possono prevenire (o quantomeno ammortizzare) l’impatto devastante di questi fenomeni? Abbiamo raccolto il parere, sulla scottante questione, di Giuseppe Orefice, CEO dell’azienda Golem Ict, appartentenete al gruppo Golemsoftware, con sede a Valmontone, in provincia di Roma.

 

 

 

Andiamo subito al dunque, come nasce questa importante iniziativa?

 

Da una amara riflessione che purtroppo capita di sovente quando ci troviamo dinnanzi a catastrofi naturali dove, diciamo, l’uomo, l’attività antropica si direbbe, ci mette molto del suo. E molto ancora hanno fatto riflettere le parole di Papa Francesco e soprattutto del vescovo di Rieti Domenico Pompili che durante l’omelia ha espresso con forza che non è il sisma a fare le vittime ma le “opere dell’uomo”.

 

In che senso…

 

Noi produciamo ed ingegnerizziamo tutta una serie di prodotti e servizi dedicati alle pubbliche amministrazioni locali che servono a prevenire e controllare da un lato i rischi naturali dall’altro le attività non consone dell’agire umano, giusto per fare alcuni esempi: controllo satellitare dell’alveo dei fiumi, delle frane, della deforestazione, ed ancora sistemi per il controllo dell’abusivismo edilizio, delle discariche o cave abusive, eccetera eccetera. Tutti prodotti sui quali investiamo tantissime risorse umane ed economiche ma che in sostanza alla fine rappresentano più un fiore all’occhiello nei nostri listini che altro.

 

Nel senso che sono servizi poco venduti vuole dire?

 

Pochissimo o per nulla.

 

Questo perché accade?

 

Veda più che per ignavia o sottovalutazione, credo per mancanza di fondi. I comuni in particolare se la passano davvero male ultimamente. Però c’è una lettura sbagliata, perché in realtà sono investimenti che permettono di abbattere costi sociali e servono davvero a prevenire “tragedie annunciate”, e poi infondo permettono anche di agganciarsi, usando le tecnologie implementate, anche a servizi più tradizionali per rendere migliore la vita dei cittadini in termini di e-government e di trasparenza. Insomma è un processo ricorsivo: si migliora su più aspetti, anche su quelli finanziari.

 

Andiamo a questa iniziativa sul terremoto?

 

Veda come dicevo nasce dalla amara riflessione su quanto può fare la tecnologia in questi casi. Allora abbiamo deciso, dopo aver visto le immagini terribili che arrivavano dal centro Italia, di togliere un po’ di alibi da un lato e di dare un contributo vero dall’altro. Mi spiego meglio. Con il nostro partner storico su queste tematiche Geoslab, e colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Raffaele D’Ambrosio (Dg Geoslab ndr) per la sensibilità dimostrata, abbiamo innanzitutto deciso di non guadagnarci: daremo sostanzialmente i nostri prodotti e servizi a prezzo di costo in tutte le aree sismiche del Paese. Poi cercheremo di sollecitare i nostri clienti, ma non solo, sulle tematiche della prevenzione e su quanti e quali siano i benefici reali nel medio periodo.

 

Bella iniziativa e cosa metterete a disposizione degli Enti?

 

Tutto il nostro know-how. In particolare l’ausilio sulla redazione ed ingegnerizzazione dei Piani di emergenza comunale della Protezione civile; ma poi come si è visto anche dove questi piani c’erano nessuno li conosceva.

 

E quindi, come si fa?

 

Anche qui con la tecnologia; realizzeremo, sempre e solo facendoci remunerare le spese vive, dei portali georeferenziati e delle app che permettano non solo la divulgazione dei Piani comunali ma anche delle guide interattive e della formazione ad hoc da attuare nel momento in cui, speriamo mai, l’emergenza si concettizza. In qualche realtà queste cose sono state fatte e funzionano molto bene. Anzi le dirò hanno fatto scuola in Europa. Il problema è che si contano sulle dita di una mano.