La lotta ai cambiamenti climatici, l’efficienza energetica, la sfida della rigenerazione urbana, la sostenibilità ambientale, un maggior sostegno alla produzione di energia rinnovabile e alla valorizzazione delle nostre risorse naturali e culturali: sono questi per Legambiente alcuni degli obiettivi tematici sui quali l’Italia dovrà concentrare l’attenzione e le risorse dei nuovi fondi strutturali 2014-2020, purché legati ad uno sviluppo e ad una economia a basso contenuto di carbonio contribuendo così alla lotta dei cambiamenti climatici. La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 rappresenta per la Penisola una grande opportunità per affrontare le grandi emergenze del Paese, per tracciare politiche coerenti definendo una regia nazionale che scelga e coordini gli interventi prioritari. Ma per far ciò è importante che il tema ambientale rimanga fisso nell’agenda programmatica italiana. È quanto ha sottolineato Legambiente durante l’incontro nazionale che ha organizzato a Roma dal titolo: “La programmazione comunitaria 2014-2020. Le sfide e le opportunità della sostenibilità ambientale”. Un appuntamento pensato per discutere, insieme ai rappresentanti e gli assessori regionali, del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica e ad altri interlocutori tra cui Ance, Inea e Federparchi, dei nuovo fondi strutturali europei alla vigilia della presentazione dell’Accordo di partenariato che il nostro Paese deve proporre alla Commissione Europea entro il prossimo 22 luglio. Durante l’incontro l’associazione ambientalista ha anche presentato le sue proposte relative alla programmazione comunitaria e riguardanti: efficienza energetica, fonti rinnovabili, riqualificazione della città, aree interne, risorse naturali, governance territoriale e azioni di comunicazione.
“L’Italia – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – sembra essere del tutto impreparata a cogliere le opportunità che si aprono dentro lo scenario di innovazione proposto a livello europeo. È dunque fondamentale che il nostro Paese adotti al più presto una chiara strategia per l’energia e il clima e che affronti, con nuovi obiettivi e risorse, il rilancio delle politiche urbane, i grandi rischi del territorio italiano e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali. Puntare sull’ambiente e sulla sostenibilità ambientale, all’interno della Programmazione comunitaria, può essere un fattore di competitività rilevante per la crescita del nostro Paese, per rilanciare l’economia, creare nuova occupazione e far crescere le regioni del Mezzogiorno, che nonostante alcuni casi di eccellenza, restano penalizzate da divari ancora elevati nella disponibilità e qualità di servizi essenziali per cittadini e imprese, per la debolezza del rapporto fra Stato e cittadini e dagli errori dell’azione pubblica”.
Il nuovo quadro finanziario europeo 2014-2020 assegna all’Italia risorse per oltre 100 miliardi di euro, tra fondi comunitari e risorse nazionali. Per Legambiente si tratta di risorse importanti per affrontare le emergenze e i problemi strutturali del Paese ed avviare processi virtuosi e lungimiranti in nome della lotta al cambio climatico, a condizione che ci sia una chiara presa di distanza da un vecchio e obsoleto modello di sviluppo basato sulle fonti fossili. In particolare per quanto riguarda l’allocazione delle risorse finanziarie, l’associazione ambientalista torna a ribadire come sia fondamentale che l’Accordo di Partenariato preveda almeno il 20% delle risorse a favore dell’azione per il clima ed un ulteriore 5% per le azioni integrate di sviluppo urbano sostenibile. È inoltre importante individuare un sistema di monitoraggio dello stato di avanzamento dell’intero programma, con chiari cronoprogrammi e con meccanismi di verifica della spesa non solo in termini quantitativi ma qualitativi, anche in termini di risultati raggiunti. “I temi ambientali – aggiunge Antonio Nicoletti, della segreteria nazionale di Legambiente – devono trovare, inoltre, una adeguata considerazione nelle attività di valutazione svolte ai diversi stadi della programmazione, per verificare l’effettiva integrazione della dimensione ambientale nelle politiche di sviluppo, e devono creare maggiore consapevolezza degli effetti ambientali degli interventi proposti. Inoltre è importante favorire l’affermazione di una nuova modalità nella Programmazione comunitaria che deve essere basata su un’azione coordinata tra le diverse istituzioni, puntando alla Programmazione unitaria regionale, sulla semplificazione burocratica di un processo che sembra essere ispirato dal motto “complicato è bello”.
All’incontro nazionale Legambiente ha presentato le sue proposte relative alla nuova programmazione comunitaria 2014-2020.
Efficienza energetica: per l’associazione ambientalista è importante prevedere un sostegno anche al settore privato all’interno di un approccio che eviti conflitti con l’UE, adottando ad esempio modelli utilizzati già nel PSR per il sostegno alle imprese. Il coinvolgimento dei privati, porterebbe ad un maggiore slancio alle politiche di riqualificazione edilizia, aiutando il settore ad uscire dalla crisi creando nuova occupazione, così come raccomanda la Commissione nel suo “Position Paper”, consentendo di avere anche la quota di investimento privato in sinergia con l’intervento pubblico.
Produzione di energia da rinnovabili: per Legambiente occorre un maggiore sostegno alla produzione di energia da rinnovabili, che deve essere diffusa su tutto il territorio nazionale, anche nelle aree dove non saranno installati sistemi di distribuzione intelligente dell’energia (smart grids). Tale scelta consentirebbe di viaggiare speditamente verso un modello basato sulle fonti rinnovabili, e quindi distribuito e più democratico, più attento all’uso delle risorse presenti nei territori, alla domanda di energia e all’efficienza dei sistemi di gestione di impianti e reti, e rappresenterebbe un’assunzione di responsabilità seria rispetto agli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2020, assumendo la prospettiva di fare del clima la chiave di volta dell’innovazione industriale, sociale e territoriale.
Rigenerazione urbana: è fondamentale per fermare il consumo di suolo, per riportare qualità e identità dei centri urbani rispondendo alle sfide delle trasformazioni socio-economiche, della riduzione delle emissioni climalteranti e l’adattamento ai cambiamenti climatici e degli inderogabili impegni in campo energetico, tramite la nascita e diffusione di eco-innovazioni tecnologiche e negli stili di vita. Gli investimenti previsti con la programmazione comunitaria da soli, però, non bastano a generare un rinascimento urbano, è fondamentale la collaborazione dei cittadini ed una regia nazionale che metta al centro la riqualificazione urbana, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente ed il ripensamento del sistema della mobilità. Nell’ambito del nuovo quadro finanziario comunitario per l’Italia, le risorse in gioco sono significative: considerando i vincoli per la destinazione a interventi in materia di energia e clima e i cofinanziamenti, si possono mobilitare per l’efficienza energetica almeno 7 miliardi di Euro. Risorse che per Legambiente possono diventare un volano per la riqualificazione urbana, edilizia e territoriale. In uno scenario di questo tipo diventerebbe possibile in poco tempo creare almeno 600mila nuovi posti di lavoro a regime, perché legati alla riqualificazione e manutenzione di un enorme patrimonio, che possono arrivare a circa 1 milione considerando tutto l’indotto della filiera delle costruzioni.
Aree Interne: nel settembre 2012 è stata avviata la costruzione di una Strategia nazionale per lo sviluppo delle Aree interne (SAI), con l’obiettivo di rilanciare un impegno politico che mobiliti una visione nazionale a favore di un parte del Paese a forte disagio insediativo, stimolando un’azione coordinata con le regioni. Legambiente chiede che nella misure della futura programmazione, specialmente per le aree interne del paese, vengano introdotti gli interventi di manutenzione del paesaggio in aree a rischio e di mitigazione del rischio idrogeologico e che si attuino specifiche politiche ordinarie ,da parte delle Regioni e dei Ministeri, attraverso moderne scelte di pianificazione e di controllo del consumo di suolo, al recupero edilizio e energetico, allo sviluppo di moderne infrastrutture telematiche, alla valorizzazione delle risorse naturali.
Gestione dei rifiuti: Il nostro Paese deve adottare un serio programma nazionale di prevenzione, obbligando il mondo della produzione e della distribuzione, oltre a tutti gli altri soggetti (commercianti, agricoltori, artigiani, enti locali, aziende di igiene urbana) a cambiare rotta, come avvenuto con successo in Germania negli ultimi 20 anni utilizzando la leva economica. Chi produce più rifiuti deve pagare di più: questo deve valere per le aziende, ma anche per i nuclei famigliari. Coerentemente con l’obiettivo “rifiuti free”, per Legambiente nell’AP deve essere chiarito che le risorse comunitarie che verranno utilizzate per le politiche sui rifiuti, possono finanziare solo le azioni a sostegno delle filiere gestionali e produttive innovative per ridurre la produzione dei rifiuti e di quelle del recupero di materia da raccolta differenziata, e non devono assolutamente finanziare attività di smaltimento in discarica o di recupero energetico dei rifiuti.
Risorse naturali: l’attuazione di misure per la valorizzazione delle risorse naturali e della biodiversità richiede un approccio integrato che consideri in maniera unitaria la complessità delle risorse (naturali, paesaggistiche e culturali) presenti sul territorio e che sia in grado di coniugare efficacemente tutela e sviluppo sociale ed economico. Per Legambiente occorre finanziare la Strategia Nazionale per la biodiversità, migliorare gli interventi, la loro integrazione territoriale e funzionale, e porre maggiore attenzione agli aspetti legati alla sostenibilità finanziaria e gestionale delle iniziative proposte. In particolare per favorire la piena attuazione delle strategie dell’UE per conservare la biodiversità ed il paesaggio, è importante che venga rafforzata la partecipazione di tutti i soggetti interessati alla definizione dei piani di azione di area vasta puntando sulle politiche di sistema.
Governance dei territori: per Legambiente è fondamentale rafforzare le governance territoriali anche attraverso un maggiore coinvolgimento del Partenariato economico e sociale (PES) che, soprattutto nelle realtà più avanzate, è diventato componente effettiva e in molti casi sostanziale del processo decisionale. A questo riguardo, dobbiamo segnalare che continua purtroppo a mancare, soprattutto a livello centrale, il riconoscimento pieno, attivo e permanente del ruolo del PES sia nella fase di predisposizione che di attuazione della Programmazione comunitaria. L’attuale coinvolgimento del PES, realizzato sulla base della rappresentatività presso il CNEL, inoltre, impedisce alle associazioni ambientaliste di essere pienamente coinvolte e in grado di partecipare in maniera adeguata.
Azioni di comunicazione: infine per l’associazione ambientalista nella programmazione 2014/2020 è importante una maggiore enfasi sul monitoraggio periodico e sulla valutazione dell’impatto delle azioni di comunicazione. Gli obblighi di comunicazione devono essere posti in capo non solo alle Autorità di Gestione ma anche ai beneficiari, quali primi testimoni del ruolo svolto dall’Unione europea nel finanziamento di opere e servizi di pubblica utilità.
FONTE: Legambiente