Darsi obiettivi sfidanti e impegnarsi per raggiungerli non è prassi tipicamente italica. Eppure qualche volta ci stupiamo dell’eccellenza che si trova sul territorio. Prendiamo il caso dei rifiuti: la Strategia Europea EU2020 punta al “rifiuto zero”. Riciclaggio, compostaggio e riutilizzo devono prendere il posto di tecniche pericolose sorpassate come l’incenerimento e lo stoccaggio in discarica. Al Comune di Capannoni questo obiettivo l’hanno preso sul serio e con una raccolta complessiva che cala del 5% l’anno e la differenziata all’85% ci si stanno avvicinando a grandi passi. Abbiamo chiesto al Sindaco Giorgio Dal Ghingaro di raccontarci quali sono le chiavi per il successo.
La capacità strategica di un Comune che adotta la strategia rifiuti zero risiede da un lato nell’abbracciare la sfida europea come obiettivo di crescita e sviluppo territoriale, dall’altro nell’apprendere da pratiche di cittadinanza attiva che possono trovare voce all’interno del discorso pubblico, tanto da diffondersi e diventare azioni comuni a tutti. Il Sindaco di Capannori, Giorgio del Ghiangaro, ci ha raccontato l’esperienza come “un fatto assolutamente normale”, la cui volontà strategica iniziale dell’amministrazione pubblica e la tenacia nel sostenerla sono stati ingredienti fondamentali di successo.
Quali sono gli elementi di successo del vostro Comune nell’essere vicini all’obiettivo EU2020 dei rifiuti zero?
Il primo elemento è l’importanza dell’ambiente: lo sviluppo del territorio passa per la gestione dei rifiuti, ossia richiede di affrontare quello che è un problema per trasformarlo in motore di sviluppo territoriale. La strategia è nata anni fa sulla scia dell’ascolto di richieste di un movimento ecologista forte che si era battuto contro un inceneritore che doveva nascere sul nostro territorio. L’altro elemento fondamentale è la partecipazione. Siamo un comune complesso dal punto di vista territoriale perché Capannori è costituita da 40 frazioni, una diversa dall’altra su un territorio vasto, in cui ognuno è cittadino prima di tutto ad una frazione. L’elemento di partecipazione alla raccolta differenziata e il fatto di sentirsi protagonista di una rivoluzione culturale ha fatto sì che a Capannori si sia formata una comunità virtuosa unitaria che da dieci anni lavora sulla strada dei rifiuti zero e che continua a farlo con determinazione.
Il Comune che ruolo ha avuto in questo processo?
Il Comune è stato in grado di apprendere da un processo di cittadinanza attiva e di carpire alcune pratiche territoriali importanti. Gli stimoli della società civile e i movimenti devono trovare cittadinanza nel Comune. La strategia rifuti zero è stata consigliata proprio da un’attivista ecologista che è stato riconosciuto a livello internazionale con il Golden Globe nel 2013. Questa persona era stata a San Francisco a studiare alcune strategie e azioni di raccolta differenziata e, al suo ritorno, noi ci siamo ispirati a quell’esperienza. È importante sottolineare come la strategia rifiuti zero, oltre alla raccolta porta a porta, include tante altre iniziative e piccole pratiche che sommate insieme permettono di avere una forte riduzione dei rifiuti complessivi: sulla plastica abbiamo valorizzato 15 sorgenti pubbliche che abbiamo ristrutturato in modo che i cittadini possano prendere l’acqua con bottiglie di vetro, abbiamo 3 distributori di latte alla spina con valorizzazione della filiera corta, abbiamo incentivato in diversi negozi l’utilizzo di distributori di detersivi alla spina ecc. Nel 2010 abbiamo istituito il Centro di Ricerca Rifiuti Zero con un investimento di 20.000 euro che studia il rifiuto indifferenziato e cerca di riunire i Comuni Italiani che adottano la strategia Rifiuti Zero. Questo passaggio è stato molto importante, perché i cittadini possono fare l’80% della strategia ma il 20% rimane in capo a come i produttori agiscono (i consorzi di grande produzione per esempio). Questo per dire che è un sistema di piccole iniziative che fa la strategia.
Quali sono le difficoltà che un Comune può incontrare nell’adesione a questo processo?
Ci sono inevitabili difficoltà all’inizio per far capire a tutti i cittadini che questa è la strada migliore da percorrere per essere sostenibili e creare sviluppo. Nell’arco di 3 mesi alcune difficoltà sono state superate perché abbiamo fatto centinaia di assemblee nelle piazze, nei condomini, nelle parrocchie e abbiamo spiegato i motivi dell’intraprendere questo percorso. Avevamo una massa critica di cittadini molto consapevoli che hanno saputo fare da messaggeri per gli altri che sono entrati piano piano nel processo. Da un lato è avvenuto quindi un cambiamento di mentalità, dall’altro c’è un elemento di convenienza. Il cittadino ha bisogno anche di elementi tangibili e concreti nel portafoglio: il porta a porta è stato incentivato con un ritorno sulle bollette per cui si aveva uno sconto del venti per cento sulla parte variabile della tariffa da pagare e chi faceva auto-compostaggio aveva uno sconto ulteriore. Inoltre da un anno i nostri cittadini pagano le tasse sul rifiuto indifferenziato che conferiscono e non pagano più sulla base dei metri quadri. La tariffa puntuale è un elemento di grande modernità ed equità perché chi meno consuma meno paga.
Voi ci dimostrate che darsi un obiettivo sfidante e provare a realizzarlo e possibile ma perché in Italia non puntiamo mai in alto? Voi dove avete trovato la forza di diventare un caso unico e di grande rilevanza?
Noi non facciamo nulla di eccezionale siamo un Comune che ha fatto delle scelte di coraggio e le ha sostenute fermamente nel tempo. Il processo va gestito, monitorato e sostenuto fino in fondo. È importante apprendere dalle pratiche cittadine, riconoscerle, migliorarle, diffondere e sostenerle. Va costituita una massa critica e noi siamo partiti da questa, riconoscendo la strategia rifiuti zero come un inevitabile percorso di sviluppo territoriale. Ora l’ecologia permea il nostro territorio e il servizio pubblico che i cittadini amano di più, secondo uno studio della Sapienza, è proprio la gestione dei rifiuti.
FONTE: Forum PA
AUTORE: Francesca Battistoni